venerdì 21 febbraio 2020

La Biblioteca Nazionale di Torino: un travaglio di quasi 50 anni.....


Prime attenzioni 
LA STAMPA - Giovedì 11 Agosto 1936
Chi è l'autore del palazzotto di piazza Carlo Alberto? Dopo le animate discussioni, a cui La Stampa non si è tenuta estranea, sopra l'importanza e i pregi artistici (inesistenti) del palazzotto destinato a cedere il posto alla nuova Biblioteca Nazionale in piazza Carlo Alberto, nulla sembra cambiato e tutto si direbbe ancora allo statu quo. Ma a quanto ci si assicura, non sembra lontano il giorno in cui un piccone si abbatterà su quei muri già caratterizzati dai segni premonitori, di giorno in giorno più evidenti, dell'abbandono assoluto. Il palazzo della Biblioteca in progetto si protenderà di ben cinque metri oltre la fronte del fabbricato attuale. La cadente e non bella scenografia pertanto è condannata in ogni caso a sparire. I suoi lodatori, a quanto si dice, avranno tuttavia la soddisfazione di rivedere quella stessa scenografia, vera fenice della favola, ricostruita più o meno fedelmente sulla facciata stessa della Biblioteca prospiciente la piazza. Queste le voci correnti. Ma senza mancare di riguardo a nessuno, c'è poco da plaudire a quella parte almeno del programma che si riferisce alla ricostruzione. Poiché non si vede chi ne potrà rimanere soddisfatto. Chi ama la storia non si lascerà illudere o sedurre da una piatta imitazione: chi ama l'arte trova difficile che quell'edificio possa essere ravvivato ed essere reso appena più sopportabile dall'opera di un architetto più o meno novecentista. Senza prevenzioni, il nostro discorso non vorrebbe essere che l'epicedio o elogio funebre, di un'opera architettonica della quale presto non rimarrà che il ricordo.
Discussa paternità.
Quando si entra come quando si esce dalla scena del mondo è di prammatica un regolare stato civile. Ora parrà strano che la data stessa approssimativa di nascita, nonché la paternità del fabbricato in questione, risultino ancora tutt'altro che chiaramente definite. Per alcuni quella costruzione risale infatti alla prima metà del secolo scorso, per altri alla fine del Settecento. A seconda dei giudizi cambiano, naturalmente, la paternità artistica e le circostanze determinanti. Trattandosi però di storia moderna, la questione non dovrebbe essere poi troppo difficile da risolvere. Vediamo che cosa dicono in proposito gli specialisti di storia edilizia torinese. In un recente e dotto lavoro su "L'architettura in Torino durante la prima metà dell'Ottocento" l'ing. Eugenio Olivero attribuisce senz'altro la «bassa facciata, in stile neo-classico e quasi impero», a Filippo Castelli: un architetto forse piemontese, il quale svolgeva la sua attività professionale in Torino negli ultimi decenni del secolo XVIII. Però si tratta di una semplice ipotesi e non di un dato di fatto positivamente accertato. Anche un'ipotesi, tuttavia, quando emani da un profondo conoscitore, anzi da uno specialista, merita tutta l'attenzione. Perciò appunto se ne fa cenno. In un lavoro alquanto meno recente, pur esso interessante e ricco di notizie, su Lo sviluppo edilizio di Torino dalla Rivoluzione francese {Torino, 1918), l'ing. Camillo Boggio riporta alcune notizie di un'importanza forse decisiva nei riguardi detta controversa attribuzione. Secondo il Boggio la formazione dell'attuale piazza Carlo Alberto risale a circa un secolo fa, ed esattamente al 1833, in rapporto al piano e alla relazione dell'architetto Ignazio Michela, del due febbraio di quell'anno. Sino a tale data l'area compresa tra il palazzo Carignano e il fabbricato antistante a est, era notoriamente occupata dal giardino dello stesso palazzo Carignano e chiusa a nord e a sud da due muri di allacciamento tra i due fabbricati: il palazzo e le scuderie. Da caserma a Scuola dì guerra Il re Carlo Alberto (come riferisce il Boggio) «alienò alla città di Torino quel terreno, che fu ridotto a piazza » con la demolizione dei muri di cinta. Non sappiamo come si presentasse la fronte dette antiche scuderie verso il palazzo Carignano, mancando di ciò ogni testimonianza. Sappiamo che per un certo tempo, sino oltre il 1851, il fabbricato già delle scuderie fu adibito, con gli opportuni adattamenti, a «quartiere» o caserma dei Granatieri. 
Già nel 1856 però, quando ancora si discuteva alla Camera intorno alla migliore collocazione del progettato monumento a Carlo Alberto (inaugurato nel 1861) il fabbricato ospitava l'Istituto Tecnico. Nel 1880 esso era già divenuto sede detta R. Scuola di Guerra. Tutte queste diverse e sempre più importanti destinazioni (caserma, scuola media, scuola superiore) ci costringono a ritenere che la costruzione venisse rinnovata di sana pianta, esternamente come internamente, sin dalla prima trasformazione dell'area da giardino privato a pubblica piazza. Conclusione questa, la quale trova la sua piena conferma nello stile e nella decorazione della facciata, che, a considerarla attentamente, assai poco ha di neoclassico e molto invece, per così dire, di basso impero. L'abbondanza dei trofei e dei motivi militari in genere, lo spreco di aquile e di festoni, di elmi e di bandiere, lo stemma sabaudo centrale, fanno effettivamente ritenere che l'architetto avesse in mente una destinazione dell'edificio a carattere militare. Fu Ignazio Michela autore di quella facciata? La cosa è più che probabile, poiché se è vero che il Michela ebbe a lavorare alla Curia Maxima o Corte d'Appello, che è di uno stile severo, rigorosamente neoclassico, è anche vero che per la Curia Maxima egli non ebbe che a completare quanto era stato fatto o progettato da altri (Filippo Juvara, Benedetto Alfieri), mentre per la piazza Carlo Alberto egli potè scapricciare il suo genio classico barocco. Se altri vorrà riprendere e integrare la storia, qui appena accennata, del morente palazzotto, con la omissione della sua ultima metamorfosi in ufficio telegrafico, renderà senza dubbio un utile contributo atta storia edilizia torinese. Fino a quel giorno, però, crediamo che intorno ai modesto e presuntuoso fabbricato del Michela non si siano mai spese tante fatiche quante ne riassume in breve questo non commosso epicedio.

Il problema del "muro" torna di attualità

Giovedì 12 Luglio 1951 LA NUOVA STAMPA 

URGENTI PROBLEMI DI EDILIZIA CITTADINA
Un ingombrante muro impedisce la sistemazione di una piazza
Restano parecchie aree vuote da colmare nel centro della città. Necessità di varare al più presto il nuovo piano regolatore.
Tra i numerosi problemi di carattere urbanistico che la nuova amministrazione dovrà sollecitamente affrontare, non ultimo è quello di una definitiva sistemazione di Piazza Carlo Alberto. Tale piazza è a tutt’oggi delimitata nel lato di fronte al Palazzo Carignano, dalle antiche scuderie, edificio in stile neoclassico eretto sulla fine del sec. XVIII su disegno dell'architetto Filippo Castelli. Di esso però non esiste più che la facciata, ancora in piedi tra la piazza e l'area retrostante distrutta. E' venuto quindi a crearsi in pieno centro cittadino un altro vuoto che non contribuisce certo al decoro della città. In questi ultimi sei anni l'interesse dei costruttori non ha mancato di rivolgersi anche alla zona delle antiche scuderie dei Carignano, ma l'esistenza della facciata ha scoraggiato tutti i progettisti. Essa infatti è stata dichiarata sotto il vincolo della legge 1° giugno 1939 n. 1089 per la tutela delle cose di interesse storico-artistico; in altri termini, nessuno può abbatterla per costruire un edificio completamente nuovo.Veglia infatti sulla sua conservazione la Sovrintendenza ai monumenti, la quale al massimo sembra disposta a lasciar sorgere un nuovo edificio a patto che esso incorpori nella sua integrità il vecchio muraglione. Sul valore, storico-artistico della facciata, non tutti sono d'accordo con la Sovrintendenza nel giudicarlo tale da giustificare la protezione della legge citata. Senza entrare nel merito di tale valutazione, non si può non osservare come la conservazione della più o meno pregevole facciata, abbia fino ad oggi impedito qualsiasi soluzione del problema e qualsiasi sistemazione di una piazza così caratteristica di Torino come questa dedicata a Carlo Alberto. Sembra quindi giusta la richiesta di coloro che domandano alla nuova amministrazione cittadina di riaffrontare nuovamente la questione agli organismi preposti alla tutela del nostro patrimonio artistico, sia a quelli che rappresentano gli interessi materiali della popolazione. Non è, questo di piazza Carlo Alberto, il solo «vuoto» che si può scoprire nelle vie del centro. In un periodo come il nostro, in cui tanto forte si sente la necessità di nuovi alloggi, appare quasi incredibile che non si riescano a risolvere le questioni  burocratiche che tuttora impediscono di colmare quei vuoti […….] E' giunto il momento di provvedere, ormai. Molte colpe si attribuiscono all'attuale piano regolatore e alla enorme lentezza con cui procedono gli studi per il nuovo piano, mille volte preannunciato. Almeno di questo, il Comune dovrebbe preoccuparsi immediatamente ed escogitare tutti i mezzi che consentano di porre al più presto termine alle incertezze ed alle dannose improvvisazioni 

Che sia la volta buona?

 Venerdì 31 Dicembre 1954 LA NUOVA STAMPA
Si costruirà il palazzo della Biblioteca nazionale Radicale sistemazione di piazza Carlo Alberto. Un'ispezione di tecnici disposta dal ministro Ermini - Saranno risolti i due problemi: conservare la facciata delle "scuderie,, e spostare il monumento equestre.
Da quanti anni si attende una decisione che risolva il problema estetico-edilizio-urbanistico di piazza Carlo Alberto, compreso quello del famoso muro superstite dell'edificio ch'era in fondo all'antico giardino di Palazzo Carignano?
Recentemente, riferendo la lettera di un indignato cittadino si parlò qui di sconcio: e non a torto; ma del suo perdurare non tutta la colpa va ascritta alle autorità locali, in quanto una definitiva e radicale sistemazione della piazza era connessa con un'altra decisione: quella dell'uso, o no dell'area di là del muro, sul filo di via Bogino, per la costruzione del nuovo indispensabile palazzo della Biblioteca Nazionale, soffocata nei locali di via Po. È il Ministero della Pubblica Istruzione, attraverso la Soprintendenza alle Biblioteche, da decenni tardava a pronunziarsi. Ora s'è pronunziato e lieti, diamo la buona notizia. Lieti anche di sapere che la decisione fu sollecitata da un diretto altissimo interessamento, il più alto immaginabile oggi in Italia, che per tenace affetto mai s'allontana dagli interessi culturali e artistici di Torino, e che in questo caso sortirà duplice felice risultato: la Biblioteca adatta ai nostri studi e la restituzione a dignità della centralissima piazza. In questi giorni, infatti, per disposizione del ministro Ermini, hanno esaminato, in loco, il problema il prof. Giorgio Rosi, ispettore centrale della Direzione Antichità e Belle Arti, il prof. Mazzaracchio della Soprintendenza alle Biblioteche, la prof.ssa Bersano e il prof. Chierici, soprintendenti alle Biblioteche e ai Monumenti del Piemonte e vari altri autorevoli competenti; e riconosciuta l'area suaccennata idonea alla costruzione della Biblioteca anche la questione del muro è stata risolta. Ce ne dispiace per i cittadini indifferenti al caratteristico volto della loro città ansiosi anzi di farla somigliante ad un neonato sobborgo di Chicago o San Paolo, in nome del progresso e del dinamismo moderno; ce ne dispiace per il bellicoso nostro lettore che vorrebbe demolirlo « nottetempo ma il tanto vituperato muro rimarrà. L'ha difeso il soprintendente Chierici e a lui s'è unita con un pressante voto la Società Piemontese di Archeologia e Belle Arti, presieduta dal dott. Viale, osservando che, destinata la retrostante area a un pubblico edificio, questo «potrebbe assorbire la facciata esistente e conservare quindi un monumento che... manterrebbe in questo ambiente il volto della vecchia Torino, purtroppo già cancellato o alterato in altre parti della città». E poiché da torinesi e da giornali torinesi si son dette e scritte varie sciocchezze sul povero muro» definendolo anche «napoleonico», ricorderemo ch'esso è la facciata della distrutta grande scuderia e rimessa per carrozze dei principi di Carignano, costruita dal valente architetto torinese Filippo Castelli (c. 1740-c. 1820) intorno al penultimo decennio del Settecento, in un gusto cioè fra il declinante Barocco ed il sorgente Neoclassicismo: opera, quindi, di notevole pregio storico ed artistico. Sorgerà dunque in piazza Carlo Alberto la Biblioteca Nazionale di Torino; verso la piazza, imponente dignitosissimo prospetto, potrà esserne la fronte la stessa facciata del Castelli. E' un punto su cui insistiamo, attendendo che si pronunzi in merito — speriamo favorevolmente — il Consiglio Superiore di Antichità e Belle Arti: perchè, per la costruzione della Biblioteca e il definitivo assetto della piazza s'è riconosciuta l'opportunità di bandire un concorso nazionale, e non vorremmo che fra le maglie del bando scappasse fuori il pesciolino della possibilità di far a meno della facciata del Castelli, qualora il nuovo progetto riuscisse così bello da renderla superflua. Del resto, l'inserzione di un pregevole elemento antico in un edificio moderno, può suggerire come ci suggerisce un uomo che se ne intende, l’architetto Midana, ad un artista geniale una soluzione di gran gusto. Altro punti importante: il trasporto del Monumento a Carlo Alberto oggi sacrificato e fuori centro e a ridosso dell’ampliamento (1863) di Palazzo Carignano nella Piazzetta Reale anche per agevolare la circolazione. Chi bandirà il concorso ? La Direzione delle Belle Arti, o quella delle Biblioteche, o il Genio Civile? Chiunque sia, facciamo presto e il Ministero del Tesoro provveda allo stanziamento straordinario dei necessari 600 milioni: generoso una buona volta con Torino.

I lavori iniziano nel 1959. E infine molti anni dopo.....

La Stampa 16/10/1973 
Un gioiello la nuova biblioteca ma il personale è insufficiente. Ha riaperto dopo 16 anni la Nazionale. Un gioiello la nuova biblioteca ma il personale è insufficiente E' costata 3 miliardi - Cervello elettronico, posta pneumatica, tv a circuito chiuso, nastri trasportatori: è modernissima - Funzionerà soltanto per mezza giornata, perché l'organico è scarso.
Ha aperto ieri i battenti, dopo 16 anni, la nuova Biblioteca Nazionale di piazza Carlo Alberto. Alle 8,30 11 primo gruppo di «lettori» ha superato la superba facciata neoclassica di Filippo Castelli ed è entrato nelle modernissime sale in vetro, linoleum ed acciaio. Uno sviluppo complessivo di tremila e trecento metri quadrati, 56 sezioni fra sale di lettura e consultazione, saloni per congressi, auditorium, magazzini; una capacità di 1 milione e mezzo di volumi, facilmente portabile a 2; 17 stazioni di posta pneumatica, un cervello elettronico, telecamere a circuito chiuso in tutti i locali. Il costo complessivo è stato di 3 miliardi. «E pensare, commenta il direttore professor Stello Bassi, che nel '59, all'inizio dei lavori, erano stati concessi in tutto 2OO milioni». Da allora gli stanziamenti hanno consentito di dotare l'edificio di quanto di più moderno sia stato mal fatto in Italia in campo di biblioteche. La «storia» della biblioteca è rimasta legata per 250 anni a quella del Palazzo dell'Università di via Po. In quelle sale un po' polverose, su quel tavoli consunti, sono passate intere generazioni di intellettuali, ricercatori e studenti. «Era un ambiente direi quasi familiare, prosegue il professor Bassi, ma anche se carico di storia e ricordi, ha dovuto lasciare il passo ad uno stile più moderno». Che significa essenzialmente più efficienza, maggiore possibilità di consultazione, una funzionalità superiore in grado di garantire al «lettore» la possibilità di lavorare meglio, più in fretta e con strumenti all'altezza del tempi. Degli 850 mila volumi che costituiscono il patrimonio della Biblioteca Nazionale solo 30 mila sono rimasti nella vecchia sede di via Po. «Nelle prossime settimane, aggiunge il professor Bassi, anche questi saranno portati nel nuovo palazzo». L'edificio di piazza Carlo Alberto è costruito in un unico corpo che raggruppa i locali adibiti al deposito del libri, gli uffici degli impiegati, le sale riservate al pubblico. Questa compattezza architettonica consente, a differenza di quanto succede in altre biblioteche, di compiere agevolmente l'operazione di «trasporto» libri dal magazzino alle sale di lettura e consultazione. Dice il professor Bassi: «Nei prossimi mesi entrerà in funzione un ascensore a catena continua, un "paternoster", dotato di aperture in corrispondenza degli otto plani dell'edificio. Preleverà i libri e li depositerà in corrispondenza di nastri trasportatori. Dagli scaffali, quindi, al tavolo di lettura». Il patrimonio librarlo è custodito come in una banca. Oltre alle telecamere che aiutano il personale nel lavoro di controllo, esistono speciali avvisatori antifumo: basta accendere una sigaretta e squillano le sirene, mentre, nel quadro luminoso della sala controlli, s'accende una luce corrispondente alla sala dove è avvenuto il principio di incendio. Unico neo, la scarsezza di personale. Dice 11 professor Bassi: «L'organico dovrebbe essere composto da 92 persone, non arriviamo a 50». Per questa ragione a Torino non è possibile attuare l'orario continuato dalle 8,30 alle 19,30: «E' già un miracolo garantire l'apertura sino alle 14». Piazza Carlo Alberto: la nuova sede della dietro la facciata del 700.