martedì 8 ottobre 2013

Giovani di città

Lunedì ora di punta, verso sera, portici di corso Vittorio, il vecchio albergo Ligure chiuso da tempo.... gente che cammina veloce, un ragazzo incappucciato con i pinocchietti jeans sulle gambette pelose sta armeggiando con una bomboletta nera. Traccia dei simboli su di una porzione ancora integra di muro, creando svolazzi privi di senso. Deve essersi esercitato a lungo ed averne consumate di bombolette prima di arrivare al risultato che pian piano prende forma sul muro giallo Piemonte davanti a lui e al suo cappuccio grigio. In breve voilà.... l'opera è compiuta, il segno è una firma particolare, ma in verità ricorda una delle migliaia di tratti visti innumerevoli volte sui muri, della città creazioni banali e senza fantasia. Il ragazzo finisce, si volta e mostra il viso, un viso comune ma con occhi che mi colpiscono. In essi c'è un espressione vacua, indefinita, c'è la soddisfazione del "guizzo" che per alcuni secondi l'ha fatto emergere dalla sua infinita mediocrità. Mi è venuto da pensare allo sguardo ultraterreno di chi si è appena fatto una dose e sta volando verso il nulla dei paradisi artificiali.... Anche la scelta dell'ora e del posto indica l'esistenza di un bisogno da soddisfare immediatamente, irreprimibile ed imperioso. Il ragazzo non si distingue da uno dei suoi coetanei che ogni giorno imbrattano i muri della città, spinti da una disperata volontà di uscire dal nulla delle loro menti. Non si possono neanche definire writers: i writers, almeno, riescono a strutturare una linea di pensiero coerente con un ideale d'arte, attraverso l'immagine e la rappresentazione. Il nostro anonimo bombolettaro è invece espressione di un vuoto, di una esclusione dalla vita civile votata all'emarginazione. Non c'è nessun intento comunicativo non sostegno di un ideale sportivo (W Juve, a morte i Gobbi ecc) o politico/rivendicativo (Okkupa tutto! w la Palestina, NO TAV ecc) o amoroso/dichiarativo (Anna TI AMO, 6 la mia vita!! Rimanerai sempre nel mio cuore): qui c'è solo la solitaria proposta di una "firma" da mostrare per continuare ad esistere



Parte seconda
Ma perchè di notte, nelle aree pedonali i giovinetti sentono il bisogno di urlare come maiali scannati?
Non di parlare ad alta voce si tratta, ma di urlare frasi sconnesse, sghignazzi e convulse risate. Non può solo essere l'alto tasso alcolico di innumerevoli drink S alcolici, a creare questa trasformazione, ci devono essere ragioni più terra neve... Forse l'urlo serve a coprire la desolante mancanza di argomentazioni di chiara origine umana, per cui vien fuori il furore belluino dell'animale così simile a quello del raptus accoppiativo, quando la fregola della riproduzione ottenebra i sensi. Parlano infatti molto poco, ridono a dismisura e gridano. Alcune varianti sono i giovani con i segni del tifo calcistico : anche qui domina l'urlo, talora con cori inneggianti a squadre cittadine. Spesso la furia cova nel loro vagare notturno, rovesciano cassonetti, spaccano deflettori di auto in sosta o panchine. Anche qui una furia insensata, nata da anni di sottocultura in ambienti familiari degradati. Non c'è possibilità di redenzione, il loro destino la loro imbecille esistenza è segnata.....


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