domenica 13 maggio 2012

Viaggio a Norimberga: maggio 2012



Le prime impressioni all'arrivo in città sono improntate ad una leggera delusione: il centro città, la città vecchia, porta ancora, anche se ormai invisibili i segni della guerra. Sono passati più di 60 anni, la ricostruzione delle case demolite (che furono circa il 90%) è ormai un ricordo lontano, eppure nei muri, nelle strade si percepisce un'atmosfera di posticcio, una sensazione di irrealtà che colpisce, ma forse è solo una questione di abitudine o il fastidio per le comitive che numerose affollano l'Altestadt nel giorno prefestivo..... Poi viene la domenica e qui la città sfodera improvvisamente tutto il suo fascino. E' sufficiente passeggiare lungo il Pegnitz affollato da papere e coppie di germani, attraversare il ponte Henkersteg che ricorda l'oscuro mestiere del boia che qui risiedeva su di minuscolo isolotto circondato dalle lente acque verdastre del fiume. Poco dopo, usciti dalle mura attraversando un quartiere residenziale di vecchie case immerse nel verde di giardini solo in apparenza trascurati, ci si può dirigere verso il St Joahnnis Friedhof cimitero in cui sono sepolti  Durer e Feuerbach, Anselm giurista e suo figlio Ludwig, filosofo. Anselm è ricordato per essersi a lungo interessato della vicenda di Kaspar Hauser e averne trattato la misteriosa vicenda in un libro. Il cimitero è un luogo suggestivo, con grandi lapidi in pietra grigia e porosa, posate sul terreno, rettangolari e massicce, con sopra la semplice iscrizione funeraria e quasi costantemente un magnifico vaso di violette. L'effetto visivo visto in lontananza è splendido. Nella stagione in cui ho visitato il cimitero le rose, per cui il luogo è famoso, non erano ancora in fiore. E' superfluo aggiungere che non è esposta nessuna immagine del defunto nè si rinvengono marmi o cappelle funerarie cinte da alluminio anodizzato. Scendendo a sud di nuovo oltre il Pegnitz si giunge in una ventina di minuti a quella che si può considerare una meta sufficiente a giustificare una visita alla città. E' il Palazzo di giustizia che racchiude la famosa Aula n° 600 in cui nel '45 del secolo scorso si svolse il processo ai criminali nazisti. Un'audioguida perfetta permette di percorrere nei minimi particolari tutte le tappe dalle premesse alla conclusione del grande processo. L'aula al primo piano, ha conservato nella semplicità dei legni e dell'ambientazione tutta l'atmosfera drammatica di quel lontano momento della storia in cui grazie ad una organizzazione semplare fu possibile condannare se non tutti, alcuni dei principali responsabili dei massacri nazisti. Nelle sale al secondo piano un lungo percorso con grandi pannelli informa dettagliatamente tutti, ma proprio tutti, i più importanti momenti del processo. Fuori, mentre camminavo nella penombra dell'allestimento, scrosciava una pioggia battente. Lungo le alte mura in mattoni dei cortili interni sembrava di essere tornati al settembre del '46 quando ai prigionieri era concessa l'ora d'aria rigidamente scandita da regolamenti severissimi. Dieci metri dovevano passare tra un prigioniero e l'altro, nessun contatto era permesso.... La visita riconcilia con la città di Norimberga, dissipa quella sensazione di lieve delusione cui accennavo all'inizio. La storia si è radicata tra queste mura e la città che ormai non esiste più, distrutta da un bombardamento bestiale si è idealmente di nuovo sovrapposta alla città nuova dandole un profondo senso di continuità.
"ll centro della città, in particolare la parte orientale, è stato distrutto. Il castello, il municipio, la maggior parte dele chiese e circa 2,000 case medievali furono incendiate. L'area di distruzione è estesa anche nella più moderna nord-orientale e meridionale e nel sud. Le fabbriche Siemens e le aree ferroviarie sono state gravemente danneggiate. 415 edifici industriali sono stati distrutti. E ' stato un quasi perfetto esempio di bombardamento a tappeto".
Questo è quanto si legge nel sito web del British Bomber Command della Royal Air Force anno 1945.
Ma continuiamo. Davanti alla stazione, ogni pochi minuti, parte un lunghissimo tram rosso con destinazione Dokuzentrum. Nove fermate di un viaggio piacevole tra ordinati viali e grandi spazi verdi. Appena scesi al capolinea, sulle sponde di un ameno specchio d'acqua, si para dinnanzi ai nostri occhi una muraglia convessa di blocchi di pietra che, all'angolo nord, fan spazio ad una breccia da cui si potende una struttura di acciaio tutta spigoli e vetro. E' uno dei residuati di quello che doveva essere la più velleitaria opera architettonica del secolo illuminato dall'orgoglio dell'ideale nazista. Opera faraonica mai portata a compimento, interrotta dall'inizio delle ostilità. Speer il grande architetto scampato per via di un istinto eccezionale, anni dopo, alla pena capitale fu l'artefice del progetto. In breve, il complesso consisteva di una vasta costruzione a ferro di cavallo, la Kongress Hall, circoscrivente un'arena al cui centro un grande palco avrebbe permesso a chiunque di fruire della vista del Fuhrer in occasione di riunioni o adunate celebrative, cosa di cui il nazismo fu sempre ghiotto. Poco lontano la Grosse Strasse larga 60 metri e lunga 2 chilometri sarebbe stata approntata per grandiose parate e sfilate al suono degli stivali battuti sulle grandi lastre quadrate di granito poste sul terreno. Rimane infine,  al di là del grande lago il Grosse Dutzenteich, lo Zepelinfeld una specie di stadio con gradinate, rimasto incompiuto. Tutte queste costruzioni volevano lastre di pietra e quel grigio ora immerso nel verde della vegetazione sembra assumere un carattere di lugubre presagio rivolto al male e alla distruzione della persona umana. Anche qui sulle rive del lago coppie di germani e paperelle bianche nuotano pigramente, molti fanno footing sulle rive, il sole si alterna oggi ad una pioggerella primaverile, tutto sembra lontano ma il pensiero va di continuo a Speer, a quello che concepì per la grandezza di un mostro e a tutti i segreti che la sua complessa personalità ha impedito anche ad acute studiose come Gitta sereny di penetrare. Il ritorno a passo veloce verso il tram che mi riporta all'Hauptbanhof è dominato dalla vista lontana dell'emicerchio della Kongress Hall, grigia pietra rivestita all'interno da migliaia di mattoni rossi. Tutto in questo immane edificio reca con sè un che di incompiuto e provvisorio ma anche di definitivo, l'espressione più tangibile della fine di un sogno.....


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