Prime attenzioni
LA STAMPA - Giovedì 11 Agosto 1936
Chi è l'autore del palazzotto di
piazza Carlo Alberto? Dopo le animate discussioni, a cui La Stampa non si è
tenuta estranea, sopra l'importanza e i pregi artistici (inesistenti) del
palazzotto destinato a cedere il posto alla nuova Biblioteca Nazionale in
piazza Carlo Alberto, nulla sembra cambiato e tutto si direbbe ancora allo statu quo. Ma a quanto ci si assicura, non sembra lontano il giorno in cui un
piccone si abbatterà su quei muri già caratterizzati dai segni premonitori, di
giorno in giorno più evidenti, dell'abbandono assoluto. Il palazzo della
Biblioteca in progetto si protenderà di ben cinque metri oltre la fronte del
fabbricato attuale. La cadente e non bella scenografia pertanto è condannata in
ogni caso a sparire. I suoi lodatori, a quanto si dice, avranno tuttavia la
soddisfazione di rivedere quella stessa scenografia, vera fenice della favola,
ricostruita più o meno fedelmente sulla facciata stessa della Biblioteca
prospiciente la piazza. Queste le voci correnti. Ma senza mancare di riguardo a
nessuno, c'è poco da plaudire a quella parte almeno del programma che si
riferisce alla ricostruzione. Poiché non si vede chi ne potrà rimanere
soddisfatto. Chi ama la storia non si lascerà illudere o sedurre da una piatta
imitazione: chi ama l'arte trova difficile che quell'edificio possa essere
ravvivato ed essere reso appena più sopportabile dall'opera di un architetto
più o meno novecentista. Senza prevenzioni, il nostro discorso non vorrebbe essere
che l'epicedio o elogio funebre, di un'opera architettonica della quale presto
non rimarrà che il ricordo.
Discussa paternità.
Quando si entra come quando si esce dalla scena del mondo è di prammatica un regolare stato civile. Ora parrà strano che la data stessa approssimativa di nascita, nonché la paternità del fabbricato in questione, risultino ancora tutt'altro che chiaramente definite. Per alcuni quella costruzione risale infatti alla prima metà del secolo scorso, per altri alla fine del Settecento. A seconda dei giudizi cambiano, naturalmente, la paternità artistica e le circostanze determinanti. Trattandosi però di storia moderna, la questione non dovrebbe essere poi troppo difficile da risolvere. Vediamo che cosa dicono in proposito gli specialisti di storia edilizia torinese. In un recente e dotto lavoro su "L'architettura in Torino durante la prima metà dell'Ottocento" l'ing. Eugenio Olivero attribuisce senz'altro la «bassa facciata, in stile neo-classico e quasi impero», a Filippo Castelli: un architetto forse piemontese, il quale svolgeva la sua attività professionale in Torino negli ultimi decenni del secolo XVIII. Però si tratta di una semplice ipotesi e non di un dato di fatto positivamente accertato. Anche un'ipotesi, tuttavia, quando emani da un profondo conoscitore, anzi da uno specialista, merita tutta l'attenzione. Perciò appunto se ne fa cenno. In un lavoro alquanto meno recente, pur esso interessante e ricco di notizie, su Lo sviluppo edilizio di Torino dalla Rivoluzione francese {Torino, 1918), l'ing. Camillo Boggio riporta alcune notizie di un'importanza forse decisiva nei riguardi detta controversa attribuzione. Secondo il Boggio la formazione dell'attuale piazza Carlo Alberto risale a circa un secolo fa, ed esattamente al 1833, in rapporto al piano e alla relazione dell'architetto Ignazio Michela, del due febbraio di quell'anno. Sino a tale data l'area compresa tra il palazzo Carignano e il fabbricato antistante a est, era notoriamente occupata dal giardino dello stesso palazzo Carignano e chiusa a nord e a sud da due muri di allacciamento tra i due fabbricati: il palazzo e le scuderie. Da caserma a Scuola dì guerra Il re Carlo Alberto (come riferisce il Boggio) «alienò alla città di Torino quel terreno, che fu ridotto a piazza » con la demolizione dei muri di cinta. Non sappiamo come si presentasse la fronte dette antiche scuderie verso il palazzo Carignano, mancando di ciò ogni testimonianza. Sappiamo che per un certo tempo, sino oltre il 1851, il fabbricato già delle scuderie fu adibito, con gli opportuni adattamenti, a «quartiere» o caserma dei Granatieri.
Discussa paternità.
Quando si entra come quando si esce dalla scena del mondo è di prammatica un regolare stato civile. Ora parrà strano che la data stessa approssimativa di nascita, nonché la paternità del fabbricato in questione, risultino ancora tutt'altro che chiaramente definite. Per alcuni quella costruzione risale infatti alla prima metà del secolo scorso, per altri alla fine del Settecento. A seconda dei giudizi cambiano, naturalmente, la paternità artistica e le circostanze determinanti. Trattandosi però di storia moderna, la questione non dovrebbe essere poi troppo difficile da risolvere. Vediamo che cosa dicono in proposito gli specialisti di storia edilizia torinese. In un recente e dotto lavoro su "L'architettura in Torino durante la prima metà dell'Ottocento" l'ing. Eugenio Olivero attribuisce senz'altro la «bassa facciata, in stile neo-classico e quasi impero», a Filippo Castelli: un architetto forse piemontese, il quale svolgeva la sua attività professionale in Torino negli ultimi decenni del secolo XVIII. Però si tratta di una semplice ipotesi e non di un dato di fatto positivamente accertato. Anche un'ipotesi, tuttavia, quando emani da un profondo conoscitore, anzi da uno specialista, merita tutta l'attenzione. Perciò appunto se ne fa cenno. In un lavoro alquanto meno recente, pur esso interessante e ricco di notizie, su Lo sviluppo edilizio di Torino dalla Rivoluzione francese {Torino, 1918), l'ing. Camillo Boggio riporta alcune notizie di un'importanza forse decisiva nei riguardi detta controversa attribuzione. Secondo il Boggio la formazione dell'attuale piazza Carlo Alberto risale a circa un secolo fa, ed esattamente al 1833, in rapporto al piano e alla relazione dell'architetto Ignazio Michela, del due febbraio di quell'anno. Sino a tale data l'area compresa tra il palazzo Carignano e il fabbricato antistante a est, era notoriamente occupata dal giardino dello stesso palazzo Carignano e chiusa a nord e a sud da due muri di allacciamento tra i due fabbricati: il palazzo e le scuderie. Da caserma a Scuola dì guerra Il re Carlo Alberto (come riferisce il Boggio) «alienò alla città di Torino quel terreno, che fu ridotto a piazza » con la demolizione dei muri di cinta. Non sappiamo come si presentasse la fronte dette antiche scuderie verso il palazzo Carignano, mancando di ciò ogni testimonianza. Sappiamo che per un certo tempo, sino oltre il 1851, il fabbricato già delle scuderie fu adibito, con gli opportuni adattamenti, a «quartiere» o caserma dei Granatieri.
Già nel 1856 però, quando ancora
si discuteva alla Camera intorno alla migliore collocazione del progettato
monumento a Carlo Alberto (inaugurato nel 1861) il fabbricato ospitava
l'Istituto Tecnico. Nel 1880 esso era già divenuto sede detta R. Scuola di
Guerra. Tutte queste diverse e sempre più importanti destinazioni (caserma,
scuola media, scuola superiore) ci costringono a ritenere che la costruzione
venisse rinnovata di sana pianta, esternamente come internamente, sin dalla
prima trasformazione dell'area da giardino privato a pubblica piazza.
Conclusione questa, la quale trova la sua piena conferma nello stile e nella
decorazione della facciata, che, a considerarla attentamente, assai poco ha di
neoclassico e molto invece, per così dire, di basso impero. L'abbondanza dei
trofei e dei motivi militari in genere, lo spreco di aquile e di festoni, di
elmi e di bandiere, lo stemma sabaudo centrale, fanno effettivamente ritenere
che l'architetto avesse in mente una destinazione dell'edificio a carattere
militare. Fu Ignazio Michela autore di quella facciata? La cosa è più che
probabile, poiché se è vero che il Michela ebbe a lavorare alla Curia Maxima o
Corte d'Appello, che è di uno stile severo, rigorosamente neoclassico, è anche
vero che per la Curia Maxima egli non ebbe che a completare quanto era stato
fatto o progettato da altri (Filippo Juvara, Benedetto Alfieri), mentre per la
piazza Carlo Alberto egli potè scapricciare il suo genio classico barocco. Se
altri vorrà riprendere e integrare la storia, qui appena accennata, del morente
palazzotto, con la omissione della sua ultima metamorfosi in ufficio
telegrafico, renderà senza dubbio un utile contributo atta storia edilizia
torinese. Fino a quel giorno, però, crediamo che intorno ai modesto e
presuntuoso fabbricato del Michela non si siano mai spese tante fatiche quante
ne riassume in breve questo non commosso epicedio.
Il problema del "muro" torna di attualità
Giovedì 12 Luglio 1951 LA NUOVA STAMPA
URGENTI PROBLEMI DI EDILIZIA CITTADINA
Un ingombrante muro impedisce la sistemazione
di una piazza
Restano parecchie aree vuote da
colmare nel centro della città. Necessità di varare al più presto il nuovo piano
regolatore.
Tra i numerosi problemi di carattere urbanistico che la nuova amministrazione dovrà sollecitamente affrontare, non ultimo è quello di una definitiva sistemazione di Piazza Carlo Alberto. Tale piazza è a tutt’oggi delimitata nel lato di fronte al Palazzo Carignano, dalle antiche scuderie, edificio in stile neoclassico eretto sulla fine del sec. XVIII su disegno dell'architetto Filippo Castelli. Di esso però non esiste più che la facciata, ancora in piedi tra la piazza e l'area retrostante distrutta. E' venuto quindi a crearsi in pieno centro cittadino un altro vuoto che non contribuisce certo al decoro della città. In questi ultimi sei anni l'interesse dei costruttori non ha mancato di rivolgersi anche alla zona delle antiche scuderie dei Carignano, ma l'esistenza della facciata ha scoraggiato tutti i progettisti. Essa infatti è stata dichiarata sotto il vincolo della legge 1° giugno 1939 n. 1089 per la tutela delle cose di interesse storico-artistico; in altri termini, nessuno può abbatterla per costruire un edificio completamente nuovo.Veglia infatti sulla sua conservazione la Sovrintendenza ai monumenti, la quale al massimo sembra disposta a lasciar sorgere un nuovo edificio a patto che esso incorpori nella sua integrità il vecchio muraglione. Sul valore, storico-artistico della facciata, non tutti sono d'accordo con la Sovrintendenza nel giudicarlo tale da giustificare la protezione della legge citata. Senza entrare nel merito di tale valutazione, non si può non osservare come la conservazione della più o meno pregevole facciata, abbia fino ad oggi impedito qualsiasi soluzione del problema e qualsiasi sistemazione di una piazza così caratteristica di Torino come questa dedicata a Carlo Alberto. Sembra quindi giusta la richiesta di coloro che domandano alla nuova amministrazione cittadina di riaffrontare nuovamente la questione agli organismi preposti alla tutela del nostro patrimonio artistico, sia a quelli che rappresentano gli interessi materiali della popolazione. Non è, questo di piazza Carlo Alberto, il solo «vuoto» che si può scoprire nelle vie del centro. In un periodo come il nostro, in cui tanto forte si sente la necessità di nuovi alloggi, appare quasi incredibile che non si riescano a risolvere le questioni burocratiche che tuttora impediscono di colmare quei vuoti […….] E' giunto il momento di provvedere, ormai. Molte colpe si attribuiscono all'attuale piano regolatore e alla enorme lentezza con cui procedono gli studi per il nuovo piano, mille volte preannunciato. Almeno di questo, il Comune dovrebbe preoccuparsi immediatamente ed escogitare tutti i mezzi che consentano di porre al più presto termine alle incertezze ed alle dannose improvvisazioni
Tra i numerosi problemi di carattere urbanistico che la nuova amministrazione dovrà sollecitamente affrontare, non ultimo è quello di una definitiva sistemazione di Piazza Carlo Alberto. Tale piazza è a tutt’oggi delimitata nel lato di fronte al Palazzo Carignano, dalle antiche scuderie, edificio in stile neoclassico eretto sulla fine del sec. XVIII su disegno dell'architetto Filippo Castelli. Di esso però non esiste più che la facciata, ancora in piedi tra la piazza e l'area retrostante distrutta. E' venuto quindi a crearsi in pieno centro cittadino un altro vuoto che non contribuisce certo al decoro della città. In questi ultimi sei anni l'interesse dei costruttori non ha mancato di rivolgersi anche alla zona delle antiche scuderie dei Carignano, ma l'esistenza della facciata ha scoraggiato tutti i progettisti. Essa infatti è stata dichiarata sotto il vincolo della legge 1° giugno 1939 n. 1089 per la tutela delle cose di interesse storico-artistico; in altri termini, nessuno può abbatterla per costruire un edificio completamente nuovo.Veglia infatti sulla sua conservazione la Sovrintendenza ai monumenti, la quale al massimo sembra disposta a lasciar sorgere un nuovo edificio a patto che esso incorpori nella sua integrità il vecchio muraglione. Sul valore, storico-artistico della facciata, non tutti sono d'accordo con la Sovrintendenza nel giudicarlo tale da giustificare la protezione della legge citata. Senza entrare nel merito di tale valutazione, non si può non osservare come la conservazione della più o meno pregevole facciata, abbia fino ad oggi impedito qualsiasi soluzione del problema e qualsiasi sistemazione di una piazza così caratteristica di Torino come questa dedicata a Carlo Alberto. Sembra quindi giusta la richiesta di coloro che domandano alla nuova amministrazione cittadina di riaffrontare nuovamente la questione agli organismi preposti alla tutela del nostro patrimonio artistico, sia a quelli che rappresentano gli interessi materiali della popolazione. Non è, questo di piazza Carlo Alberto, il solo «vuoto» che si può scoprire nelle vie del centro. In un periodo come il nostro, in cui tanto forte si sente la necessità di nuovi alloggi, appare quasi incredibile che non si riescano a risolvere le questioni burocratiche che tuttora impediscono di colmare quei vuoti […….] E' giunto il momento di provvedere, ormai. Molte colpe si attribuiscono all'attuale piano regolatore e alla enorme lentezza con cui procedono gli studi per il nuovo piano, mille volte preannunciato. Almeno di questo, il Comune dovrebbe preoccuparsi immediatamente ed escogitare tutti i mezzi che consentano di porre al più presto termine alle incertezze ed alle dannose improvvisazioni
Che sia la volta buona?
Venerdì 31 Dicembre 1954 LA NUOVA STAMPA
Si costruirà il palazzo della
Biblioteca nazionale Radicale sistemazione di piazza Carlo Alberto.
Un'ispezione di tecnici disposta dal ministro Ermini - Saranno risolti i due
problemi: conservare la facciata delle "scuderie,, e spostare il monumento
equestre.
Da quanti anni si attende una decisione
che risolva il problema estetico-edilizio-urbanistico di piazza Carlo Alberto,
compreso quello del famoso muro superstite dell'edificio ch'era in fondo
all'antico giardino di Palazzo Carignano?
Recentemente, riferendo la
lettera di un indignato cittadino si parlò qui di sconcio: e non a torto; ma
del suo perdurare non tutta la colpa va ascritta alle autorità locali, in
quanto una definitiva e radicale sistemazione della piazza era connessa con
un'altra decisione: quella dell'uso, o no dell'area di là del muro, sul filo di via Bogino, per la costruzione del nuovo indispensabile
palazzo della Biblioteca Nazionale, soffocata nei locali di via Po. È il Ministero della Pubblica Istruzione, attraverso la Soprintendenza alle
Biblioteche, da decenni tardava a pronunziarsi. Ora s'è pronunziato e lieti,
diamo la buona notizia. Lieti anche di sapere che la decisione fu
sollecitata da un diretto altissimo interessamento, il più alto immaginabile
oggi in Italia, che per tenace affetto mai s'allontana dagli interessi
culturali e artistici di Torino, e che in questo caso sortirà duplice felice
risultato: la Biblioteca adatta ai nostri studi e la restituzione a dignità
della centralissima piazza. In questi giorni, infatti, per disposizione del
ministro Ermini, hanno esaminato, in loco, il problema il prof. Giorgio Rosi,
ispettore centrale della Direzione Antichità e Belle Arti, il prof.
Mazzaracchio della Soprintendenza alle Biblioteche, la prof.ssa Bersano e il
prof. Chierici, soprintendenti alle Biblioteche e ai Monumenti del Piemonte e
vari altri autorevoli competenti; e riconosciuta l'area suaccennata idonea
alla costruzione della Biblioteca anche la questione del muro è stata risolta. Ce
ne dispiace per i cittadini indifferenti al caratteristico volto della loro
città ansiosi anzi di farla somigliante ad un neonato sobborgo di Chicago o San
Paolo, in nome del progresso e del dinamismo moderno; ce ne dispiace per il
bellicoso nostro lettore che vorrebbe demolirlo « nottetempo ma il tanto vituperato
muro rimarrà. L'ha difeso il soprintendente Chierici e a lui s'è unita con un
pressante voto la Società Piemontese di Archeologia e Belle Arti, presieduta
dal dott. Viale, osservando che, destinata la retrostante area a un pubblico
edificio, questo «potrebbe assorbire la facciata esistente e conservare quindi
un monumento che... manterrebbe in questo ambiente il volto della vecchia
Torino, purtroppo già cancellato o alterato in altre parti della città». E
poiché da torinesi e da giornali torinesi si son dette e scritte varie
sciocchezze sul povero muro» definendolo anche «napoleonico», ricorderemo
ch'esso è la facciata della distrutta grande scuderia e rimessa per carrozze
dei principi di Carignano, costruita dal valente architetto torinese Filippo
Castelli (c. 1740-c. 1820) intorno al penultimo decennio del Settecento, in un
gusto cioè fra il declinante Barocco ed il sorgente Neoclassicismo: opera,
quindi, di notevole pregio storico ed artistico. Sorgerà dunque in piazza Carlo
Alberto la Biblioteca Nazionale di Torino; verso la piazza, imponente
dignitosissimo prospetto, potrà esserne la fronte la stessa facciata del
Castelli. E' un punto su cui insistiamo, attendendo che si pronunzi in merito —
speriamo favorevolmente — il Consiglio Superiore di Antichità e Belle Arti:
perchè, per la costruzione della Biblioteca e il definitivo assetto della
piazza s'è riconosciuta l'opportunità di bandire un concorso nazionale, e non
vorremmo che fra le maglie del bando scappasse fuori il pesciolino della
possibilità di far a meno della facciata del Castelli, qualora il nuovo
progetto riuscisse così bello da renderla superflua. Del resto,
l'inserzione di un pregevole elemento antico in un edificio moderno, può
suggerire come ci suggerisce un uomo che se ne intende, l’architetto Midana, ad
un artista geniale una soluzione di gran gusto. Altro punti importante: il
trasporto del Monumento a Carlo Alberto oggi sacrificato e fuori centro e a ridosso
dell’ampliamento (1863) di Palazzo Carignano nella Piazzetta Reale anche per
agevolare la circolazione. Chi bandirà il concorso ? La Direzione delle Belle
Arti, o quella delle Biblioteche, o il Genio Civile? Chiunque sia, facciamo
presto e il Ministero del Tesoro provveda allo stanziamento straordinario dei
necessari 600 milioni: generoso una buona volta con Torino.
I lavori iniziano nel 1959. E infine molti anni dopo.....
La Stampa 16/10/1973
Un gioiello la nuova biblioteca ma il personale è
insufficiente. Ha riaperto dopo 16 anni la Nazionale. Un gioiello la nuova
biblioteca ma il personale è insufficiente E' costata 3 miliardi - Cervello
elettronico, posta pneumatica, tv a circuito chiuso, nastri trasportatori: è
modernissima - Funzionerà soltanto per mezza giornata, perché l'organico è
scarso.
Ha aperto ieri i battenti, dopo 16 anni, la nuova
Biblioteca Nazionale di piazza Carlo Alberto. Alle 8,30 11 primo gruppo di
«lettori» ha superato la superba facciata neoclassica di Filippo Castelli ed è
entrato nelle modernissime sale in vetro, linoleum ed acciaio. Uno sviluppo
complessivo di tremila e trecento metri quadrati, 56 sezioni fra sale di
lettura e consultazione, saloni per congressi, auditorium, magazzini; una
capacità di 1 milione e mezzo di volumi, facilmente portabile a 2; 17
stazioni di posta pneumatica, un cervello elettronico, telecamere a circuito chiuso in tutti i locali. Il costo complessivo è stato di 3 miliardi. «E pensare, commenta il direttore professor Stello Bassi, che nel '59, all'inizio dei
lavori, erano stati concessi in tutto 2OO milioni». Da allora gli
stanziamenti hanno consentito di dotare l'edificio di
quanto di più moderno sia stato mal fatto in Italia in campo di biblioteche. La
«storia» della biblioteca è rimasta legata per 250 anni a quella del Palazzo
dell'Università di via Po. In quelle sale un po' polverose, su quel tavoli
consunti, sono passate intere generazioni di intellettuali, ricercatori e
studenti. «Era un ambiente direi quasi familiare, prosegue il professor Bassi, ma anche se carico di storia e ricordi, ha dovuto lasciare il passo ad uno
stile più moderno». Che significa essenzialmente più efficienza, maggiore
possibilità di consultazione, una funzionalità superiore in grado di garantire
al «lettore» la possibilità di lavorare meglio, più in fretta e con strumenti
all'altezza del tempi. Degli 850 mila volumi che costituiscono il patrimonio
della Biblioteca Nazionale solo 30 mila sono rimasti nella vecchia sede di via
Po. «Nelle prossime settimane, aggiunge il professor Bassi, anche questi
saranno portati nel nuovo palazzo». L'edificio di piazza Carlo Alberto è
costruito in un unico corpo che raggruppa i locali adibiti al deposito del
libri, gli uffici degli impiegati, le sale riservate al pubblico. Questa
compattezza architettonica consente, a differenza di quanto succede in altre
biblioteche, di compiere agevolmente l'operazione di «trasporto» libri dal
magazzino alle sale di lettura e consultazione. Dice il professor Bassi: «Nei
prossimi mesi entrerà in funzione un ascensore a catena continua, un
"paternoster", dotato di aperture in corrispondenza degli otto plani
dell'edificio. Preleverà i libri e li depositerà in corrispondenza di nastri
trasportatori. Dagli scaffali, quindi, al tavolo di lettura». Il patrimonio
librarlo è custodito come in una banca. Oltre alle telecamere che aiutano il
personale nel lavoro di controllo, esistono speciali avvisatori antifumo: basta
accendere una sigaretta e squillano le sirene, mentre, nel quadro luminoso
della sala controlli, s'accende una luce corrispondente alla sala dove è
avvenuto il principio di incendio. Unico neo, la scarsezza di personale. Dice
11 professor Bassi: «L'organico dovrebbe essere composto da 92 persone, non arriviamo
a 50». Per questa ragione a Torino non è possibile attuare l'orario continuato
dalle 8,30 alle 19,30: «E' già un miracolo garantire l'apertura sino alle 14».
Piazza Carlo Alberto: la nuova sede della dietro la facciata del 700.