Correva l'anno 1968....

La Grande Storia ha visto nel 1968 il susseguirsi di tanti episodi che hanno segnato molte esistenze e cambiato l'idea del mondo in un intera generazione. A fine gennaio inizia in Vietnam l'offensiva dei Vietcong che cancella l'opinione erronea che i vietnamiti  siano sull'orlo della sconfitta e che gli USA siano li li per vincere la guerra. La reazione americana è violenta e si esplicita con terribili episodi che trovano l'apice nel massacro di May Lin. Nel mese di marzo iniziano le occupazioni di molte università italiane da parte degli studenti in lotta. Muoiono in primavera Juri Gagarin, in un incidente aereo e Martin Luther King, assassinato. Benvenuti, nel pugilato, regala agli sportivi italiani una nuova emozione riconquistando il titolo mondiale. Il maggio francese esplode in tutta la sua violenza, portando De Gaulle allo scioglimento dell'Assemblea Nazionale e a nuove elezioni. La contraccezione è condannata senza appello da Paolo VI nella sua enciclica Humanae vitae. In agosto le truppe del Patto di Varsavia mettono fine al sogno della primavera di Praga del socialismo dal volto umano.

Intanto, apparentemente insensibile a questi sconvolgimenti, io portavo a termine il terzo anno di liceo, le cui lezioni avevano trovato un sollievo al rigore dei primi anni, dall'arrivo di molti supplenti. Il professor Castagnotto per esempio aveva fatto nascere, anche nelle menti più refrattarie, il dubbio che esistesse un mondo molto più complesso e articolato di quello intravisto nelle pagine dei testi di latino e di italiano. La quotidianità e la storia, col supplente di Italiano Manghi, erano entrate di prepotenza nelle aule austere e sonnolente del Liceo Scientifico Galileo Ferraris. La cattedra diventava un luogo dinamico, di accesi scambi  di pareri e di contestazione e perdeva la solida ipnotica imponenza che per anni aveva intimorito e tenuta tranquilla l'aula.    
A fine febbraio al cinema assistei alla proiezione di Cul de sac di Polanski che per anni rimase uno dei film più belli nella mia personale classifica. La musica di Komeda contribuì molto a questa mia infatuazione con il suo ammaliante giro di basso iniziale.... come anche il bianco e nero della pellicola e quel modo particolare di riprendere gli attori in primo piano e i paesaggi con campi lunghissimi.


Locandina su La Stampa del 25 febbraio 1968

Pavese fu una scoperta casuale. Avevo acquistato nell'edizione tascabile degli Oscar La bella estate attirato dai colori della copertina (cielo azzurro, colombe bianche e viso sorridente di ragazza bionda). Da questo primo libro allargai le mie lettura a tutta la produzione pavesiana fino a comprendere il bellissimo "L'échec de Pavese" di Dominique Fernandez minuziosa analisi della vita e dell'inconscio delllo scrittore uscita un anno prima da Grasset (1967). Nelle ultime pagine alla fine del libro Fernandez si prepara a lasciare Torino: "Mars 1967: "Le soleil inonde les rues ce matin: ...l'impression qu'on eprouve la première fois, d'une cité mysterieuse  a force de limpidité, me prend avec une force accrue." Passeggiare per Torino con le sue vie prevedibili, diritte che permettono di avere sempre all'orizzonte la stessa immagine, la montagna innevata o la collina immersa nella foschia, è un'esperienza che spinge il visitatore a cercare senza successo, sempre oltre, una prospettiva differente. E questa spinta alla ricerca è, dice Fernandez, la vera ricchezza di Torino.  Allora questa visione di Torino mi emozionò e mi avvicinò alla figura solitaria e angosciante di Pavese e alle sue parole: "La città mi ha insegnato paure senza fine; una folla, una strada mi han fatto tremare. Ogni strada è spalancata, si direbbe una porta"    


Nel mese di giugno con la bella stagione ormai nel suo pieno sviluppo, acquistai il mio primo velocipede a motore. Un Ciao Piaggio pagato 40mila lire.... Si avviava pedalando, il che non era propriamente elegante, non aveva marce e la sua velocità di crociera era raggiunta in pochi secondi.



Il liceo Galileo Ferraris (frequentavo la terza) era prodigo di proposte ricreative, dalle gite in giornata a Varazze e Loano a quelle più articolate a Firenze e Pisa. Patty Pravo nei mangianastri cantava la Bambola e Paul Mauriat con Love is blu era la colonna emozionale e sonora dell'estate. La canzone aveva un che di fluido, scivolava sui paesaggi dietro i finestrini ed entrava nelle nostre conversazioni e nei nostri sguardi. Voglia di vivere e di sognare al ritmo easy listening  della grande orchestra....

A luglio passai come tutti gli anni una decina di giorni da mia sorella in Svizzera. Abitava allora ad Onex vicino a Ginevra. I pomeriggi erano dedicati all'esplorazione del territorio. Capitai per caso nel vecchio cimitero del paese. Ero armato di una macchina fotografica e sceglievo con cura i soggetti perchè  la pellicola  aveva solo 12 foto ed ero alle prime armi in fatto di fotografia. Scattai un'unica foto, una lapide interrata sotto un sole abbacinante.  


In agosto, in una Torino ancora deserta, sulle bancarelle che allora popolavano il porticato del retro di Palazzo Carignano acquistai un libro dalla copertina rossa, di uno scrittore sconosciuto. Non sapevo allora di essere  entrato in possesso di uno dei testi classici del marxismo-leninismo. A dire il vero più che il titolo mi aveva attratto il colore acceso del cartonato della copertina e la porosità un poco scabra delle pagine. L'edizione era del 1947 ristampa di una prima edizione e lo pagai 1300 lire. Per quei tempi, trattandosi di un libro usato, non era poco. Il vendiotre era un signore anziano, un po' curvo, sbrigativo nei modi ma competente. Trattava i libri con rispetto. Seduto su di uno sgabello con accanto pile di nuove acquisizioni, ricordo che spesso lo coglievo con in mano una carta vetrata a grana fine a ripulire il taglio dei volumi, asportandone la patina grigia di polveri di decenni. Il libro conserva ancora delle tenui sottolineature, segno che a quel tempo lo lessi anche se dei tesori dogmatici che racchiudeva non mi rimase memoria.
     

A metà settembre, finite le vacanze al mare, al ritorno alla vita di tutti i giorni le amicizie nate in spiaggia cercavano di consolidarsi nel nuovo ambiente cittadino. Il 14 andai al cinema, la scelta era caduta su Via col vento che aveva ormai un trentennio di vita e li dimostrava tutti. Vincendo la mia timidezza avevo combinato l'uscita con Luisella una piacevole e delicata ragazza che mi aveva colpito per i modi affabili e cordiali. Il film non era indicato per far nascere e rafforzare un'amicizia, decidemmo di uscire alla fine del primo tempo dopo poco meno di due ore estenuanti. Penso, a distanza di anni, che si creò un particolare stato d'animo per cui proiettai tutta la noia della proiezione sull'incolpevole fanciulla. Ricordo distintamente che l'accompagnai mestamente alla fermata del tram, la salutai e non la rividi mai più. Più volte nel tempo ho ripensato con disagio e dispiacere a quell'episodio.     


Il 16 novembre, dopo giorni di pioggia, nevica. Un'ondata di gelo si abbatte sulla penisola. Per le feste di fine anno molte persone lasciano la città per i luoghi tradizionali di vacanza. Abbandonando cani e gatti negli alloggi. E' così che a Moncalieri un felino, reso furioso per la fame, crea lo scompiglio in un intero condominio con intervento dell forze dell'ordine e articoli sui quotidiani...... 


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