martedì 18 aprile 2017

Cimiteri della campagna vercellese

Per gli amanti dei cimiteri la campagna che si sviluppa attorno a Livorno Ferraris e Trino è fonte di grandi sorprese. Si tratta di cimiteri abbandonati depredati dall'imbecillità umana ma che hanno conservato intatto un loro fascino. Uno dei più citati sul web, anche a sproposito, è quello di Darola posto a metà strada tra la cascina omonima e l'Azienda agricola di Lucedio che dismessi i quarti di nobiltà (ex abbazia, ex Principato...) continua con intelligenza e oculatezza a gestire un luogo denso di grandi vicende storiche. Il cimitero di Darola sopravvive soffocato da una vegetazione aggressiva che lo sta avvolgendo di lustro in lustro. In fondo al quadrato di cinta si trova la cappella segnata più che dal tempo dalla mano di povere menti che lì hanno messo la firma del loro passaggio terreno, con i mezzi che il loro cervello aveva a disposizione: la distruzione e la rapina .... Rimangono miracolosamente intatte ai lati della cappella, sotto il piccolo portico, due lastre funerarie murate. Quella di sinistra evoca la triste vicenda di due gemelle quindicenni decedute nel 1868 nello stesso giorno. A destra viene invece ricordato il padre loro, uomo onesto e ad ognun caro .... prematuramente morto pochi anni dopo, il 28 giugno 1876.
In piccolo ricetto, a destra della cappella, troviamo la sola lapide del cimitero ancora leggibile e in buono stato.
Il luogo, se visitato in una bella giornata di sole, non ha nulla di lugubre o demoniaco. Reca con sè la leggenda secentesca che lo vuole testimone di congressi carnali tra monaci della vicina abbazia di Lucedio e giovani novizie, istigate in ciò dalla possessione demoniaca. Ma le fonti cui fa riferimento la leggenda sono molto incerte (vedi Massimo Centini, Il grande libro dei misteri del Piemonte, Ed. Newton Compton, 2007). E in questi casi sorge sempre il dubbio abbastanza scontato che il demonio sia stato scomodato per coprire umane debolezze carnali di persone dal debole profilo ecclesiale.

Poco dopo la cascina Colombara sulla provinciale 7 prima dell'incrocio col Canale Cavour verso Livorno Ferraris c'è il piccolo cimitero anch'esso abbandonato. Qui l'erba infestante è stata tenuta a bada ed è possibile reperire ancora qualche lapide sia in terra che al muro perimetrale in mattoni. Appena varcato il cancello a destra si scorge l'effige di un'anziana donna vestita di nero dallo sguardo penetrante. Non rimane nessuna indicazione di chi fosse e di quando morì. Le ultime sepolture sembrano datare agli inizi del quinto decennio del '900: in effetti è in quel periodo che si esaurisce lentamente il fenomeno delle mondine e con esso lo sviluppo della vicina comunità della Cascina Colombara. Essa negli anni 70 è ormai disabitata.




Poco distante qualche burlone con un certo piglio di humor nero ha raffigurato una tumulzaione pagana con cenci variopinti.


Poco fuori dalle mura lo sguardo spazia sulla distesa d'acqua di una grande risaia, con in lontananza le mura di una grande edificio che rcorda i Cason veneti del Delta del Po.




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