mercoledì 16 ottobre 2013

1951, la Falchera di Torino: nascita di un quartiere

 1951: Nasce il quartiere


Giovedì 6 Settembre 1951 LA NUOVA STAMPA
INIZIATIVA DELL'INA CASE PER LA RICOSTRUZIONE EDILIZIA
Sorge un "satellite urbano,, nella zona della Falchera
Alloggi per seimila lavoratori • La concezione sociale del piano
E' giunto nei giorni scorsi a Torino l'ing. Bongiovanni, alto funzionario dell'Ina-Casa, per prendere con il Comune gli ultimi accordi su questioni di dettaglio riguardanti la costruzione del quartiere abitabile della Falchera. Anche questi problemi sono stati risolti facilmente ed ora il piano sta passando nella sua fase esecutiva: infatti tra una decina di giorni sarà indetto l'appalto dei lavori che dovrebbero avere inizio subito dopo. L'esecuzione delle opere è stata suddivisa in due tempi: nel primo sarà costruito circa la metà del quartiere; nel secondo tempo verrà ultimato l'altro lotto di case. La spesa complessiva dei lavori si fa ascendere a due miliardi e mezzo di lire e la loro durata viene calcolata in quattro anni. La nuova unità residenziale ospiterà seimila persone. Vari motivi, sociali, pratici e tecnici, hanno indotto i progettisti del piano a scegliere la soluzione del quartiere autonomo alla periferia della città anziché quella della disseminazione nell'area urbana degli edifici destinati agli operai. Il gruppo degli architetti che ha elaborato il piano  Falchera si è ispirato agli esempi delle città-giardino inglesi, delle greenbelt's nord-americane, dei quartieri svedesi in cui effettivamente la vita individuale e di famiglia può svolgersi con minor peso e più libertà che non nell'agglomerato cittadino; la scelta di aree esterne contribuisce inoltre al decentramento urbano (e quindi è fondamentalmente sana) e consente la dislocazione di case per operai in zone industriali. Fra tutti i terreni disponibili è stato scelto quello della Falcherà perchè di minor costo, e interessante una zona dove esiste il maggior concentramento di stabilimenti industriali (Montecatini, Snia, Ferriere, Savigliano, Michelin e moltissime fabbriche della media e piccola industria). Qui inoltre, vi è una disponibilità molto elevata di terreno pianeggiante ben delimitata da confini naturali (a est autostrada, a ovest strada di Leini, a sud cascine e casette, a nord un bosco di querce e la cascina Gli Stessi. La distanza del satellite urbano da piazza Castello è di sei chilometri, pari, cioè, a quella di Mirafiori dal centro della città; tale distanza può essere coperta in trenta minuti con il tram o il filobus. Trovandosi il villaggio all'incontro dei corsi Vercelli e Giulio Cesare con la strada statale numero 11 per Settimo-Chivasso, le comunicazioni con Torino risultano facili; basterà intensificare e modificare le corse degli autobus per Leini e dei filobus per il villaggio Snia o istituire qualche nuova linea. Ed ecco come è stato concepito il quartiere. Un sistema di grandi edifici a tre piani si articolano attorno a grandi spazi verdi. Su questi ampi cortili, non lastricati, ma trattati a prato con giardini, frutteti, boschetti, si affaccia la vista degli alloggi. Da questo lato vi sono camere di soggiorno e da letto per permettere a chi arriva stanco dal lavoro di trarre ristoro dalla contemplazione della natura; alla madre di vigilare, mentre lavora, i figli che giocano sul prato; alle famiglie di ritrovarsi dopo cena a scambiare quattro chiacchiere e a godersi, d'estate, il fresco. Sul lato esterno delle case, invece, costeggiate dalle strade, sono disposti in prevalenza i servizi e le scuole. Il satellite che sorgerà alla Falcherà avrà quattro quartieri in ognuno dei quali vi sarà un asilo-nido: un piccolo fabbricato ad un piano, costruito in mezzo al verde in cui le madri che vanno a lavorare lasceranno i loro bambini. Particolare importante: le grandi distanze fra le case e gli alberi di alto fusto piantati nelle corti impediscono agli inquilini che stanno di fronte di vedere nei rispettivi alloggi e attutiscono i rumori. Da questa sommaria descrizione risulta chiaro che il piano è stato concepito per una classe di lavoratori specializzati, che del proprio appartamento sono irriducibilmente gelosi significando, questo, la famiglia ed esaltando la propria individualità. Nel complesso il centro residenziale della Falcherà è un vero e proprio nucleo urbano; infatti ha un centro amministrativo assistenziale (uffici postale, di polizia, bancario, delle assicurazioni e ambulatori), un centro commerciale (negozi, botteghe di artigiani, uffici di professionisti), un centro religioso (chiesa parrocchiale), un centro sociale (cinema, sala di lettura e per riunioni, biblioteca), un centro culturale che comprende le scuole elementari, e una zona sportiva. Il progetto è degli architetti Astengo, Molli Beffa, Passanti, Renacco i quali hanno avuto validi appoggi per la sua realizzazione dall'ing. Guata (presidente del comitato di attuazione dell'Ina-Case), dall'ing. Torretta, funzionario dell'Amministrazione Provinciale, dall'assessore del Comune ing. Reviglio e dal Municipio che provvede alla costruzione delle strade principali, dei servizi igienici collettivi, dell'impianto di illuminazione pubblica e delle scuole elementari.


Mercoledì 3 - Giovedì 4 Dicembre 1952 STAMPA SERA
LE NORME DI COSTRUZIONE FISSATE DAI TECNICI DEL COMUNE
Edifici ad U sorgono alla Falchera. Sarà un quartiere alla periferia della città
In una sala del palazzo municipale sono esposti al pubblico, oltre ai piani per la ricostruzione del centro cittadino e la creazione di un poderoso complesso di edifici, nella zona di Mirafiori, anche i piani del nuovo quartiere in regione Falchera, che l'INA-Case intende realizzare. Il progetto comprende pure la relativa ampia zona di protezione e di vincolo necessaria per l'isolamento del nuovo quartiere e la sua conservazione secondo il piano previsto. Il centro della Falchera  è concepito secondo i più moderni concetti urbanistici. Le costruzioni saranno esclusivamente del tipo aperto, cioè a forma di U largamente svasato. Ogni gruppo di edifici di utilità pubblica o di uso collettivo, la chiesa, la scuola, gli asili infantili, costituirà una soluzione organica ed unitaria, sia come massa che come linee architettoniche le aree racchiuse, per ciascun gruppo di. fabbricati, saranno destinate all'uso collettivo degli abitanti, per costituire distinte zone di circolazione, assegnate rispettivamente ai bambini fino ai sei anni ed ai ragazzi delle scuole elementari e di avviamento, ed a zone di riposo per gli adulti. Le aree perimetrali al quartiere sono invece destinate ad uso agricolo e sottratte all'uso collettivo degli abitanti del nuovo quartiere. La zona a sud, dove esistono alcune strade private la cui apertura è stata a suo tempo riconosciuta con regolare atto della Città, è destinata a zona residenziale estensiva per ville con giardino o case dell'altezza massima di tre piani fuori terra (11 metri), con sfruttamento limitato ad un quarto dell'area totale di ogni singola proprietà. Tuttavia le strade private relative a questa zona conservano il loro carattere privato. Nelle aree vincolate a verde agricolo od a bosco privato, zone che costituiscono un'estesa fascia tutt'attorno al nuovo quartiere della Falchera Ina-Case, non è consentita la costruzione di qualsiasi tipo di fabbricato, ad eccezione dell'ampliamento degli edifici rurali esistenti e della costruzione di quelli nuovi nello stesso tipo, di cui fosse dimostrata la necessità per esclusivo uso agricolo. Per tutta la superficie corrispondente ai limiti del quartiere non è consentita la costruzione di industrie di qualsiasi tipo, e sono ammessi soltanto laboratori artigiani. Alla Falchera, su un'area di 322.976 metri quadrati, com'è noto, sta sorgendo un grandioso complesso di edifici destinati a diventare un popoloso sobborgo della città. Il progetto preparato dagli architetti Astengo, Molli-Boffa, Passanti, Renacco, Rizzotti, Beker, Romano e Sotsass prevede la costruzione di una quindicina di edifici a tre piani per un complesso di 5665 vani e 1446 alloggi dove troveranno posto circa 6 mila persone. Oltre alle case d'abitazione, saranno costruiti altri edifici destinati a soddisfare tutte le esigenze della piccola comunità: una chiesa parrocchiale, quattro asili nido, una scuola elementare, una scuola di avviamento professionale, un centro culturale, un cinematografo coperto e uno all'aperto, un centro sanitario, un edificio per la Banca, la posta, il telegrafo, il telefono ecc., un ristorante con alloggio, due caffè, quattro trattorie, una stazione per autobus, un mercato coperto, 18 negozi di quartiere, 45 negozi centrali, 20 laboratori artigiani di quartiere con alloggio, 8 laboratori artigiani al centro con alloggio, 4 autorimesse di quartiere, una autorimessa centrale e infine una casa a nove piani per negozianti e professionisti.





martedì 8 ottobre 2013

Giovani di città

Lunedì ora di punta, verso sera, portici di corso Vittorio, il vecchio albergo Ligure chiuso da tempo.... gente che cammina veloce, un ragazzo incappucciato con i pinocchietti jeans sulle gambette pelose sta armeggiando con una bomboletta nera. Traccia dei simboli su di una porzione ancora integra di muro, creando svolazzi privi di senso. Deve essersi esercitato a lungo ed averne consumate di bombolette prima di arrivare al risultato che pian piano prende forma sul muro giallo Piemonte davanti a lui e al suo cappuccio grigio. In breve voilà.... l'opera è compiuta, il segno è una firma particolare, ma in verità ricorda una delle migliaia di tratti visti innumerevoli volte sui muri, della città creazioni banali e senza fantasia. Il ragazzo finisce, si volta e mostra il viso, un viso comune ma con occhi che mi colpiscono. In essi c'è un espressione vacua, indefinita, c'è la soddisfazione del "guizzo" che per alcuni secondi l'ha fatto emergere dalla sua infinita mediocrità. Mi è venuto da pensare allo sguardo ultraterreno di chi si è appena fatto una dose e sta volando verso il nulla dei paradisi artificiali.... Anche la scelta dell'ora e del posto indica l'esistenza di un bisogno da soddisfare immediatamente, irreprimibile ed imperioso. Il ragazzo non si distingue da uno dei suoi coetanei che ogni giorno imbrattano i muri della città, spinti da una disperata volontà di uscire dal nulla delle loro menti. Non si possono neanche definire writers: i writers, almeno, riescono a strutturare una linea di pensiero coerente con un ideale d'arte, attraverso l'immagine e la rappresentazione. Il nostro anonimo bombolettaro è invece espressione di un vuoto, di una esclusione dalla vita civile votata all'emarginazione. Non c'è nessun intento comunicativo non sostegno di un ideale sportivo (W Juve, a morte i Gobbi ecc) o politico/rivendicativo (Okkupa tutto! w la Palestina, NO TAV ecc) o amoroso/dichiarativo (Anna TI AMO, 6 la mia vita!! Rimanerai sempre nel mio cuore): qui c'è solo la solitaria proposta di una "firma" da mostrare per continuare ad esistere



Parte seconda
Ma perchè di notte, nelle aree pedonali i giovinetti sentono il bisogno di urlare come maiali scannati?
Non di parlare ad alta voce si tratta, ma di urlare frasi sconnesse, sghignazzi e convulse risate. Non può solo essere l'alto tasso alcolico di innumerevoli drink S alcolici, a creare questa trasformazione, ci devono essere ragioni più terra neve... Forse l'urlo serve a coprire la desolante mancanza di argomentazioni di chiara origine umana, per cui vien fuori il furore belluino dell'animale così simile a quello del raptus accoppiativo, quando la fregola della riproduzione ottenebra i sensi. Parlano infatti molto poco, ridono a dismisura e gridano. Alcune varianti sono i giovani con i segni del tifo calcistico : anche qui domina l'urlo, talora con cori inneggianti a squadre cittadine. Spesso la furia cova nel loro vagare notturno, rovesciano cassonetti, spaccano deflettori di auto in sosta o panchine. Anche qui una furia insensata, nata da anni di sottocultura in ambienti familiari degradati. Non c'è possibilità di redenzione, il loro destino la loro imbecille esistenza è segnata.....