venerdì 24 aprile 2020

Il Maciste di Porta Pila a Torino



Foto postata su Facebook dal signor Mario Anesi.

Correvano gli anni '60 e Torino viveva la prima grande ondata immigratoria. Molti erano partiti dal Sud con la precisa intenzione di trovar posto nella grande industria dell'automobile che in quel decennio si stava configuarando come forza trainante dell'economia cittadina. Non tutti però... Qualcuno non voleva piegarsi alle monotone regole di una vita tradizionale, scandita da immutabili orari e doveri quotidiani. Tra questi Gioacchino Marletta da Catania. Fisico possente, sguardo penetrante, grande capacità circense. Sulla piazza storica dei commerci torinesi, Porta Pila, Gioacchino ogni domenica presentava al pubblico la sua personale rivisitazione dell'arte mimica. Armato di vecchi copertoni d'automobile e di un macigno di granito, intratteneva i suoi habituées con gesti di sfida, inframmezzando piccole e concise affermazioni a farfugliamenti inintellegibili, sempre però accompagnati da sguardi minacciosi di truculenta furia provocatoria. Il raggiungimento del climax era lento, in ascesa graduale, l'acme era costituito dall'innalzamento del macigno in un rituale simbolico di offerta a sconosciute figure soprannaturali... In pochi secondi si passava poi ad una più terrena richiesta di contributi, cappello in mano proteso senza malizia ai partecipanti dell'happening. Gioacchino fu una meteora, che attraversò un intero decennio. Di ciò che fu di lui nei restanti 30 anni che ebbe a vivere, poco o nulla si sa. La piazza era il suo mondo e lì trasse di che sostentarsi con piccoli commerci. Nel 2001 morì in ospedale in solitudine. Ma non fu dimenticato il Maciste di Porta Pila. Il Comune gli riconobbe il merito di avere contribuito a rendere la tetra città del lavoro degli anni del boom, un po' meno triste. Una targa commemorativa nel settore più importante del cimitero monumentale di Torino ricorda la sua figura e la sua lieve traccia umana.