Piazza Madama Cristina, da sempre il cuore pulsante del
quartiere di San Salvario, fu teatro fin dalle origini a coloriti episodi di vita
cittadina, nel bene e nel male... Il mercato che fin dalla metà dell'800 ha animato la piazza, con le sue caratteristiche di luogo di incontro, di affari leciti e non, ha certamente contribuito ad alimentare gli episodi di cronaca. La riottosità degli ambulanti era una costante di molte notizie sempre concludentesi con trasferimenti in ospedale o in questura a seconda dei casi. Un altro elemento di instabilità era fornito dalle osterie e dalle cantine che si affacciavano sulla piazza: qui nascevano spesso, complici gli eccessi nel bere, liti e diverbi che vedevano nell'uso del coltello o del bastone il tragico epilogo. Bisogna dire che le cronache di fine '800 erano molto più attente di oggi a dare grande risalto a ogni fatterello che si discostasse dalla
tranquilla laboriosità della comunità del quartiere. Le notizie erano quasi
costantemente dei semplici trafiletti di una decina di righe in seconda o terza
pagina. L’occhio attento del cronista riusciva a sintetizzare in poche parole
drammi sociali molto spesso di povertà e malattia. E’ per esempio del 1885 la
notizia di un facchino 22enne che è vittima di un attacco epilettico in piazza.
Soccorso da una guardia urbana dichiara di essere digiuno da 30 ore: la stessa guardia provvede
a rifocillarlo in una vicina trattoria con pane minestra e vino. La stessa
notizia, questa volta con nome e cognome dello sventurato, si ripresenta due anni dopo: nuovamente in piazza il facchino
giace semi assiderato e affamato. Di nuovo una guardia lo soccorre e provvede
al pasto… La piazza era da molti
anni sede di un animato mercato di quartiere: la Stampa riporta la richiesta
dei commercianti di poter disporre di una tettoia come riparo dalle intemperie. Ma sette anni dopo la questione tettoia sembra ancora lungi dall'essere portata a compimento...Migliorano invece la viabilità e i collegamenti col centro città: un' ippoferrovia
da Porta Milano (Porta Palazzo) arriverà in piazza Madama per poi volgere verso
il Valentino. Nel mese di agosto 1878 un trafiletto riporta "Gioite abitanti di Piazza
Madama Cristina... Domani si aprirà la nuova linea di tramways che collegherà
Porta Palazzo con la piazza trasportandovi un'immensità di popolo!" Il tutto in 18 minuti al
costo di 10 centesimi. La cronaca nera rimane confinata a risse per motivi di
gelosia ("gelosia di donne" cita
l'articolo de La Stampa) o per liti familiari. Un "fabbro, laborioso e di
cuore" all'uscita da
un'osteria di Piazza Madama, viene alle mani col figlio Giuseppe accusato di
condurre una vita scostumata (pretendeva infatti di far vivere more uxorio nella famiglia d'origine la sua amante). Bastonato dal padre, Giuseppe, in evidente stato di
ubriachezza, risponde con una stilettata uccidendo il genitore ("rendendolo freddo
cadavere"). I traffici nel mercato non sono sempre onesti soprattutto
a livello igienico. Ma la polizia municipale veglia: Stamani sul mercato di Piazza
Madama Cristina vennero sequestrati e distrutti 30 poponi guasti. Benissimo! Il giorno successivo un'altra
notizia dello stesso tenore riporta la distruzione di ben 259 poponi immaturi o
guasti.. Siamo nel 1884. Le insidie alla morale pubblica non possono mancare
alla piazza. Al n. 4 si è insediata una casa di malaffare (proprietario tal
Crotta...) che suscita la vibrata protesta di molti inquilini e commercianti
disturbati dall'immorale via vai di clienti. La protesta sembra non avere
effetto alcuno se l’anno successivo nel 1889 una ventiduenne di mala vita tenta di fuggire gettandosi dalla
finestra ma riporta nella caduta gravi lesioni alla schiena. Nell'ultimo decennio il fenomeno della prostituzione sembra allargarsi in maniera preoccupante se nella rubrica "La valigia del Pubblico", un lettore si scaglia contro le veneri da strapazzo che popolano la piazza e che con i loro immondi schiamazzi non lasciano i residenti riposare in pace dalle fatiche giornaliere. I drammi si susseguono. Nel cortile
di un edificio al numero 3, è rinvenuto un feto di 5 mesi in un canaletto di
scolo delle acque nere. Piazza madama Cristina dispone di un servizio di vigilanza di guardie civiche attivo nelle ore di mercato: non è infrequente infatti il ricorso ai loro servizi visto il numero non piccolo di episodi di bastonature e accoltellamenti tra i frequentatori del luogo. In una lite all'uscita dalla cantina Campia al n.7 si ebbero nel 1892 ben 6 feriti, tra uomini e donne, fruttivendoli con i banchi sul mercato. Nel 1896 in piazza Madama c'erano i platani: lo si legge nel resoconto dei danni provocati da un uragano con grandine che si abbattè il 24 giugno sulla città: volarono lamiere di zinco della tettoia (finalmente costruita!) e alcuni alberi della piazza furono letteralmente denudati. Il nuovo secolo incalza ma la piazza non sembra cambiare abitudini.... il cuore pulsante di San Salvario ci regalerà ancora per tanti lustri drammi e vivaci quadri di vita popolare.
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domenica 30 aprile 2017
venerdì 6 luglio 2012
Le indagini del Maresciallo Odasso in Val di Susa: primavera estate del 1950. Il cadavere mummificato.
Venerdì 14 Luglio 1950 LA NUOVA STAMPA Anno VI Num. 166
Cadavere mummificato scoperto in montagna
Susa, 13 luglio. Una raccapricciante scoperta è stata fatta ieri da operai che lavoravano in località Pian Rocco, sui monti del comune di Bussoleno. Essi erano intenti ad effettuare uno scavo per l'installazione di una conduttura idraulica nel rifugio dell'UET in quella località, situata a circa 1400 metti sul livello del mare, quando uno degli operai urtava con il piccone un ostacolo e nel tirarlo si avvedeva che a una delle punte dell'attrezzo era rimasto attaccato un brandello di stoffa. Messo in sospetto da questo fatto, egli dava l'allarme e si procedeva quindi a scavare con precauzione. Sotto ai cauti colpi di piccone a poco a poco si rivelava la sagoma di un corpo umano e finalmente veniva alla luce il cadavere di un uomo ormai completamente mummificato, ricoperto dai brandelli di un abito grigioverde del tipo militare. Subito avvertiti, sul posto si portavano i carabinieri di Bussoleno che, al comando del maresciallo Odasso, iniziavano le indagini. Il sopralluogo del medico legale ha accertato che la morte, dovuta a ferita d’arma da fuoco, risale a cinque sei anni. Circa le cause che hanno determinato la morte di quell’ignoto individuo a tutta primasi avanzò l’ipotesi trattarsi di una tragedia collegata ad un episodi odi espatrio clandestino di emigranti, che appunti alcuni anni fa era molto attivo nella zona. Successivamente però pare che l’Autorità inquirente esaminando attentamente i brandelli dell’abito si sia messa su un’altra traccia e sia propensa a credere che il cadavere sia quello di un militare russo che , dopo avere disertato dall’esercito nazista, si era arruolato con i partigiani operanti in valle di Susa. Dopo poco tempo però forse perchè ritenuto colpevole di spionaggio il disertaore sarebbe stato ucciso e occultato dai suoi stessi compagni. La salma è stata trasportata oggi nella camera mortuaria del cimitero di Bussoleno. Nel frattempo continuano le indagini per fare luce sull'oscuro fatto.
martedì 29 novembre 2011
Il mercato di Piazza Bodoni a Torino
IL MERCATO DI PIAZZA BODONI A TORINO
Il Mercato in Piazza Bodoni del 1866 è uno degli edifici maggiormente rappresentativi dell’architettura in ferro del Regno d’Italia. Progettato dagli ingegneri E. Pecco e C. Velasco su commissione del Comune torinese, occupava una superficie di 1932 mq e fu demolito nel 1924. Tra il 1864 e il 1866 fu costruita la tettoia da adibire allo smercio di latticini, pollame, frutta ed erbaggi, la cui struttura portante originariamente in ferro e legno fu debitamente mascherata all’esterno da una facciata in muratura secondo l’usanza del tempo. La pianta dell’edificio era quasi quadrata delle dimensioni di 42,30m per 45,60m con una parte centrale ottagonale coperta da una tettoia a cupola
Il problema dell’inadeguatezza del mercato di piazza Bodoni non tardò a farsi vivo. La mancanza di spazi favoriva il commercio abusivo. Un ordine municipale nel 1867 vietò la rivendita nelle vie e nelle piazze di frutta e verdura da parte degli ambulanti. Il provvedimento rispondeva a due ragioni, una di natura igienica (poter controllare più efficacemente la qualità della merce venduta), la seconda di tutela commerciale (non permettere una concorrenza dannosa nei confronti di chi pagava regolarmente la licenza per la vendita nel mercato coperto). L’abusivismo trovava però motivo nella scomodità che molti avevano, con l’estendersi della città, di recarsi in luoghi di vendita sempre più lontani. Era naturale quindi che gli abusivi, soprattutto donne, percorressero tutti i dintorni abitati per offrire la merce a domicilio o per strada. Le guardie municipali poi, nel loro lavoro di repressione, dovevano fare i conti con i cittadini che spesso venivano urtati e travolti dalle ceste delle urlanti rivenditrici in fuga, spettacolo assai poco decoroso
Da: La Stampa (5.8.1867) numero 177 pagina 2 Rivenditrici ambulanti
In forza d'un ordine municipale, che non è che la riproduzione di cento altri ordini identici,
la cui più o meno esatta esecuzione dipende dal maggior o minor zelo in proposito spiegato dalle Guardie municipali, s'inibivano le rivenditrici ambulanti di frutta, verdura, ecc., di esercitare il loro commercio nelle piazze e nelle vie, e ciò per due ragioni: la prima per misura igienica, affine di poter esercitare una efficace sorveglianza sulle derrate che si vendono; la seconda per togliere una dannosa concorrenza, alle venditrici stabili che pagano l'affitto al Municipio. L'ordinanza municipale sarebbe stata opportunissima qualora fossero sufficienti allo smercio di quei generi i locali a ciò assegnati: ma se prendiamo a cagion d'esempio la sezione di Borgonuovo, noi troviamo che il mercato di Piazza Bodoni non è sufficiente alle esigenze della popolazione, e vi si deve quindi supplire con altri locali per lo meno provvisori, finché non si sia autorizzato un altro luogo stabile di vendita a comodo della gente che da lontanissimi luoghi è costretta di andarvisi a provvedere. Quindi è naturale il sorgere e il perdurare di questo commercio abusivo, esercitato da donne che percorrono tutti i dintorni abitati, per recarsi a domicilio di coloro cui manca il tempo di far quelle lontanissime gite, o per offrire le loro mercanzie a chi percorre lo strade, e trova suo vantaggio di avere a tiro di mano ciò che gli bisogna per la provvista giornaliera. È poi ridicola, per non dire ributtante, quella lotta a mano armata — di cesti d'ogni dimensione — che ne consegue fra le guardie e le rivendugliole, — quella corsa au clocher per le strade, per le scale e pei vicoli, di cui sono sovente testimoni i passeggieri, con che gusto di chi ne viene urtato dai gomiti e dai cavagni di quelle irate fuggitive — Dio vel dica! So dunque si trovasse modo di conciliare queste quattro cose: la sorveglianza igienica; il diritto delle venditrici che pagano; il comodo dei cittadini che patirebbero disturbo dall'esclusione dalla piazza di quelle commercianti così ferocemente perseguitate; e per ultimo anche la decenza che non deve separarsi dall'esercizio, per parte di agenti del Municipio, delle loro funzioni, noi ne saremmo a quest'ultimo immensamente obbligati, e con noi il colto pubblico.
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