sabato 24 dicembre 2011

Cronaca cittadina de La Stampa. Le Savojarde

LA STAMPA 7 APRILE 1925 (numero 63 pagina 6)
CRONACA CITTADINA
Le Savojarde
Savoiarda si dice, per scherzo, nel nostro dialetto di una donna grassa, polputa e tarchiata, meglio se zitellona,
ma serve altresì per indicare la lavandaia che netta col sapone le calzette di seta, le stoffe di colore, i tessuti delicati, che nel bucato soffrirebbero. Savoiarda? Perché vi è chi pensa che la denominazione sia in stretto rapporto col mestiere e col particolare modo di lavare i panni e le sostanze usato per la lavatura, e cioè una derivazione della parola sapone, ma tutto fa credere che questo tipo di lavandaia di casa (lavandaia urbana specializzata, più delicata e scrupolosa dell'altra, che per fare la biancheria pulita si serve di tutto, anche dell'acqua e del sapone), sia stata distinta col titolo di «savoiarda» perchè dalla Savoia è venuto a Torino il tipo esemplare. Su per giù come per gli spazzacamino che provenendo in gran pare dalle Valli di Aosta e della Savoia, per molto tempo si chiamarono tra noi i «piccoli savoiardi». Qualunque sia la derivazione dell'appellativo di fatto non ha importanza nel caso che rende il motivo di attualità. Se delle Savoiarde oggi si parla e la loro esistenza affiora sulla cronaca cittadina, è perchè un gruppo di esse, che aveva la sua sede in una delle piazze centrali della città, è stato sloggiato. Deliberata dal Comune la creazione di un nuovo locale per il Liceo Musicale, prescelta come sede l'area del Mercato coperto di piazza Bodoni, iniziate le demolizioni, le «savoiarde» che frequentavano 11 lavatoio ivi esistente si sono trovate d'improvviso senza sapere dove trovare quel tanto di acqua calda e fredda che occorre per il disbrigo del loro mestiere, li si sono fatte vive. Hanno compilato dei memoriali, presentate delle petizioni, avanzate delle richieste, come qualsiasi altra classe organizzata. Nelle loro argomentazioni però sono state così persuasive che il Comune sta già pensando a sistemarle. Cacciate da piazza Bodoni per necessità edilizia troveranno in Vanchiglia un locale migliore. Non sarà la soluzione ideale per le interessate, perchè le savoiarde per prendere e riconsegnare i panni della strada ne devono già fare parecchia, e farne dell'altra con la biancheria bagnata non è comodo, ma il Municipio non poteva rinunciare al progetto di costruire in piazza Bodoni il suo nuovo Liceo solo perchè sotto il mercato, ormai abbandonato, si trovava il lavatoio, ancora in attività. Avrebbe questo si, risparmiato la deviazione del canale, che invece si è resa necessaria per poter gettare le fondamenta del nuovo palazzo ma non avrebbe avuto il nuovo Liceo! Le Savoiarde? Quante saranno? Fisicamente si distinguono da ogni altra specie di lavandaia. Il carico che di abitudine portano sulle spalle dà ad esse delle linee facilmente riconoscibili. Poverette! Vivono nelle soffitte, lavorano nel chiuso e nell'umidità e non hanno le spalle forti, le braccia robuste, le facce prosperose delle lavandaie del contado. Guadagnare guadagnano, ma la loro vita è così tormentata che sembrano tutte vivere di stenti. Quante sono? Un calcolo approssimativo lo si può fare guardando al numero dei lavatoi pubblici e ai pesti che in essi sono disponibili (un tempo le « savoiarde » si vedevano anche sulle rive del Po, ma, presentemente, se non sono scomparse del tutto, se ne trovano pochissime: costrette a stare nel bagnato badano ad evitare il freddo) ma è un calcolo molto approssimativo perchè è mestiere che può tarsi benissimo anche in casa, nella zona periferica. I lavatoi sono una diecina, e poichè ogni lavatoio ha circa quaranta posti disponibili, e non 6ono sempre occupati dalle stesse persone, si può ritenere che le « savoiarde » devono essere nella nostra città poco meno di un migliaio. Il nostro Comune ha due tipi di lavatoi: uno a posti individuali, l'altro a vasche collettiva Rappresentano il vecchio e il nuovo sistema, ma poiché le « savoiarde » sono persone che amano restare nella tradizione, al nuovo preferiscono il vecchio tipo. E ciò a motivo che col vecchio sistema le lavandaie mettono, tutto in società, mentre col nuovo ognuna è costretta a pensare ai casi suoi. L'igiene consiglia il sistema nuovo. Anche se si tratta di panni sudici e che stanno per essere lavati, meglio evitare la confusione. L'acqua, anche se a getto continuo, com'è nelle vasche comuni, non giunge in tutti i punti nello stesso tempo e ugualmente pulita. Dove vi è lo scarico, si aduna l'untume, la sporcizia e la schiuma del sapone I panni lavati presso lo scarico non possono uscire puliti. Nei lavatoi a posti individuali questo inconveniente è evitato, e quando la biancheria è pulita, è pulita veramente. Tutti i lavatoi municipali, che si trovano presso i bagni pubblici, sono a posti individuali. Gli altri, (compresi i due liberi della Barriera di Nizza, che non sono altro che specie di tettoie), sono a vasca comune. A posti individuali sono quelli di Borgo San Secondo, Crocetta, piazza Donatello, via Bologna, Cavoretto San Donato; a vasca comune quelli di via Nizza, via Fiocchetto, Borgata Monto Rosa e quello ora demolito di piazza Bodoni. Per avere diritto ad occupare un posto nei lavatoi, tenerlo occupato per una mezza giornata, le «savoiarde» pagano, sia nel vecchio come nel nuovo tipo, quaranta centesimi. Ogni secchio di acqua calda, di cui possono avere bisogno, costa loro venti centesimi. La spesa non è molto con i tempi che corrono e le comodità non sono poche. Acqua calda ce n'è sempre, l'acqua fredda è continua ed è potabile, il personale è a disposizione da quando fa giorno sino a quando viene la sera, il Municipio spende ogni anno per i lavatoi pubblici più di 200 mila lire e poiché non ne incassa, tra posteggi e acqua calda, che centomila, ogni anno per questo servizio segna a bilancio una passività che è pari all'entrata. A soddisfare la curiosità degli amanti delle statistiche, aggiungiamo che delle centomila lire che vengono percepite, sessantamila rappresentano il provento dell'acqua calda distribuita, le altre quarantamila il posteggio. Dobbiamo queste indicazioni al solerte capo dell'Economato Municipale, cav. Mottura. E da lui abbiamo anche altre notizie curiose. I lavatoi municipali sono aperti alle «savoiarde» tutti i giorni esclusi i festivi. Tutti i posti sono invariabilmente occupati, la ressa però è più forte il mercoledì e ciò non a motivo che tale giorno sia prediletto dalle «savoiarde», ma perchè il mercoledì non si pagano tasse di posteggio: i lavatoi sono a disposizione «gratis» di chi prima occupa i posti. E’ una concessione che viene fatta alle famiglie povere, alle madri di famiglia che non hanno paura della fatica. E a onor del vero il numero delle donne che si presentano, è sempre superiore alla capacita dei lavatoi. E vi è la ressa e si fa la coda, come nei teatri nelle sere di grande richiamo. Il posto è gratis ma l’acqua calda si paga. Anche per evitare lo spreco. Un tempo prima della guerra, anziché un solo giorno gratuito, ce ne erano tre. Per far dell’economia fu fatta una riduzione. Inutile dire che il Municipio farebbe ben volentieri il sacrificio e sopporterebbe il maggior onere, la necessità se ne appalesasse. Ma la tassa di quaranta centesimi, che devono pagare per veder la casa pulita e indossare la biancheria pulita, tutti la pagano volentieri.

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