martedì 13 dicembre 2011

Il Cinema Eliseo di Torino

Da "Circuito Cinema Magazine" Anno I n°5, Ottobre 2003

Dietro Antonioni, Truffaut e Spielberg c’è la battaglia silenziosa e oscura di tanti piccoli esercenti che
hanno deciso di fare delle storie in celluloide il loro mestiere, la loro vita, la loro ragione d’essere», recita
l’introduzione del libretto Il grande sogno che anni fa esplorava l’avventura dell. Eliseo di Torino a cento anni dall’invenzione dei Lumière. E come fu per i pionieristici francesi, anche la prima multisala d’Italia ha una storia di battaglie da raccontare che inizia dall’intuizione di due fratelli. Correva l’anno 1913 quando questi impugnarono la penna chiedendo al sindaco del capoluogo sabaudo "il permesso per costrurre una tettoia chiusa a uso cinematografico, sul nostro proprio terreno posto in Via Monginevro". Contagiati dal virus della settima arte, Alfredo e Ferdinando Brovetto, questo era il loro nome, portarono così il grande schermo a Borgo San Paolo, un quartiere simbolo dei tempi che andavano cambiando il profilo cittadino. All’epoca gli abitanti erano perlopiù contadini: saranno le industrie della zona (la Lancia, l’Automobili Ansaldo, la Sit, la Westinghouse, ecc.) a popolare vie, prati e appezzamenti trasformandone per sempre l’atmosfera bucolica. Al progetto dei fratelli Brovetto (che nel disegno originario è denominato Cinema Grande e porta la firma di Carlo Sgarbi) venne concesso il permesso con una delibera del 12 marzo 1913. Il locale, battezzato Moderno-Monginevro, debuttò solo qualche mese più tardi con 280 posti a sedere. Nell’operosa borgata torinese il tempo da dedicare allo svago scarseggiava, ma la sala era sempre frequentatissima grazie ai prezzi dei biglietti: 20 centesimi per i primi posti, 10 per le seconde file. Per pochi spiccioli Borgo San Paolo conobbe il mondo: Max Linder, i comici americani, le follie di Cretinetti (al secolo André Deed), gli occhi accattivanti di Hesperia, l’intrepidezza di Bartolomeo Pagano e le audaci scollature Lyda Borelli conquistarono l’immaginario operaio che solo durante la Grande Guerra (per l’imposta gravosa sugli ingressi voluta dall’erario allo scopo di sostenere l’industria bellica) prese un po’ le distanze dalle emozioni in celluloide. Nel dopoguerra il Moderno-Monginevro diventò "Brovetto", come i suoi proprietari, ma la gestione passò nelle mani di Ferdinando, il più cinefilo dei fratelli. Gli studios americani misero in crisi la produzione nostrana: la California approdò a Torino con i suoi vari Chaplin, Greta Garbo e Rodolfo Valentino, tutti a cavallo fra cinema muto e parola. Dal 1931 diverse persone si alternarono alla gestione del cinema, da Adelina Brovetto a Cesare Pasero, Giovanni Pizzio ed Ernesto Monferini. Quest’ultimo, lungimirante imprenditore di origini contadine, nel 1938 si lanciò in un’importante ristrutturazione per "renderlo più adatto e confortevole sotto tutti gli aspetti": gli abitanti di Borgo San Paolo erano ormai 90.000. Nei suoi progetti la sala diventò a ventaglio, le pareti vennero ricoperte di Eraclit fonico per migliorarne l’acustica. Gli architetti Luigi De Munari e Giorgio Caraccio riuscirono a risolvere con una facciata modernista l’angolo che nasceva dall’incrocio delle due vie, sostituendo la copertura in legno con il cemento armato. Non sarà l’entrata in guerra del Paese a svuotare le sale né i bombardamenti del novembre 1942 che distrussero parzialmente l’edificio interrompendone le proiezioni per due anni. La famiglia Monferini lo restituì al suo pubblico già nel 1944, abdicando solo nel 1974, quando Bruno e Lorenzo Ventavoli acquistarono l’Eliseo chiudendo l’ultimo anello di una catena intorno ai cinema che gestivano nel centro cittadino. Lo storico locale di Borgo San Paolo è sopravvissuto alla crisi degli anni Ottanta trasformandosi nella prima multisala d’Italia. Era il 1983; oggi l’Eliseo festeggia 90 di vita sotto il timone di Lorenzo Ventavoli, amministratore delegato di Circuito Cinema Torino, società che da un mese si è associata a Circuito Cinema s.r.l.

Intervista di Sonia Cenciotti e Silvana Sarcinella



Nessun commento:

Posta un commento