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domenica 3 maggio 2015

Il degrado della Tomba di Massimo d'Azeglio



La tomba di famiglia dei D'Azeglio situata nella PRIMA AMPLIAZIONE ARCATA 132, nel cimitero monumentale di Torino da tempo presenta al visitatore uno squallido spettacolo di degrado e incuria. Una lastra di vetro per di più velata da uno spesso strato di polvere, protegge il visitatore dalla caduta di intonaco e dalla precarietà delle lastre sepolcrali. Si leggono a fatica i nomi, oltre a quello di Massimo, del fratello Roberto e della di lui moglie Costanza Alfieri di Sostegno. In basso, una lastra scurita dal tempo, recita la disposizione testamentaria  per cui, contenendo il tumulo 18 persone, vi possono trovar sepoltura quelle allieve dell'Istituto dal Marchese istituito per orfane, che non avessero tomba propria. I loculi si sono tutti riempiti: l'ultimo ha accolto i resti di una maestra comunale morta a 84 anni.
Nel novembre del 1940 comunque la tomba era ancora in buone condizioni se era visitata regolarmente in occasione del giorno dei defunti, dalle autorità cittadine.

Di Massimo D'Azeglio vorrei citare la frase rivolta alla moglie Luisa Blondel, accorsa al suo capezzale negli ultimi momenti di vita. "Vedi, Luisa, come al solito.... quando tu arrivi, io parto...." Non fu un matrimonio tranquillo, vuoi per la gelosia eccessiva di Luisa, vuoi per gli atteggiamenti galanti di Massimo verso le numerose fanciulle che lo circondavano Massimo comunque confessò al fratello Roberto e all'amico Tommaso Grossi che mai era stato infedele a Luisa in tutti gli anni della loro vita coniugale.


L’ultimo discendente della famiglia D'Azeglio fu Emanuele. In giro per l’Europa, bell’uomo, benvoluto da dame e damigelle, non si sposò mai e, in questo, buon gioco ebbe l’influenza materna. Molti erano gli ostacoli frapposti da Costanza al figlio, vuoi di ordine sociale, vuoi religioso, vuoi economico.

Lettera di Costanza al figlio Emanuele

18 luglio 1832 
Ti abbiamo amato molto quando eri bambino per la bontà che il tuo carattere annunciava e che sostituiva i doni della fantasia e della vivacità di spirito. Crescendo è avvenuto in te un cambiamento in negativo. La convivenza con tuo zio vi ha non poco contribuito: lui è mio fratello, ma tu sei mio figlio, e l’affetto che ho per te supera e deve superare di molto quello che nutro per lui e che mi permette di non nascondermi i suoi difetti. Lui li riscatta con molto spirito e istruzione, nonostante i quali è stato giudicato dal nostro ambiente in modo da non rendergli qui il soggiorno facile. Il mondo è un tribunale imparziale che giudica in ultima istanza: le decisioni sono irrevocabili. E’ soprattutto al debutto d’un giovane in società che lo si giudica per sempre in base alle impressioni ricevute. Sfortunato se esse sono sfavorevoli. Occorrono anni per cancellarle. L’aridità di cuore o egoismo è ciò che si perdona meno, chi non ama nessuno, non è amato da nessuno. La migliore dissimulazione e documenti è impotente a nascondere quel difetto che ogni istante rivela”

.....E’ tempo di cominciare a prendere la vita sul serio, vedi cosa ti resta di questa vita di passioni e di disordini, la salute compromessa, tanti brutti precedenti e più avanti le ragioni stesse della vita, reputazione, considerazione, carriera e fortuna messe in forse. Che triste ricompensa per tutte le nostre sollecitudini e speranze riposte in te.
(Brani tratti da "http://www.uciimtorino.it/costanzadazeglio/2_costanza_dazeglio.pdf" 

(in costruzione)

sabato 3 novembre 2012

Memorie di uomini sconosciuti: Michelangelo Torretta (aggiornamento ottobre 2023)


Il tutto è iniziato con un cartolina acquistata online. Come in altre occasioni si trattava di qualcuno vissuto a cavallo tra '800 e '900, prigioniero di guerra, e della sua corrispondenza dal campo di prigionia. La cartolina  mi aveva incuriosito perché la sua destinazione era Torino. E poi la grafia del mittente era curata, l'eloquio perfetto e gli accenni alle condizioni della vita da prigioniero, per quanto consentito dalla rigida censura austriaca (ma anche italiana), precisi e contenuti. Nell'arco di un mese sono riuscito ad acquisire venti, preziose, testimonianze di Michelangelo Torretta allora tenente degli alpini detenuto in un campo magiaro in territorio austriaco dal settembre 1917 a fine (la data di liberazione è oscura) 1918.
I destinatari sono vari: Marianna Torretta Carrera (la madre), Emilia e Lidia (le sorelle) e Luigi (il fratello)       


Ma per ricostruire la vicenda umana di Michelangelo Torretta bisogna partire dalla sconfitta di Caporetto a fine ottobre del 1917, evento che  segna i destini di molte persone. La prigionia di Torretta inizia il 7 novembre a pochi giorni dunque dalla disfatta dell'esercito italiano. Negli scritti dal campo di prigionia viene più volte citato il nome del colonnello Alliney che in effetti si ritrova in molte memorie belliche come comandante del 3° reggimento alpini, lo stesso cui appartiene il Torretta. Il rapporto di questi con l'Alliney è cordiale e sembra essere alla base del trattamento di favore di cui Michelangelo fruisce quando viene trasferito dal campo di Magymagyar a quello più confortevole di Felsösag. 
Sul web non esistono molti riferimenti al Torretta. Il necrologio della morte su La Stampa è del 27 aprile 1951

27 aprile 1951

E' deceduto ieri il Cav. Michelangelo Torretta

Capitano C. degli Alpini

Medaglia d'argento V. M. 1817

Ne danno il doloroso annuncio la moglie Lina Micca, le sorelle Emilia Piacenti e Lidia MarconCini, i cognati comm. avv. Griva, sen. prof. Marconcini, Micca, Arile e Ruatto; i nipoti Griva, Piacenti Franchi, Marconcini; parenti ed amici. I funerali avranno luogo sabato 28 alle ore 9, da via Giolitti 9.

Dall'annuncio si ricava che una delle sorelle, Lidia, andò in sposa al senatore Marconcini, uno dei fondatori del Partito Popolare e ultimo proprietario del Castello di Bruzolo, dove passò gran parte della sua vita.
Nelle 20 cartoline che racchiudono l'esperienza di Torretta nei campi di prigionia austriaci è ricorrente uno degli aspetti più tipici del prigioniero italiano detenuto oltre confine dopo Caporetto ovvero la sua dipendenza dall'invio di pacchi dalla madre patria, in ultima analisi dalla famiglia d'origine. Le richieste di oggetti comuni quali sapone, calze di lana, dentifricio e pane si uniscono a quelle più singolari di spazzole per la testa, grasso per scarpe, forbici da unghie, penne e portapenne, carta bianca o a quadretti che denotano una condizione di relativo benessere esistenziale pur nella condizione di prigionia. La monotonia e il vuoto delle lunghe giornate sembra assillare la condizione del prigioniero più dei disagi materiali pur presenti (freddo e vitto scadente). Spesso il rimprovero per il mancato ricevimento delle agognate e preziose sigarette, "il fumo", si fa perentorio pur nella forma garbata che è propria di Michelangelo. Il quale non dimentica, nella rampogna, di ricordare che è possibile acquistare sigarette a prezzo di esportazione quindi più convenienti! La salute del prigioniero è sempre buona nonostante un accenno, ripetuto, ad un passato di salute cagionevole. Non mancano nella corrispondenza delle annotazioni alla vita di ogni giorno. “Nel viaggio per recarci qui abbiamo racimolato un discreto numero di volumi che ora sono uno dei nostri migliori passatempi perché le giornate sono veramente eterne. Alla sera alle 9 sono sempre a letto e al mattino la sveglia è alle 7. Alle 8 colazione, una tazza di quasi caffè, alle 11,30 pranzo semolino e un pezzo di carne e un piatto di verdure” TRE RIGHE CENSURATE  “Ma animo. Avremo giorni migliori”. La liberazione con ogni probabilità avviene alla fine del 1918 (l'ultima missiva è del 22 settembre: in essa si rinnova la speranza di un rimpatrio imminente). Del dopo nulla è dato di sapere. Di sicuro c'è la promozione a Capitano da Tenente qual'era durante la prigionia.
E' nel cimitero di Torino che ho trovato la sua tomba. Si tratta sicuramente di lui in quanto le date corrispondono perfettamente. In una cartolina del 22 gennaio 1918 indirizzata alla madre  Marianna scrive infatti " Compio oggi 39 anni!" Di lui così abbiamo anche la memoria visiva, busto e viso rivolti a guardare di lato, un naso sottile e pronunciato sotto cui  è disegnata la linea curata dei baffetti, un mento aguzzo e un sorriso appena accennato.... Nessun altro familiare dei Torretta è sepolto nei cimiteri di Torino.

Cimitero Monumentale di Torino Campo L, scomparto 319, celletta 50