venerdì 14 settembre 2012

Walter Bonatti e la clinica romana

Mentre il treno sotto una pioggia battente mi porta a Napoli leggo su La Stampa del 13 settembre l'articolo sulla vicenda umana di Walter Bonatti morto un anno fa dopo lunga malattia. In esso viene riportata l'uscita imminente del libro della sua compagna "Una vita libera" in cui, tra l'altro, si raccontano gli ultimi momenti della vita del grande scalatore in una clinica privata romana. Lei allontanata dal letto di morte perchè non regolarmente coniugata, lui in agonia per un cancro terminale rianimato contro ogni logica da medici disumani che ognuno di noi si augura di non incontrare mai nella vita. Sembra un racconto di fantascienza ambientato in una società futura che ha perso ogni pietà verso la sofferenza, popolata da cinici esecutori di una scienza medica senza più umanità ed invece siamo nel 2011 in una clinica romana privata con medici che vengono pagati per curare ed alleviare (ci si augurerebbe) le sofferenze di chi non ha più speranze di vita. L'articolo in sè riporta scene riferite dalla Podestà sconvolgenti, come quella del medico che continua ad ossigenare Bonatti già defunto. Neanche la cinica freddezza del Dott Tersilli sarebbe arrivata a tanto. Non conosciamo il nome della clinica romana nè del medico che con diligenza tenta di resuscitare un morto, peccato.

Dal Sole24 Ore del 13 settembre 2012


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