sabato 3 novembre 2012

Memorie di uomini sconosciuti: Michelangelo Torretta (aggiornamento ottobre 2023)


Il tutto è iniziato con un cartolina acquistata online. Come in altre occasioni si trattava di qualcuno vissuto a cavallo tra '800 e '900, prigioniero di guerra, e della sua corrispondenza dal campo di prigionia. La cartolina  mi aveva incuriosito perché la sua destinazione era Torino. E poi la grafia del mittente era curata, l'eloquio perfetto e gli accenni alle condizioni della vita da prigioniero, per quanto consentito dalla rigida censura austriaca (ma anche italiana), precisi e contenuti. Nell'arco di un mese sono riuscito ad acquisire venti, preziose, testimonianze di Michelangelo Torretta allora tenente degli alpini detenuto in un campo magiaro in territorio austriaco dal settembre 1917 a fine (la data di liberazione è oscura) 1918.
I destinatari sono vari: Marianna Torretta Carrera (la madre), Emilia e Lidia (le sorelle) e Luigi (il fratello)       


Ma per ricostruire la vicenda umana di Michelangelo Torretta bisogna partire dalla sconfitta di Caporetto a fine ottobre del 1917, evento che  segna i destini di molte persone. La prigionia di Torretta inizia il 7 novembre a pochi giorni dunque dalla disfatta dell'esercito italiano. Negli scritti dal campo di prigionia viene più volte citato il nome del colonnello Alliney che in effetti si ritrova in molte memorie belliche come comandante del 3° reggimento alpini, lo stesso cui appartiene il Torretta. Il rapporto di questi con l'Alliney è cordiale e sembra essere alla base del trattamento di favore di cui Michelangelo fruisce quando viene trasferito dal campo di Magymagyar a quello più confortevole di Felsösag. 
Sul web non esistono molti riferimenti al Torretta. Il necrologio della morte su La Stampa è del 27 aprile 1951

27 aprile 1951

E' deceduto ieri il Cav. Michelangelo Torretta

Capitano C. degli Alpini

Medaglia d'argento V. M. 1817

Ne danno il doloroso annuncio la moglie Lina Micca, le sorelle Emilia Piacenti e Lidia MarconCini, i cognati comm. avv. Griva, sen. prof. Marconcini, Micca, Arile e Ruatto; i nipoti Griva, Piacenti Franchi, Marconcini; parenti ed amici. I funerali avranno luogo sabato 28 alle ore 9, da via Giolitti 9.

Dall'annuncio si ricava che una delle sorelle, Lidia, andò in sposa al senatore Marconcini, uno dei fondatori del Partito Popolare e ultimo proprietario del Castello di Bruzolo, dove passò gran parte della sua vita.
Nelle 20 cartoline che racchiudono l'esperienza di Torretta nei campi di prigionia austriaci è ricorrente uno degli aspetti più tipici del prigioniero italiano detenuto oltre confine dopo Caporetto ovvero la sua dipendenza dall'invio di pacchi dalla madre patria, in ultima analisi dalla famiglia d'origine. Le richieste di oggetti comuni quali sapone, calze di lana, dentifricio e pane si uniscono a quelle più singolari di spazzole per la testa, grasso per scarpe, forbici da unghie, penne e portapenne, carta bianca o a quadretti che denotano una condizione di relativo benessere esistenziale pur nella condizione di prigionia. La monotonia e il vuoto delle lunghe giornate sembra assillare la condizione del prigioniero più dei disagi materiali pur presenti (freddo e vitto scadente). Spesso il rimprovero per il mancato ricevimento delle agognate e preziose sigarette, "il fumo", si fa perentorio pur nella forma garbata che è propria di Michelangelo. Il quale non dimentica, nella rampogna, di ricordare che è possibile acquistare sigarette a prezzo di esportazione quindi più convenienti! La salute del prigioniero è sempre buona nonostante un accenno, ripetuto, ad un passato di salute cagionevole. Non mancano nella corrispondenza delle annotazioni alla vita di ogni giorno. “Nel viaggio per recarci qui abbiamo racimolato un discreto numero di volumi che ora sono uno dei nostri migliori passatempi perché le giornate sono veramente eterne. Alla sera alle 9 sono sempre a letto e al mattino la sveglia è alle 7. Alle 8 colazione, una tazza di quasi caffè, alle 11,30 pranzo semolino e un pezzo di carne e un piatto di verdure” TRE RIGHE CENSURATE  “Ma animo. Avremo giorni migliori”. La liberazione con ogni probabilità avviene alla fine del 1918 (l'ultima missiva è del 22 settembre: in essa si rinnova la speranza di un rimpatrio imminente). Del dopo nulla è dato di sapere. Di sicuro c'è la promozione a Capitano da Tenente qual'era durante la prigionia.
E' nel cimitero di Torino che ho trovato la sua tomba. Si tratta sicuramente di lui in quanto le date corrispondono perfettamente. In una cartolina del 22 gennaio 1918 indirizzata alla madre  Marianna scrive infatti " Compio oggi 39 anni!" Di lui così abbiamo anche la memoria visiva, busto e viso rivolti a guardare di lato, un naso sottile e pronunciato sotto cui  è disegnata la linea curata dei baffetti, un mento aguzzo e un sorriso appena accennato.... Nessun altro familiare dei Torretta è sepolto nei cimiteri di Torino.

Cimitero Monumentale di Torino Campo L, scomparto 319, celletta 50





giovedì 1 novembre 2012

Brani di memoria II: Sion nel 1960

Sion è un luogo pieno di significati, nel mio sussidiario della memoria. Che in questa stagione 2012 la squadra locale di calcio abbia acquisito l'esperienza di una una vecchia gloria del football milanese, sport di cui peraltro mi disinteresso in somma misura, non fa che alimentare questo intermittente risveglio dei ricordi.  

Il caseggiato in cinquant'anni, è cambiato poco o nulla. Lì al terzo piano abitava mia sorella, fresca sposa di un nostro cugino, emigrata in Svizzera per cominciare la sua nuova vita nel 1960. Le mie trasferte in quel mondo che allora mi appariva poco comprensibile nella sua vastità, se non a volte addirittura ostile in alcune occasioni. Mia sorella, desiderosa di far uscire il fratello minore dallo stato abulico dell' infanzia, mi spingeva a familiarizzare con la realtà di tutti i giorni, spedendomi a comperare il pane. Mi ripetevo scendendo le scale "Bonjour, Madame. Une demie livre de pain s'il vous plait. Oppure "Cinq cent grammes de saucisson" imprecando per il fatto di dover pensare in termini di libbre e di grammi invece del familiare ettogrammo. In genere di fronte al negoziante, che nel ricordo mi sembra sempre che fosse molto più in alto di me come i macellai dietro i loro banchi  a Torino, tutto filava liscio ma c'erano volte in cui qualcuno mi rivolgeva una domanda cui io regolarmente non sapevo rispondere: costernazione e senso di inadeguatezza..... Ma Sion non era solo questo, era anche il senso della scoperta di abitudini, di luoghi, di paesaggi che mi apparivano per la prima volta, singolari, paurosi ed attraenti. E' pur vero che il mio mondo rimaneva circoscritto dall'incapacità fondamentale di comunicare con i miei simili, ma la ricchezza di immagini ed esperienze acquisite in quei soggiorni era un bagaglio emotivo che durava per mesi.
Mia sorella possedeva uno scaffale dove erano allineati libri e dischi, i primi quasi esclusivamente in francese che cominciavo faticosamente a masticare, i secondi edizioni per lo più tedesche della Deutsche Grammophon tra cui L'anello del Nibelungo e la Sinfonia del Nuovo Mondo per me, digiuno di cultura musicale, entusiasmanti scoperte. I pomeriggi d'estate erano lunghi e spesso ero solo in casa. Fuori sulla Rue de Lausanne scorreva il traffico: erano automobili molto diverse dalle Fiat conosciute a Torino. Simca Aronde, Renault Dauphine, Ford Taunus, Panhard, mi annotavo i nomi su di un taccuino ed elaboravo giochi basati sul numero di passaggi delle varie marche in strada. Le visite a piedi, oltre a quelle scontate nei supermercati cittadini (allora la realtà supermercato era da noi a Torino ancora sconosciuta, esistevano nel quartier San Paolo dei "bottegoni" ma il modello scaffali con casse multiple all'uscita non si era ancora visto) avevano come meta le due montagnole che movimentano la skyline di Sion: Tourbillon e Valère. Li in estate si tenevano le rappresentazioni di Son et Lumière con proiezioni di luci sulle mura del castello o della collegiata e narrazioni storiche. Ricordo ancora le sciabolate azzurrine o arancioni sulla pietra scabra degli edifici e i suoni piacevolmente drammatici, dei testi (di sicuro in francese) nulla. Sion durò una manciata di anni nella mia vita poi mia sorella si spostò ad ovest verso la grande città (Ginevra) ed io dimenticai per molto tempo quel mio primo approccio oltre confine. Vi sono tornato per curiosità l'anno scorso: il caseggiato in cui soggiornai è incredibilmente identico dopo più di 50 anni, stesso colore smortino, stessi materiali, cemento e plastica, persino stessi negozi al piano terra.... gli svizzeri in fatto di case (ma forse non solo) sono davvero dei grandi conservatori.