giovedì 1 novembre 2012

Brani di memoria II: Sion nel 1960

Sion è un luogo pieno di significati, nel mio sussidiario della memoria. Che in questa stagione 2012 la squadra locale di calcio abbia acquisito l'esperienza di una una vecchia gloria del football milanese, sport di cui peraltro mi disinteresso in somma misura, non fa che alimentare questo intermittente risveglio dei ricordi.  

Il caseggiato in cinquant'anni, è cambiato poco o nulla. Lì al terzo piano abitava mia sorella, fresca sposa di un nostro cugino, emigrata in Svizzera per cominciare la sua nuova vita nel 1960. Le mie trasferte in quel mondo che allora mi appariva poco comprensibile nella sua vastità, se non a volte addirittura ostile in alcune occasioni. Mia sorella, desiderosa di far uscire il fratello minore dallo stato abulico dell' infanzia, mi spingeva a familiarizzare con la realtà di tutti i giorni, spedendomi a comperare il pane. Mi ripetevo scendendo le scale "Bonjour, Madame. Une demie livre de pain s'il vous plait. Oppure "Cinq cent grammes de saucisson" imprecando per il fatto di dover pensare in termini di libbre e di grammi invece del familiare ettogrammo. In genere di fronte al negoziante, che nel ricordo mi sembra sempre che fosse molto più in alto di me come i macellai dietro i loro banchi  a Torino, tutto filava liscio ma c'erano volte in cui qualcuno mi rivolgeva una domanda cui io regolarmente non sapevo rispondere: costernazione e senso di inadeguatezza..... Ma Sion non era solo questo, era anche il senso della scoperta di abitudini, di luoghi, di paesaggi che mi apparivano per la prima volta, singolari, paurosi ed attraenti. E' pur vero che il mio mondo rimaneva circoscritto dall'incapacità fondamentale di comunicare con i miei simili, ma la ricchezza di immagini ed esperienze acquisite in quei soggiorni era un bagaglio emotivo che durava per mesi.
Mia sorella possedeva uno scaffale dove erano allineati libri e dischi, i primi quasi esclusivamente in francese che cominciavo faticosamente a masticare, i secondi edizioni per lo più tedesche della Deutsche Grammophon tra cui L'anello del Nibelungo e la Sinfonia del Nuovo Mondo per me, digiuno di cultura musicale, entusiasmanti scoperte. I pomeriggi d'estate erano lunghi e spesso ero solo in casa. Fuori sulla Rue de Lausanne scorreva il traffico: erano automobili molto diverse dalle Fiat conosciute a Torino. Simca Aronde, Renault Dauphine, Ford Taunus, Panhard, mi annotavo i nomi su di un taccuino ed elaboravo giochi basati sul numero di passaggi delle varie marche in strada. Le visite a piedi, oltre a quelle scontate nei supermercati cittadini (allora la realtà supermercato era da noi a Torino ancora sconosciuta, esistevano nel quartier San Paolo dei "bottegoni" ma il modello scaffali con casse multiple all'uscita non si era ancora visto) avevano come meta le due montagnole che movimentano la skyline di Sion: Tourbillon e Valère. Li in estate si tenevano le rappresentazioni di Son et Lumière con proiezioni di luci sulle mura del castello o della collegiata e narrazioni storiche. Ricordo ancora le sciabolate azzurrine o arancioni sulla pietra scabra degli edifici e i suoni piacevolmente drammatici, dei testi (di sicuro in francese) nulla. Sion durò una manciata di anni nella mia vita poi mia sorella si spostò ad ovest verso la grande città (Ginevra) ed io dimenticai per molto tempo quel mio primo approccio oltre confine. Vi sono tornato per curiosità l'anno scorso: il caseggiato in cui soggiornai è incredibilmente identico dopo più di 50 anni, stesso colore smortino, stessi materiali, cemento e plastica, persino stessi negozi al piano terra.... gli svizzeri in fatto di case (ma forse non solo) sono davvero dei grandi conservatori.   

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