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domenica 24 marzo 2013

La Scuola Elementare Santorre di Santarosa a Torino




Deliberata nel 1914 la costruzione di un edificio scolastico, l’ingegnere comunale Camillo Dolza progetta un’ampia struttura con 48 aule, due palestre e diversi locali per direzione, insegnanti e bidelli. Il fabbricato ha pure un ampio sotterraneo con intercapedini e locali per cucina e dispensa. Tutti i locali sono dotati di un sistema di riscaldamento a vapore Il progetto prevede anche la dotazione di docce ma le difficili condizioni del mercato, segnate dalla crisi di inizio Novecento, suggeriscono di aspettare. L’edificio, inaugurato in forma solenne il 17 aprile 1921, si caratterizza per grandiosità di locali, abbondanza di aria e di luce e signorilità degli ambienti: le decorazioni ed i numerosi graffiti furono curate da Giulio Casanova, noto per il disegno dell’arredamento del treno reale e professore d’ornato all’Accademia Albertina, e dal pittore Baracchini. Gastone Guerrini realizzò i bassorilievi allegorici in cemento su modello dello scultore Giovanni Riva, autore fra l’altro della fontana Angelica di Piazza Solferino. Il corpo centrale dell’edificio fu successivamente ampliato con l’aggiunta di ali. Le superfici esterne sono abbellite con bassorilievi di putti, sorretti da basamenti con volute e teste leonine. Vi compare lo stemma della città con il toro rampante, incorniciato da elementi dell’art nouveau. Come in molti altri casi, compaiono cartigli con frasi e motti latini.
Intitolata a Santorre Santarosa (1783-1825, patriota e rivoluzionario), la scuola accoglie gli alunni che prima seguivano le lezioni in locali privati in via Luserna. Negli anni immediatamente successivi all’apertura si istituiscono scuole di canto, di ginnastica, giardinaggio, oltre a un corso di economia domestica e uno di “buona massaia”. Inoltre la Santorre crea una fanfara degli allievi che porta il nome di Giulio Battipaglia. Il patronato scolastico supporta circa 800 degli oltre 1000 allievi e consente di disporre di apparecchi per proiezioni fisse e cinematografiche educative. La scuola provvede anche ai bisogni della popolazione aprendo un doposcuola per i figli di operai, che conta 200 iscritti, e una scuola estiva. È sede inoltre di una biblioteca circolante municipale. Poco dopo l’apertura, alcune famiglie degli alunni chiedono, per motivi di distanza dalla scuola, di riaprire i locali della vecchia sede di via Luserna: il Comune concede l’istituzione della prima e della seconda elementare in quella che diviene ufficialmente la succursale. Il numero degli alunni è in continua crescita e si rende necessario l’affitto di altri locali privati in via Challant. La guerra segna pesantemente la scuola che riporta 12 locali interamente distrutti e 31 sinistrati. Dopo la ricostruzione la vita del Santorre continua a caratterizzarsi per l’alto numero di allievi che porta negli anni Sessanta ad avere una succursale in corso D’Albertis (dove poi verrà costruita l’elementare Dal Piaz) e nel decennio successivo una in via Berta 15 (attuale succursale della Salgari) e una seconda in via San Bernardino 13 con solo le classi dalla terza alla quinta. La scuola, situata al centro del quartiere, è sempre stata punto di riferimento per intere generazioni, vivendo gli eventi che si sono succeduti, le due guerre, la ricostruzione, lo sviluppo economico e la forte immigrazione. Il grande edificio scolastico della scuola "Santarosa" ospitò per diversi anni un Avviamento Professionale Femminile a tipo industriale. Alla fine della seconda guerra mondiale, la scuola superiore fu collocata nell’edificio stile ’900 di Corso Peschiera, e mantenne il nome della scuola in cui era stata ospitata per anni. L’edificio, che non ha mai abbandonato la sua funzione di sede scolastica, attualmente ospita le classi della scuola elementare.
Tratto da MuseoTorino e www.circolosantarosa.it/storia.html



La Stampa 6.7.1922
Il primo agosto si apriranno le scuole estive a cui saranno ammessi soltanto gli alunni e le alunne delle scuole civiche i quali abbiano frequentato nel’anno scolastico 1921-22 le classi 1,2,3,4 elementare
La Stampa 7.9.1943 
La scuola risulta tra quelle maggiormente danneggiate dai bombardamenti

La Stampa  18.8.1943
Devastazioni e crolli nei rioni popolari
 In via Montenegro alla scuola elementare Santorre Santarosa sono cadute due bombe una nella strada e l'altra nel cortile dalla parte di via Chiomante. Anche la scuola di avviamento G. Plana è stata raggiunta da spezzoni incendiari.  Per fortuna in via Chiomonte , via nel cortile della scuola Santorre Santarosa, all'angolo opposto ove è caduta la bomba, ha sede un raggruppamento dell'Unpa. Due squadre di primo intervento sono subito accorse a portare la loro valida opera. Anche la chiesa di San Bernardino è stata gravemente colpita e danneggiata. Nella chiesa, tenuta dai Padri Francescani, sono precipitate sette bombe incendiarie. Una è caduta nel giardino senza arrecare danni, ma le altre, purtroppo, hanno portato la distruzione nei punti ove sono scoppiate. Molte, dopo di avere perforato l'intero edificio, sono finite nel chiostro. Nella chiesa lo spostamento d'aria ha rovesciato i candelabri, i paramenti e tutti gli arredamenti dell'altare. L'Altissimo è stato portato via mentre ancora divampava l'incendio: anche se Esso fosse rimasto nel tabernacolo non avrebbe però subito danni, essendo la costruzione fatta in maniera di dare ogni sicurezza anche in caso di incendio o di crollo. Ai piani superiori una bomba incendiaria, ha colpito un magazzeno ove i Padri Francescani tenevano tutta la cera, i paramenti sacri, oggetti in bronzo. Nella notte stessa i frati hanno cercato di salvare il salvabile, riuscendo in gran parte ad evitare che le fiamme raggiungessero molti ricchissimi arredamenti. Il danno più grave è avvenuto nel fondo della chiesa dove l'organo, a 1500 canne, è andato completamente distrutto dalle fiamme. Anche i due mo. tori sono rimasti completamente carbonizzati. Delle canne più nessuna traccia: liquefatte. Padre Anacleto, organista della chiesa, ci ha mostrato con aria desolata ov'egli soleva sedersi davanti allo strumento: non vi è che un vasto buco nero. Il parroco della chiesa, padre Candido Viretti, si aggirava nel chiostro, seguito dai suoi fraticelli osservando smarrito la impressionante scena.

La Stampa 14.6.1957
Promossi  1530 su 1659


Ho frequentato la scuola dal 1957 al 1962. L'entrata dei maschi allora era in via Malta 2bis. Si accedeva attraverso un modesto atrio scuro ad un altro vano da cui si dipartivano tre corridoi, due di accesso alle varie aule e uno sulla destra terminante in una spaziosa palestra. Fu lì che nel mese di settembre 1957 fummo radunati per l'appello e l'assegnazione alle varie sezioni. Separati dalla sicura presenza materna vivevamo la prima dolorosa esperienza di un distacco. Il grembiule nero col fiocco azzurro era d'obbligo per i primi 3 anni poi sostituito da una maglietta blu con due pompom dello stesso colore, annodati al collo. La prima maestra fu la Chiarabaglio una donnina già avanti negli anni, tranquilla e dolce. In quarta classe non fu semplice il passaggio sotto la ferrea disciplina del Prof. Salvatore Vitanza, insegnante in congedo dall'esercito (un ex maggiore? così si diceva....): poco incline al sorriso esigeva ubbidienza assoluta e per imporla ricorreva a sfuriate verbali che ci lasciavano perplessi in quanto condite da colorite espressioni fino ad allora a noi sconosciute. Ho in mente ancora qualche nome Anderi, Cavallone, Varvello, Lovato, ....

anno scolastico 1957/58 Prima elementare

      La palestra

una classe al piano terra, oggi

giovedì 26 aprile 2012

Torino in guerra. I bombardamenti dell'agosto 1943

STAMPA MARTEDÌ' MERCOLEDÌ' 17-18 Agosto 1943


Anche questa volta l'incursione nemica ha preso in modo particolare una delle zone
più popolari della città. L'epicentro del bombardamento si può fissare attorno alla barriera di Nizza dove  parecchi colpi sono caduti nel recinto dell'Ospedale delle Molinette. Bombe di grossissimo calibro hanno devastato i giardini, scavando profonde buche. Un proiettile ha colpito in pieno la clinica di anatomia patologica facendo crollare tutto il padiglione e, particolare assolutamente pietoso, devastando gli impianti annessi alla camera mortuaria. Sei salme che ai trovavano ricoverate nelle celle frigorifere hanno subito l'estremo oltraggio dell'ira nemica. Fortunatamente nessun danno hanno avuto le persone. A questo proposito giova notare che ancora una volta è valsa la perfetta organizzazione con la quale il massimo nostro Istituto ospitaliero ha provveduto alla tutela di coloro che sono affidati alle sue cure. Come avviene ogni sera, ieri i malati che non possono reggersi in piedi, venivano per cura di speciali squadre, barellati fino nel rifugio scavato ad oltre dodici metri sotto terra. Qui le leggere barelle con il loro carico venivano disposte nelle cuccette su tre file sovrapposte ad un lato del rifugio. Non appena alla Direzione dell'Ospedale veniva segnalata l'imminenza dell'allarme si provvedeva a dare la sveglia a tutti i reparti cosicché al primo squillo di sirena la massa dei ricoverati, amorosamente assistita dal personale e dagli stessi sanitari poteva, attraverso le comode scale raggiungere il posto di sicurezza. Le grosse porte di ferro del peso di parecchi quintali venivano chiuse e sprangate, mentre entravano in funzione gli impianti per il condizionamento dell'aria. Nel sicuro rifugio nessuno di là sotto poteva sentire, non diciamo il rombo degli apparecchi, ma neppure il fragore della difesa antiaerea. Soltanto più tardi i ricoverati avevano l'impressione di un qualcosa che tremasse, che si sommuovesse nelle viscere stesse della terra. Era tutto. L'impianto medesimo di illuminazione continuava a funzionare e bastavano poche parole dei dirigenti per rassicurare ognuno. A pochi metri dal rifugio erano piombate, una dopo l'altra, le tre grosse bombe. Assieme a queste, gli aeroplani nemici avevano disseminato numerose marmitte incendiarie. Era al bagliore del fosforo acceso, congiunto a quello dei bengala che ancora stavano a mezz'aria, che le squadre di soccorso uscendo dalle loro garitte, davano un primo sguardo alla situazione. Fortunatamente nei luoghi colpiti non v'era anima viva. Un'altra bomba era scoppiata poco distante, tra il padiglione della clinica malattie mentali e quello dermosifilopatico. Entrambi gli stabili hanno riportato gravissimi danni. Ancora un proiettile cadeva poco lungi dalle Molinette, a ridosso della clinica di maternità. Anche qui per fortuna non si hanno a lamentare danni alle persone ma soltanto agli stabili e agli impianti. Era appena cessato il bombardamento che i dirigenti  dell'ospedale, primo fra tutti il grand'ufficiale Guerriero Ragazzoni, si portavano nella zona colpita e davano le prime istruzioni alle squadre di soccorso. E' stato anche gravemente e nuovamente colpito l'Ospedale Mauriziano UmbertoI, che già duramente aveva sofferto nelle precedenti incursioni ed ora riattivato, aveva ricominciato a funzionare in tutti i suoi servizi e con garanzia pei ricoverati di un solidissimo rifugio a quattordici metri di profondità e capace di qualche centinaio di persone. Stanotte parecchie bombe dirompenti hanno distrutto o semidistrutto infermerie e gallerie sovrastanti al rifugio dove erano raccolti al completo gli infermi assistiti da tutto il personale sanitario ed infermiere. Nelle prime ore del mattino S. Em. il Cardinale Fossati ha visitato l'Istituto recandosi sui luoghi maggiormente offesi e confortando con i malati con amorevoli parole. Percorrendo le zone sinistrate, troviamo che in regione Pozzo Strada una bomba dirompente è caduta in corso Italia davanti al n. 306 proprio sulle rotaie della tranvia di Rivoli. Una bomba di piccolo calibro che ha però interrotto i binari nel punto in cui è scoppiata. Stamane gli operai già stavano riattivando la linea. Sì calcola che nel pomeriggio la tranvia Torino-Rivoli possa nuovamente funzionare. Nella zona tutto attorno sono cadute altre piccole bombe dirompenti che non hanno fatto gravi danni perchè cadute in terreni rimossi. Presso via Fidia, al capolinea di corso Italia, la buca non è molto grossa, nessun danno hanno riportato la gelateria e il negozio di verdura a pochi metri. La bomba era andata infatti a finire in un campo di granoturco rompendo soltanto un muretto. Nessuna vittima attorno. Gli abitanti della zona fanno la coda all'unica fontana che getti acqua. Tutte le tubature dell'acqua potabile della zona sono infatti rotte. In corso Peschiera all'angolo con corso Racconigi due bombe incendiarie hanno colpito la staccionata dell'impresa Gazzera, una ditta che sta costruendo due rifugi nella località. L'operaio di guardia, il magazziniere Gerussi, si è prodigato fino all'arrivo dei Vigili del fuoco cercando di circoscrivere le fiamme. Sempre in corso Peschiera, nel viale davanti al n. 196, una bomba dirompente ha aperto una vastissima buca nel centro del viale stesso, portando la devastazione attorno, colpendo le case, abbattendo i pali della luce e gettando lo scompiglio. Dietro a questa località in via Ferrero 55 la casa già colpita nell'incursione di novembre è stata nuovamente investita da una grossa bomba cascata quasi nello stesso punto. Un nuovo squarcio ha devastato un muro perimetrale dirimpetto a via Frossasco. Il magazzino dove vengono depositati i carretti del vicino mercato rionale è stato investito in pieno dalla furia devastatrice. La casa fronteggiante quella segnata col numero 80, già colpita nell'incursione di novembre era stata completamente riattata, da un mese i muratori avevano ultimato i lavori, ma ora gli spezzoni lanciati dai bombardieri inglesi l’hanno nuovamente sforacchiata. Nessun ferito perchè tutti gli inquilini della casa andavano a rifugiarsi in altri ricoveri vicini. In via Montenegro alla scuola elementare Santorre Santarosa sono cadute due bombe una nella strada e l'altra nel cortile dalla parte di via Chiomonte. Anche la scuola di avviamento G. Plana è stata raggiunta da spezzoni incendiari. Per fortuna in via Chiomonte, nel cortile della scuola Santorre Santarosa, all'angolo opposto ove è caduta la bomba, ha sede un raggruppamento dell'Unpa. Due squadre di primo intervento sono subito accorse a portare la loro valida opera nelle due scuole colpite. Anche la chiesa di San Bernardino è stata gravemente colpita e danneggiata. Nella chiesa, tenuta dai Padri Francescani, sono precipitate sette bombe incendiarie. Una è caduta nel giardino senza arrecare danni, ma le altre, purtroppo, hanno portato la distruzione nei punti ove sono scoppiate. Molte, dopo dì avere perforato l'intero edificio, sono finite nel chiostro. Nella chiesa lo spostamento d'aria ha rovesciato i candelabri, i paramenti e tutti gli arredamenti dell'altare. L'Altissimo è stato portato via mentre ancora divampava l'incendio: anche se esso fosse rimasto nel tabernacolo, non avrebbe però subito danni, essendo questo costruito in maniera di dare ogni sicurezza anche in caso di incendio o di crollo. Ai piani superiori una bomba incendiaria ha colpito un magazzeno ove i Padri Francescani tenevano tutta la cera, i paramenti sacri, oggetti in bronzo. Nella notte stessa i frati hanno cercato di salvare il salvabile, riuscendo in gran parte ad evitare che le fiamme raggiungessero molti ricchissimi arredamenti. Il danno più grave è avvenuto nel fondo della chiesa dove l'organo, a 1500 canne, è andato completamente distrutto dalle fiamme. Anche i due motori sono rimasti completamente carbonizzati. Delle canne più nessuna traccia: liquefatte. Padre Anacleto, l'organista della chiesa, ci mostra con aria desolata ove egli soleva sedersi davanti atto strumento: non vi è che un vasto buco nero dove le fiamme stamane, alle 11, continuavano ancora a crepitare. Il parroco della chiesa, padre Candido Viretti, si aggirava nel chiostro, seguito dai suoi fraticelli contemplando la impressionante scena. In corso Racconigi 137, «no spezzone ha bucato il tetto di una casa e le fiamme sono divampate altissime. Gli inquilini sono saliti fino ai piani superiori a spegnere l'incendio. Erano in otto. In breve riuscivano a domare le fiamme che erano soltanto all'inizio della loro opera. Mentre scendevano, un più grave accidente li attendeva: le scale crollavano a causa dello spostamento di aria prodotto da una bomba caduta dall'altra parte del corso. Essi rimanevano così bloccati al primo piano e vi restavano per tutta la notte. Stamane alle 8 i pompieri li traevano in salvo con scale di fortuna. Il punto dove maggiormente è infuriata la devastazione è quello compreso fra corso Orbassano, corso Duca Abruzzi, corso Marsiglia, corso Mediterraneo. In questa zona ed in quelle adiacenti, sono cadute venticinque bombe dirompenti di grosso calibro che hanno arrecato gravissimi danni. I viali, le strade, le case, sembrano spazzate da un immane tifone che ha sconvolto la fisionomia del luogo. La gente vi si aggira cercando nelle macerie gli oggetti ancora salvabili. Alcune case, lievemente colpite nelle incursioni precedenti sono state colpite la notte scorsa. Gli edifici di corso Orbassano 69, 67, 65, 63 sono gravemente lesionati; quella contrassegnata col 63 e col 61, sono completamente rase al suolo. Gravemente colpite sono pure le case 59 e 57. Tutti i rifugi sono crollati, ma per fortuna gli abitanti della zona non usufruivano più già da un pezzo di questi ricoveri. In via Cassini all'angolo di via Rivolta, una bomba è caduta nel cortile proprio sul punto ove è ubicato il rifugio, squarciandolo. Anche qui nessuna vittima perchè gli inquilini si erano ricoverati altrove. In corso Parigi 50, una bomba dirompente di grosso calibro è caduta sul tetto, sfondandolo e svuotando l'edificio che contava cinque piani. La violenza dello scoppio è stata tale che nelle case prospicienti i muri sono stati letteralmente ridotti dagli spezzoni come una schiumarola. In via Nizza, all'altezza di via Calvo, una bomba, caduta nel mezzo della strada, ha prodotto una grossa buca, sbalzando tutt'attorno pietre e terriccio. Già alcuni uomini, armati di vanghe, provvedono a riempirla e a sgomberare la via. Poco distante un grave disastro si lamenta in via Grossi dove gli aviatori anglosassoni hanno sganciato micidiali ordign1 provocando gravi danni a case d'abitazione. Anche in corso Stupinigi, particolarmente all'angolo con corso Bramante, è passato l'uragano di ferro e di fuoco. La palazzina contrassegnata col n. 2 c stata investita dal terribile soffio: i muri sono mitragliati di schegge e porte e finestre e tegole sono volate sulla strada. In corso Stupinigi, all'altezza del n. 70 e 76, un albero di colossali dimensioni è caduto, ostruendo, in quel punto, il traffico. Sempre proseguendo sul medesimo corso, si assiste al miserando spettacolo delle case popolari fatte segno alla durissima offesa nemica. Una bomba ha colpito il marciapiede, ha sfondato il muro perimetrale: dallo squarcio si può spingere lo sguardo fin nelle cantine che fortunatamente non erano adibite a rifugio. In via Arquata 5, sempre nelle case popolari, gli inquilini e i passanti che avevano cercato riparo in quel ricovero, hanno trascorso drammatici momenti: un ordigno incendiario raggiungeva delle costruzioni di legname poste nel rifugio: le fiamme divampavano subito altissime e i poveretti dovevano uscire per non essere investiti dal fumo. Nella Latteria Moderna, che qià l'ultima volta era rimasta gravemente colpita, sono anche ieri notte cadute alcune bombe. Una giace ancora inesplosa nel cortile; l'altra, centrando in pieno l'annessa casa degli operai che guarda via Solero, ha infilato la tromba delle scale e ha provocato un'orrenda devastazione. In via Farina una bomba, non scoppiata subito, è esplosa più tardi, arrecando ingentissimi danni alla villetta presso la quale era stata sganciata. Un altro ordigno inesploso giace in via Spallanzani e anche qui il passaggio è impedito da un cordone di truppa. Pure in corso San Maurizio il nemico non ha risparmiato i suoi mezzi d'offesa: ordigni incendiari hanno colpito la casa d'abitazione annessa alla scuola Pierino Delpiano e il fuoco ha ben pretto assunto proporzioni notevolissime e solo dopo lunga ed aspra lotta ha potuto essere domato. Lo Stadio Comunale, ex Stadio Mussolini, è stato colpito da alcune bombe dirompenti cadute sulla tribuna del campo grande e nell'interno di quello atletico piccolo. I danni sono gravissimi. Altre bombe sono cadute nei pressi provocando larghe buche e rottura di condutture dell'acqua potabile. Altri gravissimi danni, sempre alle case di abitazione civile, sono stati provocati dalle bombe dirompenti ed incendiarie nella zona compresa fra via Rosmini, via Madama Cristina e via Argentero. Altre numerose bombe sono inesplose nel rione e poco distante. Bombe inesplose sono negli stabili di via Busca 7, via Varazze 8, via Canova 5, via Genova 39 e via Nizza 155. Una bomba di forte potenziale ha pure danneggiato la chiesa del Sacro Cuore di Gesù in via Nizza 54. Sono state infrante vetrate istoriate e tutto nell'interno è sconvolto. Anche nel Borgo Medioevale, già colpito in precedenti incursioni, una incendiaria ha distrutto il S.Giorgio mentre bombe dirompenti si sono abbattute poco lontano, sulla riva del Po. La Scuola Vittorino da Feltre è stata gravemente lesionata da un incendio che ha distrutto completamente i due piani superiori, mentre quelle municipali di via Fioccardo sono state lievemente lesionate. Altre dirompenti sono cadute in via Valeggio 9, via Caboto 36 e 38. nel vicolo Duca degli Abruzzi, in via S. Secondo 64 e 68, in corso N. Buonservigi 15 e 50, in via Amerigo Vespucci 42. Durante l'allarme, l'Eccellenza Comandante la Difesa territoriale si è recato successivamente sui luoghi colpiti dall'offesa nemica, per sollecitare e intensificare le opere di soccorso. Anche S. E. il Prefetto, accompagnato dal suo capo di Gabinetto dott. Savartano, si è recato, prima del cessato allarme, sui luoghi sinistrati.