martedì 29 maggio 2012

Dresda luminosa



Ogni città comunica delle sensazioni. All'arrivo in una città, nelle prime ore di soggiorno quando ancora non abbiamo un'idea precisa delle vie, delle piazze e degli edifici che abbiamo solo studiato su di una guida prende forma quella che sarà l'impressione definitiva. Dresda è una città luminosa, allungata serenamente lungo l'Elba. La città reca ancora nelle pietre scure delle sue chiese e nei grandi spazi vuoti dove la ricostruzione non è ancora stata iniziata, 


i segni del terribile bombardamento del febbraio 1945. Il centro è meta di un intenso via vai di turisti ma basta attraversare il ponte di Augusto (l'Augustusbrucke), percorrere il grande viale chiuso al traffico dell'Hauptstrasse per arrivare nella Neustadt, il quartiere nuovo che ha conservato molto degli anni della DDR ma che si mostra molto vivace nell'offerta di locali per il tempo libero.
Un'idea superficiale di quello che la città riserva si puo' ricavare in poche ore. Il Neumarkt è la grande piazza in cui si emerge dal sottostante capiente parcheggio per auto. Subito appare la Frauenkirche che solo nel 2005, stante il disinteresse delle autorità della DDR, ha visto la fine della sua ricostruzione
Frauenkirche 1945

Verso Sud la piazza presenta un grandissimo cantiere recintato. In un angolo di esso in direzione dell' Altmarkt un piccolo spazio con panche e tavoli di legno offre una piacevolissima sosta gastronomica di mezzogiorno. Salsicce, birra ma soprattutto una zuppa (tipo Gulash) servita in piatto e preparata in una cucina da campo militare perfettamente attrezzata. L'anziano ristoratore non dispensa sorrisi nè cordialità ma è ugualmente piacevole fermarsi e  assaggiare per pochi euro un saporitissimo scampolo di cucina tedesca.

Tornando verso la Frauenkirche e volgendo le spalle alla chiesa si può provare quel senso di smarrimento che provoca la vista di una smisurata assenza: l'assenza di edifici causata dalla sciagurata impresa delle forze alleate nel '45. La ricostruzione, pur lenta, procede. I progetti sono esposti, purtroppo solo in tedesco, lungo tutta la recinzione metallica, eleganti schizzi colorati di quel che sarà. Il fiume comunque cosituisce una potente una calamita che attrae invariabilmente i passi del visitatore. Una pista ciclabile di decine (o centinaia?) di chilometri lo accompagna tra ville abbandonate, giardini e cantieri. Dresda scompare alla prima ansa larga del fiume, più nessun aguzzo campanile a tracciare l'inconfondibile skyline teutonica. Pedalando sulla comoda e solida bicicletta presa a nolo nei pressi della storica malerei Pfund, si passa innzi a defilate ville che hanno visto probabilmente i soggiorni, negli anni della DDR, di notabili inclini al lusso molto retrò e molto poco marxista. La decadenza è però visibile ovunque, la vegetazione copre e nasconde ma l'insieme del paesaggio è rilassante  e sereno. Il tardo pomeriggio nella città nuova somiglia alla molle atmosfera di Madrid, giovani seduti fuori dai caffé allungati su divani in vimini e poltrone sfatte, ragazzi che sfrecciano sulle bici e su tutto quel sole dalle ombre lunghe che annuncia la prima timida estate.


La visita alla Gemäldegalerie Neue Master, la mattina alle 10, quando ancora le truppe del turismo  organizzato indugiano sui pulmann, è un ritorno alle severe aule di pittura dell'800. E' un museo tradizionale piacevole nel suo vecchio modello espositivo, una serie infinita di sale comunicanti con luci opache e pavimenti in legno lucido. L'insieme ben si sposa al Vermeer della Donna con lettera o alla celebrata ma meno emozionante Madonna  Sistina che reca sul bordo inferiore gli odiosi angioletti che infestano da anni tazze, foulard, quadri, blocnotes e altri innumeri supporti. Dresda è luminosa nella bella stagione ma reca una malinconia sottile per la sua incompletezza. Dopo la guerra e le sue mutilazioni la città sembra essersi cristalizzata nella triste e mortifera ideologia del comunismo... Solo adesso è possibile cogliere una timida rinascita, le facciate dei palazzi si colorano, i volti delle persone conservano ancora una impalpabile ritrosia ma sorridono. Il che è sempre un bel segnale di speranza. Un po' come la figura in pietra del vegliardo sul tetto dell'Hofkirche che appoggiato ad un bastone volge il capo indietro ma ha il corpo proiettato risolutamente in avanti.

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