domenica 26 agosto 2012

1952: quando l'ideologia rende ciechi.... Beppe Fenoglio e Davide Lajolo

L'ideologia quando non è posta al servizio di un attento autocontrollo può far compiere ad uomini peraltro intelligenti ed onesti degli errori molto imbarazzanti. E imbarazzante fu nel 1952 lo spietato giudizio, vera condanna morale e di contenuti, che Davide Lajolo espresse sull'opera fenogliana I ventitrè giorni della città d'Alba sulle pagine dell'Unità. Imbarazzante perché mossa dal furore sacro dell'ideologia appunto resistenziale. E' pur vero che in quegli anni la mitologia del buon partigiano non era sottoposta a nessun tipo di critica o di seria analisi storica, stupisce tuttavia la ferocia dell'articolo del critico di Vinchio: lo scrittore di Alba lavorava in un'azienda vinicola, Lajolo arrivò a mettere in dubbio l'onestà commerciale di Fenoglio chiedendosi se "questo mestiere lo esercitava onestamente o vendeva vino annacquato...". Solo la sacra fiamma dell' ideologia (fiamma che ha bruciato proprio in quegli anni così tante persone) può annullare l'intelligenza di un direttore di giornale colto e stimato come Lajolo. Rimando alla bella pagina di Ferrero per ulteriori approfondimenti.


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