domenica 4 dicembre 2011

Donne del nostro passato: Maddalena Rumiana

 Ho tratto questa storia da un testo di Giuseppe Regaldi pubblicato nel 1858 da La Rivista Contemporanea. E' una storia di stregoneria che si svolge nel Val Susa agli inizi 600.....  
Nasceva la Maddalena Rumiana nella valle di Oulx intorno alla metà del secolo decimosesto, e condottasi a Giaglione, non si conosce in qual anno, si maritò ad un tale Rumiano, che, morto, non le lasciò altro retaggio che il nome.
Inoltrata negli anni, vedova e povera, traeva la misera vita senza trovare chi la confortasse, perchè in Giaglione era tenuta straniera, ondechè il rozzo popolo la fece segno a scherni ed accuse, e dichiaratala strega, a provarla tale non tardò ad inventare argomenti di ogni sorta. Perlaqualcosa non è maraviglia se le sciagure che travagliavano il villaggio, sia per influenza di atmosfera o per altra causa qualunque, fossero tosto attribuite alle sue malìe. Nembi, folgori, gragnuole, carestie, disastri di pastori, mortalità di armenti, i mali della natura e dell'umanità, si dicevano spesso opera de' suoi tremendi scongiuri. Guai se una casa già mezzo scassinata dagli anni cadeva in rovina! tosto se ne accagionava la Maddalena, che alcuni mesi addietro erasi ricoverata sotto la tettoia. E se mai una sposa sconcia vasi, si diceva che la infelice, una domenica entrando in chiesa, s' era imbattuta nella maliarda, che l'aveva sinistramente affatturata. Crebbero le calunnie a dismisura, e i maligni, di cui non è mai penuria, sobillando e infiammando la moltitudine, la trassero a denunciare la Maddalena Rumiana innanzi al Santo Uffizio siccome tenutta per stregha et mascha dalla pubblica voce et fama.
I padri dell'Inquisizione colsero quest'opportunità per ostentare il loro zelo a gloria della cattolica fede, e tosto ai loro cenni la strega della valle di Oulx, tolta dall' innocente tugurio, venne imprigionata a Susa, indi tratta innanzi ai padri inquisitori. Dove oggi in Susa è il Collegio, nel principio del secolo decimosettimo sorgeva il carcere e il tribunale della santa Inquisizione. Colà fu interrogata la nostra Maddalena che, innocente come era, negò, e della sua onesta vita richiese a testimonio il proprio parroco, il quale, con coraggio non comune in que' tempi, dichiarò per iscritto come l'accusata fosse donna dabbene e devota, dandone frequenti prove coll'accostarsi ai sacramenti della Penitenza e dell'Eucaristia. Testimonianze che a nulla valsero, imperocchè gli esaminatori, che volevano ad ogni costo strapparle di bocca ciò che essi chiamavano la verità, le ingiunsero di non perfidiare più oltre sub poena funis. E accoppiando l'ipocrisia colla ferocia, sotto colore di umanità promisero di usar misericordia verso di lei, quando avesse confessato ogni cosa.
Confessarsi rea o soffrire la tortura, a così diabolico dilemma piegavano non di rado uomini vigorosi; pensate dunque se poteva reggere la Maddalena sfinita dagli anni, dalla miseria e dai patimenti della prigione. La tortura era per lei il più terribile de'mali; all'incontro la parola misericordia sul labbro dei sacerdoti di Cristo era il più dolce dei beni. E fidente in quella evangelica parola, compiacque la innocente alla barbarie degl' inquisitori, e si disse rea dei malefizi tutti di che l'accusavano, però non senza contraddirsi, nell'assegnare il tempo, le persone e i luoghi: il che ad intemerati giudici sarebbe bastato a dare indizio che le risposte di lei non erano tanto effetto della reità, quanto della forza che le facevano. Nè soltanto disse vere le accuse, ma dimandata se di altri delitti si sentisse colpevole, la infelice narrò come spesso in compagnia di altre streghe, che tutte nomini, si recasse di notte tempo al Rigoletto, ossia al concilio dei diavoli, in una selva del Minareto, o Molaretto. Narrò che al Rigoletto si andava per aria a cavalcione di un bastoncino unto di un misterioso unguento, e che il bastoncino e l'unguento erano a lor dati dal diavolo. Narrò,che, calpestato il crocifisso,fu quivi costretta a rinnegare il battesimo e la fede cristiana, la prima volta che andò al Rigoletto; e descrisse i balli, i giuochi e le oscene tresche a cui streghe e diavoli si abbandonavano, intantochè un di costoro, seduto sur un tronco di albero, batteva un tamburo, facendo to, to, io.... Insomma ripetè le tante storielle di fattucchierie udite sui monti sino dall'infanzia, e se ne dichiarò rea: e a così assurde e fanciullesche confessioni mostravano di aggiustar fede uomini che dicevansi luce del mondo, ministri della giustizia e sostenitori della religione. Indi ad un mese la Maddalena Rumiana veniva condannata al carcere perpetuo. Questa fu la misericordia dei padri inquisitori »
Rimasi sbalordito a tale racconto, comechè la istoria dell'Inquisizione sia ricca di simili e peggiori, ed io ne abbia uditi assai in Sicilia. Chiesi a Norberto Rosa donde avesse tratte le notizie del suo racconto, ed egli mi rispose, possedere l'originale processo, che, incominciato nel principio del milleseicento,durò due anni. Tornati a Susa, volli vedere questo curioso processo, e Norberto Rosa mi presentò uno scartafaccio roso dalle tarme, ingiallito dal tempo, scritto in caratteri semigotici, in un gergo curialesco, tra il latino e l'italiano. — Eccolo, mi disse con incisiva ironia, il glorioso monumento della civiltà degli avi!...

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