giovedì 31 maggio 2012

Berlino, tra shopping e storia

Berlin, Shopping, Part one
Non ho un particolare interesse per gli accessori dell'abbigliamento. La borsa è sempre stata solo un semplice strumento per trasportare con me carte, PC, libri e appunti. Le borse TaUsche fino a due mesi fa mi erano sconosciute. In occasione di un viaggio a Berlino passeggiando in Prenzlauer Berg a nord di Friedrichstrasse, sono stato attirato dal chiarore di un luminoso abbagliante, di un negozio che recava all'entrata la scritta "Frühstück Mittag Abend". All'interno in semplici ripiani bianchi e su scaffali dello stesso colore erano esposte decine di borse o meglio di contenitori di plastica costituenti il pezzo base di una borsa su cui applicare tramite velcro dei flaps multicolori . In altre parole la borsa era da assemblare secondo i gusti del compratore. In realtà non ero capitato li per caso. Sulla Lonely Planet berlinese avevo letto: Le borse berlinesi Tausche sono pratiche, robuste ed eleganti. Hanno parti facilmente staccabili con cerniere: questione di un secondo. Le borse sono disponibili in sette misure a partire da EUR 40.00 , due alette incluse. Se volete aggiungere qualche aletta, la potete comprare separatamente, a seconda delle vostre esigenze: per infilarvi un portatile, una macchina fotografica, abiti da lavoro o pannolini per bambini. In breve rimasi ammaliato dai colori sgargianti delle borse TaUsche, modellate su di un poliestere antistrappo, multifunzionali, adatte a qualsiasi utilizzo dal tempo libero al lavoro. Mi ricordavano pure, nella varietà dei disegni dei flaps, le opere multicolori di Roy Lichtenstein ..... In più il malizioso gioco tra le parole Tasche (=borsa) e Tauschen (=cambiare), che mescolate producono appunto il TaUsche del marchio.

                     
Berlin, il viale di antiche memorie: Karl Marx Alle


Un bell'esempio di Zuckerbäckerstil, lo stile "a torta nuziale" tanto caro alle gerarchie centrali sovietiche, lo si può gustare lungo la lunghissima Karl-Marx-Allee. Vedere foto di archivio in bianco e nero come quella riprodotta qui sopra può suscitare nostalgie fuori luogo nei cultori della vecchia, puzzolente ma ormai patrimonio del mito, autovettura Trabant. Episodi sanguinosi hanno segnato, bombardamenti a parte, la sua storia, come nel giugno 1953 quando la rivolta di costruttori ed operai edili fu repressa nel sangue dai carri armati sovietici. Per decenni questo tipo di repressione violenta fu una costante (Ungheria, Cecoslovacchia). Stalin era morto pochi mesi prima e la neonata DDR non poteva permettersi in alcun modo che l'ordine imposto dal Cremlino fosse sovvertito, tanto più da forze genuinamente popolari...... In quel mese si udirono canti inneggianti alla morte del Comunismo e di "Lunga vita ad Eisenhower".  Le parate del Primo Maggio e la retorica del comunismo globale in breve seppellirono  i morti del '53.




Berlin, Shopping, Part two
Thaerstrasse è una via anonima, che nasce da una grande piazza a nord di Karl Marx Allee. All'inizio della strada c'è un piccolo negozio gestito da una signora che parla unicamente tedesco ma che cordialmente cerca  di comunicare a gesti ed espressioni. A metà strada tra negozio di rigattiere e modernariato qui sono conservate vere e propie reliquie del trentennio comunista. Muoversi all'interno del negozio è molto difficile, pile di oggetti sono accumulate in apparente disordine un poco dappertutto. Dietro una tenda in fondo c'è una stanza un piccola raccolta, pomposamente definito all'entrata museo, di oggettistica della vecchia DDR. La mia prima visita al negozio fu nel 2008, ora a distanza di 4 anni sono tornato spinto dalla curiosità. La proprietaria (ci esprimiamo a gesti e con frasi elementari) si occupa del negozio da più di 40 anni, ha iniziato molto giovane e adesso è stanca e forse chiuderà. Il marito che nel 2008 era a casa malato adesso non viene nominato, per delicatezza non approfondisco. Il mio limitato tedesco mi impedisce di chiedere cosa pensa di fare dei piccoli tesori custoditi nel retro. Il tempo di una foto e mi allontano pensando che fra 4 anni forse la troverò ancora affacendata a rovistare nel disordine delle pile di oggetti.

(ongoing, continua)

martedì 29 maggio 2012

Dresda luminosa



Ogni città comunica delle sensazioni. All'arrivo in una città, nelle prime ore di soggiorno quando ancora non abbiamo un'idea precisa delle vie, delle piazze e degli edifici che abbiamo solo studiato su di una guida prende forma quella che sarà l'impressione definitiva. Dresda è una città luminosa, allungata serenamente lungo l'Elba. La città reca ancora nelle pietre scure delle sue chiese e nei grandi spazi vuoti dove la ricostruzione non è ancora stata iniziata, 


i segni del terribile bombardamento del febbraio 1945. Il centro è meta di un intenso via vai di turisti ma basta attraversare il ponte di Augusto (l'Augustusbrucke), percorrere il grande viale chiuso al traffico dell'Hauptstrasse per arrivare nella Neustadt, il quartiere nuovo che ha conservato molto degli anni della DDR ma che si mostra molto vivace nell'offerta di locali per il tempo libero.
Un'idea superficiale di quello che la città riserva si puo' ricavare in poche ore. Il Neumarkt è la grande piazza in cui si emerge dal sottostante capiente parcheggio per auto. Subito appare la Frauenkirche che solo nel 2005, stante il disinteresse delle autorità della DDR, ha visto la fine della sua ricostruzione
Frauenkirche 1945

Verso Sud la piazza presenta un grandissimo cantiere recintato. In un angolo di esso in direzione dell' Altmarkt un piccolo spazio con panche e tavoli di legno offre una piacevolissima sosta gastronomica di mezzogiorno. Salsicce, birra ma soprattutto una zuppa (tipo Gulash) servita in piatto e preparata in una cucina da campo militare perfettamente attrezzata. L'anziano ristoratore non dispensa sorrisi nè cordialità ma è ugualmente piacevole fermarsi e  assaggiare per pochi euro un saporitissimo scampolo di cucina tedesca.

Tornando verso la Frauenkirche e volgendo le spalle alla chiesa si può provare quel senso di smarrimento che provoca la vista di una smisurata assenza: l'assenza di edifici causata dalla sciagurata impresa delle forze alleate nel '45. La ricostruzione, pur lenta, procede. I progetti sono esposti, purtroppo solo in tedesco, lungo tutta la recinzione metallica, eleganti schizzi colorati di quel che sarà. Il fiume comunque cosituisce una potente una calamita che attrae invariabilmente i passi del visitatore. Una pista ciclabile di decine (o centinaia?) di chilometri lo accompagna tra ville abbandonate, giardini e cantieri. Dresda scompare alla prima ansa larga del fiume, più nessun aguzzo campanile a tracciare l'inconfondibile skyline teutonica. Pedalando sulla comoda e solida bicicletta presa a nolo nei pressi della storica malerei Pfund, si passa innzi a defilate ville che hanno visto probabilmente i soggiorni, negli anni della DDR, di notabili inclini al lusso molto retrò e molto poco marxista. La decadenza è però visibile ovunque, la vegetazione copre e nasconde ma l'insieme del paesaggio è rilassante  e sereno. Il tardo pomeriggio nella città nuova somiglia alla molle atmosfera di Madrid, giovani seduti fuori dai caffé allungati su divani in vimini e poltrone sfatte, ragazzi che sfrecciano sulle bici e su tutto quel sole dalle ombre lunghe che annuncia la prima timida estate.


La visita alla Gemäldegalerie Neue Master, la mattina alle 10, quando ancora le truppe del turismo  organizzato indugiano sui pulmann, è un ritorno alle severe aule di pittura dell'800. E' un museo tradizionale piacevole nel suo vecchio modello espositivo, una serie infinita di sale comunicanti con luci opache e pavimenti in legno lucido. L'insieme ben si sposa al Vermeer della Donna con lettera o alla celebrata ma meno emozionante Madonna  Sistina che reca sul bordo inferiore gli odiosi angioletti che infestano da anni tazze, foulard, quadri, blocnotes e altri innumeri supporti. Dresda è luminosa nella bella stagione ma reca una malinconia sottile per la sua incompletezza. Dopo la guerra e le sue mutilazioni la città sembra essersi cristalizzata nella triste e mortifera ideologia del comunismo... Solo adesso è possibile cogliere una timida rinascita, le facciate dei palazzi si colorano, i volti delle persone conservano ancora una impalpabile ritrosia ma sorridono. Il che è sempre un bel segnale di speranza. Un po' come la figura in pietra del vegliardo sul tetto dell'Hofkirche che appoggiato ad un bastone volge il capo indietro ma ha il corpo proiettato risolutamente in avanti.

domenica 13 maggio 2012

Viaggio a Norimberga: maggio 2012



Le prime impressioni all'arrivo in città sono improntate ad una leggera delusione: il centro città, la città vecchia, porta ancora, anche se ormai invisibili i segni della guerra. Sono passati più di 60 anni, la ricostruzione delle case demolite (che furono circa il 90%) è ormai un ricordo lontano, eppure nei muri, nelle strade si percepisce un'atmosfera di posticcio, una sensazione di irrealtà che colpisce, ma forse è solo una questione di abitudine o il fastidio per le comitive che numerose affollano l'Altestadt nel giorno prefestivo..... Poi viene la domenica e qui la città sfodera improvvisamente tutto il suo fascino. E' sufficiente passeggiare lungo il Pegnitz affollato da papere e coppie di germani, attraversare il ponte Henkersteg che ricorda l'oscuro mestiere del boia che qui risiedeva su di minuscolo isolotto circondato dalle lente acque verdastre del fiume. Poco dopo, usciti dalle mura attraversando un quartiere residenziale di vecchie case immerse nel verde di giardini solo in apparenza trascurati, ci si può dirigere verso il St Joahnnis Friedhof cimitero in cui sono sepolti  Durer e Feuerbach, Anselm giurista e suo figlio Ludwig, filosofo. Anselm è ricordato per essersi a lungo interessato della vicenda di Kaspar Hauser e averne trattato la misteriosa vicenda in un libro. Il cimitero è un luogo suggestivo, con grandi lapidi in pietra grigia e porosa, posate sul terreno, rettangolari e massicce, con sopra la semplice iscrizione funeraria e quasi costantemente un magnifico vaso di violette. L'effetto visivo visto in lontananza è splendido. Nella stagione in cui ho visitato il cimitero le rose, per cui il luogo è famoso, non erano ancora in fiore. E' superfluo aggiungere che non è esposta nessuna immagine del defunto nè si rinvengono marmi o cappelle funerarie cinte da alluminio anodizzato. Scendendo a sud di nuovo oltre il Pegnitz si giunge in una ventina di minuti a quella che si può considerare una meta sufficiente a giustificare una visita alla città. E' il Palazzo di giustizia che racchiude la famosa Aula n° 600 in cui nel '45 del secolo scorso si svolse il processo ai criminali nazisti. Un'audioguida perfetta permette di percorrere nei minimi particolari tutte le tappe dalle premesse alla conclusione del grande processo. L'aula al primo piano, ha conservato nella semplicità dei legni e dell'ambientazione tutta l'atmosfera drammatica di quel lontano momento della storia in cui grazie ad una organizzazione semplare fu possibile condannare se non tutti, alcuni dei principali responsabili dei massacri nazisti. Nelle sale al secondo piano un lungo percorso con grandi pannelli informa dettagliatamente tutti, ma proprio tutti, i più importanti momenti del processo. Fuori, mentre camminavo nella penombra dell'allestimento, scrosciava una pioggia battente. Lungo le alte mura in mattoni dei cortili interni sembrava di essere tornati al settembre del '46 quando ai prigionieri era concessa l'ora d'aria rigidamente scandita da regolamenti severissimi. Dieci metri dovevano passare tra un prigioniero e l'altro, nessun contatto era permesso.... La visita riconcilia con la città di Norimberga, dissipa quella sensazione di lieve delusione cui accennavo all'inizio. La storia si è radicata tra queste mura e la città che ormai non esiste più, distrutta da un bombardamento bestiale si è idealmente di nuovo sovrapposta alla città nuova dandole un profondo senso di continuità.
"ll centro della città, in particolare la parte orientale, è stato distrutto. Il castello, il municipio, la maggior parte dele chiese e circa 2,000 case medievali furono incendiate. L'area di distruzione è estesa anche nella più moderna nord-orientale e meridionale e nel sud. Le fabbriche Siemens e le aree ferroviarie sono state gravemente danneggiate. 415 edifici industriali sono stati distrutti. E ' stato un quasi perfetto esempio di bombardamento a tappeto".
Questo è quanto si legge nel sito web del British Bomber Command della Royal Air Force anno 1945.
Ma continuiamo. Davanti alla stazione, ogni pochi minuti, parte un lunghissimo tram rosso con destinazione Dokuzentrum. Nove fermate di un viaggio piacevole tra ordinati viali e grandi spazi verdi. Appena scesi al capolinea, sulle sponde di un ameno specchio d'acqua, si para dinnanzi ai nostri occhi una muraglia convessa di blocchi di pietra che, all'angolo nord, fan spazio ad una breccia da cui si potende una struttura di acciaio tutta spigoli e vetro. E' uno dei residuati di quello che doveva essere la più velleitaria opera architettonica del secolo illuminato dall'orgoglio dell'ideale nazista. Opera faraonica mai portata a compimento, interrotta dall'inizio delle ostilità. Speer il grande architetto scampato per via di un istinto eccezionale, anni dopo, alla pena capitale fu l'artefice del progetto. In breve, il complesso consisteva di una vasta costruzione a ferro di cavallo, la Kongress Hall, circoscrivente un'arena al cui centro un grande palco avrebbe permesso a chiunque di fruire della vista del Fuhrer in occasione di riunioni o adunate celebrative, cosa di cui il nazismo fu sempre ghiotto. Poco lontano la Grosse Strasse larga 60 metri e lunga 2 chilometri sarebbe stata approntata per grandiose parate e sfilate al suono degli stivali battuti sulle grandi lastre quadrate di granito poste sul terreno. Rimane infine,  al di là del grande lago il Grosse Dutzenteich, lo Zepelinfeld una specie di stadio con gradinate, rimasto incompiuto. Tutte queste costruzioni volevano lastre di pietra e quel grigio ora immerso nel verde della vegetazione sembra assumere un carattere di lugubre presagio rivolto al male e alla distruzione della persona umana. Anche qui sulle rive del lago coppie di germani e paperelle bianche nuotano pigramente, molti fanno footing sulle rive, il sole si alterna oggi ad una pioggerella primaverile, tutto sembra lontano ma il pensiero va di continuo a Speer, a quello che concepì per la grandezza di un mostro e a tutti i segreti che la sua complessa personalità ha impedito anche ad acute studiose come Gitta sereny di penetrare. Il ritorno a passo veloce verso il tram che mi riporta all'Hauptbanhof è dominato dalla vista lontana dell'emicerchio della Kongress Hall, grigia pietra rivestita all'interno da migliaia di mattoni rossi. Tutto in questo immane edificio reca con sè un che di incompiuto e provvisorio ma anche di definitivo, l'espressione più tangibile della fine di un sogno.....