domenica 8 aprile 2012

Prigionieri di guerra. Il Campo di Milowitz

Il Lager boemo di Milowitz ospitò almeno ventimila prigionieri di diverse nazionalità, tra cui molti  italiani: da un documento del 10 gennaio 1918 risulta che erano presenti ben 15.363 prigionieri italiani. Era un immensa distesa di baracche nere prive di luce e riscaldamento. In inverno le temperature scendevano sempre abbondantemente sotto lo zero. Le condizioni di vita all'interno del campo diventarono ben presto terribili. Non esisteva solidarietà tra i prigionieri. I furti erano all’ordine del giorno. I lavori cui erano costretti i prigionieri erano pesanti come la raccolta di legna sepolta sotto terra ghiacciata. Le cause di morte furono polmonite, enterite, tubercolosi e soprattutto edema, termine generico per indicare lo stato estremo della denutrizione. Alle scarse scorte alimentari somministrate dagli austro/ungarici ai prigionieri quasi mai si aggiungevano i viveri che per accordi internazionali avrebbero dovuto giungere dall’Italia. Nei primi mesi del 1918 il tasso di mortalità fu così alto da provocare un interpellanza alla Camera austriaca che portò alla sostituzione del direttore dell’ospedale del campo.
L'alto tasso di mortalità dei prigionieri italiani, nove volte superiore a quello dei prigionieri austroungarici in Italia, è da attribuire in primo luogo alla decisione del governo italiano di non inviare loro cibarie e altri generi di prima necessità. Per Francia e Inghilterra l'invio di tali merci ai soldati detenuti nei campi di prigionia austro tedeschi era divenuto normale pratica dalla fine del 1914, quando gli Imperi Centrali, in risposta al blocco economico imposto dalla Triplice Intesa, avevano annunciato che avrebbero declinato qualsiasi responsabilità riguardo il mantenimento dei prigionieri di guerra. Il governo italiano trattò i prigionieri di guerra italiani come traditori e codardi. Alla Croce Rossa fu consentito di inviare pacchi con generi di prima necessità solamente agli ufficiali. Gli altri prigionieri, la stragrande maggioranza, dovettero fare affidamento sui pacchi che ricevevano dalle rispettive famiglie. Questo sostegno, tuttavia, si rivelò del tutto insufficiente: sia a causa della povertà che imperversava sul fronte interno italiano sia per il disinteresse del nostro governo che in nessun modo si adoperò per facilitare questi invii. I disastrosi effetti della politica di Roma nei confronti dei soldati italiani in cattività divennero particolarmente evidenti dopo la rovinosa sconfitta di Caporetto, quando 300.000 prigionieri di guerra affollarono i campi in Austria e in Germania.

modificato da http://www.picocavalieri.org/pubblicazioni_altre/Strage_di_Milovice.pdf


Le tre cartoline postali del Prigioniero di Guerra Luigi Cevrero sembrano contraddire le reali condizioni di vita degli internati nel Campo di Milowitz. Non devono però ingannare frasi come "Sto bene..." o il tono discorsivo e rassicurante delle missive. La censura, soprattutto di parte italiana, era sempre attentissima ad evitare che filtrassero notizie di disagio o protesta da parte di persone come i Prigionieri di Guerra che per principio erano sempre sospettati di essere dei disertori



All’Ill.ma Sig.na Cevrero Maria Insegnante Chianoc.
Testo: 24.7.1918 Carissimi Ricevo ora la vostra cartolina in data 12.4. Denari non ne ho ancora ricevuto, perciò non speditene più, abonatemi anche alla croce rossa di Novara, mandatemi anche sigari toscani, nei due primi pacchi ne metete 25 per ciascuno ben nell’interno, riso farina semola cacio lardo, filo sapone sale Tanti saluti e baci


All’Ill.ma Sig.na Cevrero Maria Insegnante Chianoc.
Testo: 1.8.1918. Carissimi Denari non ne ho ricevuti nessuni, perciò non speditene più,  nei due primi pacchi meteteci 25 sigari ben nell’interno e in modo che non si guastino è più conveniente, riso, lardo farina di frumento e semola, cacio, cacio, cacio, salame, sapone latte latte, latte condensato, ciocolato ne ricevono quasi tutti spedito dai comitati stessi, perché ne ho ricervuto 5 di pane, 3 misti, abonatemi anche alla croce rossa di Novara. Sto bene spero di voialtri tutti, saluti aff.

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