Il seguente brano è tratto da un articolo di Carlo Balma Mion Un altare ritrovato di Mario Ludovico Quarini:Dalla chiesa del monastero dell’Annunziata di Torino alla parrocchiale di San Maurizio Canavese pubblicato nel 2009 sul Bolletino della Società Piemontese di Archeologia e Belle Arti, Nuova Serie – LIX – LX, 2008 - 2009
La soppressione delle corporazioni religiose, «pericolose per la società per i principi che seguono, e inutili in un Governo in cui le pratiche religiose sono ridotte alla primitiva semplicità», durante il periodo napoleonico
portò alla dispersione di molti degli arredi fissi e mobili che ornavano gli edifici appartenenti a ordini monasticicongregazioni e confraternite religiose.Il monastero torinese delle monache dell’Annunziata, chiamate anche Celestine o Turchine fu uno degli edificiche vennero spogliati per trasferire gli arredi nelle chiese della
provincia: tra queste figura anche la parrocchiale di San Maurizio Canavese che ricevette gratuitamente un
altare di marmo con ciborio e cornice per l’ancona con due angeli lignei al di sopra, due balaustre in legno,
due piccole vasche in pietra di Gassino per l’acqua benedetta e due angeli lignei di grandezza quasi naturale. La descrizione precisa della donazione forzata a favore della chiesa di San Maurizio, contenuta nel verbale
del Visiteur des Batiments Nationaux unitamente al procés verbal e all’inventario redatti al momento
della confisca dei beni, forniscono un’accurata descrizione degli arredi mobili e immobili e delle proprietà del convento soppresso. Questo si trovava all’incrocio delle attuali vie Giolitti e Carlo Alberto e dava il nome
all’intero isolato, edificato nell’ambito del primo ampliamento di Torino, iniziato negli anni Venti del XVII
secolo. La chiesa, il cui alto tamburo della cupola è ben riconoscibile nella veduta a volo d’uccello della città
contenuta nel Theatrum Sabaudiae rappresenta il primo progetto torinese conosciuto di Francesco
Lanfranchi; eretta nel 1632 grazie alla munificenza di Vittorio Amedeo I come ringraziamento per la feconditàdella moglie Cristina di Francia, venne affidata alle suore da lei chiamate dalla Borgogna, ma consacrata
soltanto oltre un secolo più tardi, il 9 luglio 1742, essendo arcivescovo di Torino Giovanbattista Roero e
abbadessa del monastero Maria Diodata de’ Beggiami; è possibile tentarne una ricostruzione planimetrica
confrontando alcune delle mappe più dettagliate della Torino sei e settecentesca e quella proposta in Forma urbana e architettura nella Torino barocca. L’edificio lanfranchiano paragonabile per impianto planimetrico
alla Chiesa della Visitazione ancora oggi visibile all’angolo tra via XX Settembre e via Arcivescovado)
aveva pianta a croce greca, sul retro della quale era posto un coro di forma quadrangolare; i bracci della
croce greca erano costituiti dall’ingresso, dall’altar maggiore e dagli altri due altari dedicati rispettivamente alCrocifisso (a sinistra) e a San Giuseppe (a destra); dal verbale di consegna degli arredi veniamo poi a
conoscenza del fatto che la chiesa era dotata di due sacrestie, una alta e una bassa. L’altare maggiore
seicentesco, precedente agli interventi di rivestimento marmoreo, era invece con ogni probabilità simile agli
altari laterali, cioè formato da colonne scolpite di legno con decorazioni a finti marmi. La parete di fondo era arricchita da una grande ancona dedicata all’Annunziata posta entro una doppia cornice, dorata quella più
interna e di marmo quella più esterna; essa era sormontata da una coppia di angeli che reggevano una corona con il cartiglio “ECCE ANCILLA DOMINI”, e che come tutte le sculture che ornano oggi l’altare di San Maurizio, erano in legno laccato di bianco ad imitazione del marmo; al di sotto della piccola cupola
dell’altare maggiore era posizionato un crocifisso di legno nero con il Cristo di avorio. Otto candelieri di media grandezza e altre suppellettili completavano l’arredo dell’altare che, secondo il disegno di Quarini e per rispetto della clausura delle monache, era caratterizzato da due aperture laterali grigliate che permettevano la
partecipazione delle religiose al sacramento dell’Eucaristia, e da una terza apertura più grande (anch’essa
grigliata) sopra la mensa che permetteva loro di osservare il celebrante e il Santissimo durante la celebrazione. Una balaustra aperta formata di vari marmi separava la chiesa dal coro. La chiesa infine era adornata tutto
intorno da venti statue di legno laccato di bianco rappresentanti quattro angeli, i dodici Apostoli,
sant’Agostino, sant’Ignazio, sant’Anna, san Gioacchino e da otto putti posati sugli altari delle cappelle laterali.