Il 1656 fu per Napoli il
terribile anno della peste. Il morbo ebbe inizio in gennaio portato da soldati
spagnoli giunti in nave dalla Sardegna. Il primo malato fu ricoverato
nell’ospedale dell’Annunziata, dove fu posta la giusta diagnosi da parte di un
medico di nome Giuseppe Bozzuto. Purtroppo l’allarmante realtà non fu presa in
considerazione anzi il medico fu messo a tacere ed imprigionato perché, a
parere del Viceré, aveva diffuso notizie false. L’ammalato intanto, come alcune
persone venute a contatto con lui, morì accusando i sintomi del male. Il
coraggioso gesto del Bozzuto non ebbe seguito in quanto i suoi colleghi preferirono tacere la natura della malattia,
temendo le reazione delle autorità. Il mancato isolamento dell’ammalato e degli
oggetti appartenutigli favorì così il propagarsi dell’epidemia. La vicenda di
Bozzuto può ancora essere seguita dopo l’imprigionamento per qualche giorno. Tra
le scritture contabili del Banco dell'Annunziata del 1656 vi è un conto
intestato al «dottor medico» Giuseppe Bozzuto, dipendente di quella Casa Santa,
conto che reca due accreditamenti del 9 febbraio e del 10 maggio di 14,11
ducati ciascuno, disposti in suo favore dai governatori della Casa Santa
dell’Annunziata. Dopo l’11 maggio 1656, data in cui si estingue il conto acceso
in anni precedenti, non rimane del medico alcuna traccia, segno che egli
era con ogni probabilità nel frattempo deceduto.
Le motivazioni al comportamento
irresponsabile del Viceré Conte Castrillo furono addotte al fatto che il
riconoscere lo stato di epidemia avrebbe significato sospendere gli aiuti
militari ai suoi compatrioti impegnati a Milano contro i Francesi. Altra
motivazione le serie difficoltà di ordine economico in cui versava il Regno che
sarebbero state sicuramente aggravate dal riconoscere il morbo in città. Da
ultimo il permesso dato alla popolazione tra gennaio e maggio, di esodo verso
le province contribuì non poco alla diffusione della peste. Un ultima analisi
storica vuole che il comportamento del Castrillo fu un deliberato atto di
“assassinio” della popolazione, alla luce della rivolta di otto anni prima
capeggiata da Masaniello. L’idea di dover estirpare con ogni mezzo questo
sentimento dalla plebe napoletana ricorre in rapporti del Vicerè destinati al
re e conservati negli archivi madrileni “Se vogliamo continuare a governare
questa città… dobbiamo cauterizzare tale sentimento con ferro incandescente”
In un testo del 1867 di
Salvatore De Renzi troviamo una ricostruzione di quella vicenda
-
….Dio sceglie per punire.
-
E che mi state a farneticare di giustizia di Dio, ripigliava
il medico; che mi state a raccontare di vendette di chi è il sommo della bontà
e della clemenza. Questa è vendetta non di Dio, ma de’ nostri tiranni;
sentitevelo chiaro, questa è la peste che gli Spagnuoli sia per trascuratezza
sia per volontà ci han portato dalla Sardegna per distruggerci.
-
Misericordia! Esclamavano gli altri, che ne sapete voi della
peste?
-
E se non sa questo che volete che sappia un medico?
Ripigliava quello. L’uniformità della malattia; i buboni i lividori le
petecchie; il principio da uno ch’è tornato da Sardegna; la progressione da lui
al servente, dal servente alla madre di….
-
Ma che dicono
altri Medici ripetevano quelli, massime quei grandi medici che sono dalla
mattina alla sera, che dalla Casa di un principe passano a quella di un
marchese di un duca di un conte; che visitano sua eccellenza e che fanno da
professori e protomedici?
-
- Eh sciocchi,
rispondeva il Medico, e voi da questi aspettate di sentire la verità! Essi sono
abituati a far la corte a sua Eccellenza ed a’ principi; essi tengono la
carrozza e accumulano ricchezze perché adulano, perché vanno alla caccia di una
meschina popolarità! Essi queste cose le sanno ma le nascondono perché non
vogliono farsi nemici.
Questo medico coraggioso si
chiamava Giuseppe Bozzuto; abitava né Quartieri bassi della città; ed abituato
col volgo parlava concettoso e franco; e con la celia e coll’arguzie correggeva
ed istruiva. E quando egli parlava si concitava e batteva il bastone e le sue
pause erano segnate dalle prese di tabacco e tutta la gente di strada si
affollava intorno a lui per ascoltarlo. Ed in mezzo ai crocchi ne’ quali si
facevano i riferiti dialoghi eravi un tale che era stato Eletto della città,
messere Donato Grimaldi, il quale riferì tutto al Viceré e sparse subito la
voce che il Dottor Bozzuto aveva dichiarato esistere la peste in Napoli… Il
Vicerè fece chiudere l’impudente Medico in oscure prigioni. Ivi sopreso dalla
peste ottenne appena la grazia di andare a morire nella sua casa. Ecco il
destino di chi predica la verità nel regno dell’oppressione e della menzogna
Tipografia di De Domenico Pasquale Via Anticaglia 35
Napoli 1867
Fatto