venerdì 14 agosto 2020

One Night Hotel. Gli alberghi di una notte. Esperienze di viaggio.

 Ho chiamato così quegli hotel che nei miei viaggi mi hanno accolto per una notte sola, in giro per l’Europa, durante viaggi di trasferimento verso il luogo o paese di vacanza. Sono hotel situati  nei pressi di una grande via di comunicazione, in genere un’autostrada facilmente e rapidamente raggiungibili quando la stanchezza della guida diventa fastidiosa. Non li ho, da tempo, mai scelti a caso, perché devono rispondere ad L uno requisiti di base: poco costosi, con colazione inclusa nel prezzo, un minimo accoglienti e non posti in grandi centri urbani. Tutte queste prerogative le puoi selezionare solo mettendoti pazientemente al computer e cercando in siti come Booking o Trivago quello che meglio risponde alle tue esigenze. Negli ultimi anni, cosÌ facendo, ho potuto usufruire di sistemazioni adeguate senza spendere grandi cifre. L’ultimo ONH della serie in ordine di tempo è stato un hotel frequentato da camionisti poco dopo Firenze posto a poco meno di metà strada tra Torino e Agropoli. Entrato in camera ho percepito l’odore dolciastro di disinfettante che in tempi di Covid viene usato un po’ ovunque sulle suppellettili per igienizzarle. La stanza presentava l’anonimato tipico di questo hotel. In questo caso comodini, luci, armadio mi riportavano ad una asettica rappresentazione degli anni ‘50. Nessun tentativo di abbellimento, tutto attentamente studiato per offrire il minimo confort al viaggiatore distratto che vuole solo mettersi a letto il più presto possibile per ripartire la mattina dopo all'alba. Lo squallore contenuto dell’ambiente comunque non disturba più che tanto in questi casi. Conta unicamente la pulizia, l’assenza di rumori esterni che disturbino l’addormentamento. Sono tollerati lontani rumori dì sciacquoni di altre stanze che in un certo senso danno un senso di sicurezza significando che al di là delle bianche pareti la vita continua, che persone assorte nei loro pensieri, fanno gli stessi gesti tuoi prima di scostare le lenzuola e giacere ad occhi aperti nel buio in attesa del sonno. Non sempre è stato tutto così tranquillo e riposante. Anni fa giunsi  di notte alla periferia di Terragona sudato e stanco per i mille e passa chilometri fatti nell’illusorio proposito di giungere all’imbarco di Cadice per il Marocco in un trasferimento non stop. Con me mia moglie e mio figlio. Questa volte la scelta dell’hotel fu affidata al caso. Non esisteva possibilità di scelta vista la stagione un agosto caldissimo che spingeva ogni sorta di villeggianti ad affollare ogni più squallido tugurio. Questo lontano nel ricordo hotel era in via della periferia della località spagnola, dove enormi condomini, edifici di ogni tipo e condizione trasmettevano un idea immediata di soffocante disperazione che il bianco predominate delle mura non attenuava anzi. Tutto quel biancore mi riportò alla mente le lezioni di un estroso professore al liceo che con tono scanzonato sciorinava tutti i significati celati nei colori usati da Mallarmé nelle poesie. Il bianco in particolare ( il collo del cigno che si distende) stava a simboleggiare l’angoscia della sterilità creativa... Strani pensieri, certo solo fulminee associazioni mentre pagavo in anticipo la topaia del primo piano che ci avrebbe dato un illusorio riposo. Ma questa di Terragona fu un’eccezione legata all’inesperienza e alla improvvisazione. In quegli anni internet non era ancora disponibile e per reperire un hotel dovevi affidarti alle incerte indicazioni delle Guide Rosse Michelin che volavano alto e non aiutavano certo chi volesse spendere poco. Un buon ricordo è quello dell’hotel di Sofia scelto per spezzare il viaggio da Istanbul. O quello nei pressi di Linz in Austria situato in una stazione di servizio isolata nella campagna. Stanza grande, igiene perfetta, tutti i confort. Vienna ci aspettava il giorno seguente. Sempre nel viaggio a Istanbul conserva ancora adesso un piccolo fascino la tappa a Paracin nel cuore della Serbia, non lontano dalla capitale. Vi giungemmo a fine pomeriggio quando il sole allunga le ombre con un bel colore rosato e attenua le brutture operate dall’uomo. Paracin è un polo industriale. Di lontano, lasciata la superstrada che da Belgrado si dirige verso l’estremo sud del paese, lo Sky Line è costituito da ciminiere di complessi siderurgici e dalla forma inconfondibile a ziggurat del nostro hotel il Petrus. Peraltro la silhouette ricorda anche un vero e proprio carciofo alla romana.... La sistemazione incarnò i principi base di questo tipo di hotel che sto raccontando. Economicità (42 euro), interni spartani dove le pareti con cemento a vista (anche all’interno della stanza) trasmettono un idea di provvisorietà immanente, arredi ridotti all'essenziale. La colazione, la mattina seguente, fu talmente esigua e povera che ci indusse ad una partenza veloce senza elevare nessuna protesta ai distratti e imperturbabili impiegati della reception. Nonostante tutto l’hotel di Paracin non è relegato tra i peggiori alberghi che negli anni ebbi modo di frequentare. 


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