lunedì 26 dicembre 2011

Juve-Toro:4 a 3: 27 ottobre 1958

Quel giorno fui accompagnato allo stadio da un amico di mia sorella. Si chiamava Alfredo e abitava anche lui sul corso nella casa di fianco alla nostra. Venne a prendermi nel primo pomeriggio, saltai giù in strada dalla finestra del piano terreno eccitato e intimorito. Era la mia prima partita allo stadio e per di più era il derby... Fui introdotto sulle gradinate della curva passando nascosto sotto il lungo cappotto in loden di Alfredo. La ressa ai cancelli era indescrivibile e non ebbi neanche il tempo di avere paura per il sotterfugio. La partita finì con la sconfitta del Torino che era la mia squadra del cuore. Ma la novità e la felicità di essere stato in quell'immenso catino strabordante di folla urlante mi accompagnò per anni, anche quando di li a poco cominciai a disinteressarmi del calcio e delle sue vicende.


STAMPA SERA Lunedi 27 Martedì 28 Ottobre 1958 Anno XII - Numero 255

Emozionante vittoria della Juventus sul Torino Incontro superiore a tutte le aspettative Cinquantamila spettatori per un magnifico «derby»

Una partita superiore a tutte le aspettative, in quasi ogni senso del termine: come spirito combattivo e come senso agonistico, come quantità di reti sognate, come spettacolo in sé, perfin come quantità di spettatori accorsi al richiamo. Solo in quanto a qualità intrinseca tecnica del giuoco, l'avvenimento non ha raggiunto la levatura che si sarebbe desiderato, ma la cosa è comprensibile: considerato il momento in cui viviamo, non bisogna chiedere troppo, occorre accontentarsi di quello che si ha. Il quadro dell'ambiente innanzi tutto. V'erano, grosso modo, cinquantamila persone sul campo. Recinto quasi completo. Il che, per una giornata, di sciopero dei mezzi di trasporto urbani, costituisce una grossa cifra: una cifra che depone a favore della popolarità del giuoco. Stendardi dei colori delle due parti in causa sugli spalti, entusiasmo, che laggiù, su una delle curve superò ad un dato punto i limiti del lecito, dando luogo ad un pugilato che ruppe i connotati a qualcuno. Questo... inconveniente a parte, una cornice da grande avvenimento. Lato spettacolare. Erano in molti quelli che ritenevano di dover assistere ad un monologo: un monologo recitato dalla parte in causa che sta più in alto, mentre l'altra avrebbe subito la lesione in tono umile e compunto. Quest'altra parte invece, non appena si avvide che, nelle circostanze, esisteva la possibilità di dire una parola sua, alzò la testa, sfoderò una combattività di cui nessuno sospettava la capacità, risalì ripetutamente lo svantaggio che la separava dall'avversario e terminò sfiorando il pareggio. E la lotta, che non ci doveva essere, ci fu, e gli scambi assunsero ad un determinato momento, particolarmente nel secondo tempo di mano in mano che ci si avvicinava alla fine, quel tono di incertezza che piace al pubblico, perché, dando adito a tutte le possibilità, fa trattenere il respiro nei riguardi dell'esito finale. Il numero delle reti. Elevato. Sette: quattro per chi ha vinto, tre per chi ha perso. Anche questo piace al pubblico che paga: i molti palloni in rete rappresentano come il raggiungimento del traguardo per cui si va in campo. Sette reti, comunque, sono molte, e non depongono mai troppo a favore delle difese che, da una parte o dall'altra, le hanno subite. Effettivamente nella maggioranza di esse, se non proprio nella totalità, un elemento di errore di qualcuno dei difensori, di qua o di là, esistette ed ebbe un valore determinante. Nella prima, quella che, a favore dei bianconeri, aprì la lunga serie, il portiere dei granata si fece cogliere qualche metro davanti alla linea della sua porta da un pallonetto deviato dalla testa da Sivori, che, nella sua traiettoria discendente, lo scavalcò alle spalle. Il secondo successo dei granata fu addirittura una autorete juventino, che la palla, proveniente da un forte tiro di Virgili, picchiò nelle gambe del terzino Boldi e schizzò irresistibilmente oltre la linea della porta. E, per l'ultimo punto della giornata, quello che portò il risultato al quattro a tre, il forte tiro trasversale e da lontano eseguito da Mazzero, trovò Mattrel fermo, sorpreso ed incantato, come legato stranamente al terreno. In ogni rete che si segna in un incontro, il principio di un errore, da parte di chi dovrebbe impedirlo, teoricamente esiste sempre. Altrimenti, se esistesse veramente quella perfezione di cui così sovente ed abusivamente si parla, di palloni che battono un portiere non se ne vedrebbero mai. Questa volta gli errori degli uomini chiamati da una parte e dall'altra a difendere, sono stati più vistosi e marchiani, ecco tutto. Il migliore dei sette tiri che hanno dato corpo al risultato, è stato quello partito nel secondo tempo, dal piede di Nicolè, ma anche qui il portiere già stava uscendo e nessuno degli altri difensori intervenne a bloccare la via al juventino che dalla sinistra stava convergendo verso il centro. La. prova tecnica. Non è stata grande, né da una parte né dall'altra. Esserlo proprio non poteva, dati i precedenti. L'una squadra proveniva da Roma, dove tutta una serie di infortuni l'aveva messa a terra. Possiede riserve a sufficienza per turare parecchie e svariate falle, l'undici juventino. Ma la sua formazione standard, diciamo cosi, è una: quella che non era in campo nell'occasione. Non lo si vede mai meglio di quando, come ieri, bisogna ricorrere a sostituzioni di qua e di là. Ieri, essa fornì una prova che ha messo in mostra dei pregi assieme a dei difetti. Il suo periodo migliore lo lui avuto nel primo tempo: quello nel corso del quale ha raccolto molto di meno di quanto la sua manovra avrebbe dovuto e forse potuto raccogliere. Ha ceduto, un po' come sbandata e spaurita per quanto poteva ancora succedere, verso il termine della gara. Ha messo in luce un Boniperti dalla massa grande e dalla qualità bella del lavoro, un Sivori che ha sfoderato impegno e volenterosità, un Nicole che ha detto in termini chiari a tutti quanti che, in quella determinata posizione che è quella del centravanti, possiede qualità in pieno periodo di sviluppo. Il valore tecnico individuale dei giuocatori in maglia bianconera si è dimostrato in genere superiore alla prova tattica fatta collettivamente dalla squadra. I precedenti immediati dell'undici del Talmone-Torino erano poco meno che disastrosi. Dalla prova, fatta otto giorni or sono contro la Triestina, a quella sostenuta in questa occasione contro la Juventus, v'è tutto un balzo verso l'alto. La . squadra ha lottato, prima di tutto con abnegazione, proprio quella qualità che pareva, ultimamente, che le venisse a mancare. Ritrovò il coraggio, non appena si accorse che la giornata le poteva anche riservare delle possibilità. Ed ha saputo trasformare in una affermazione morale che non può mancare di farle del bene per l'avvenire, una prova che poteva benissimo avere il carattere di un crollo definitivo. Qualche uomo suo, come Bonifaci fra gli anziani, come Cancian fra i giovani, è emerso per la qualità oltreché per la quantità del lavoro prodotto. Di giuoco d'assieme, poco, anche o specialmente per i granata, che hanno tenuto in prima linea per la massima parte del tempo, due o tre uomini soli. Di più, dalla compagine non era possibile di attendersi in questo momento. Essa è uscita da quello che è pur sempre uno dei grandi collaudi della stagione, in modo migliore e più incoraggiante di quanto ognuno credeva. Ha trovato una strada sulla quale può e dovrebbe progredire il merito per ultimo. Il risultato è giusto. Avrebbe sorpreso il mondo sportivo, se esso fosse stato differente. Intendiamo parlare della vittoria in sé, non delle sue proporzioni. La Juventus ha indubbiamente migliori mezzi del Talmone-Torino, anche quest'anno. Essa è andata in vantaggio in inizio di partita: poi se lo è visto assottigliare, ma scomparire dalle mani mai. Se nel primo tempo avesse cincischiato meno e mirato senz'altro al largo puntéggio, non avrebbe forse corso il rischio che ha corso verso il termine. Ha vinto la squadra migliore: è uno degli aspetti favorevoli della prima partita stracittadina della stagione. Vittorio Pozzo

Tra i bianconeri ed i granata corsa ad inseguimento (4 a 3) Sivori al sesto minuto ha iniziato la serie dei goals
Nicolé, giovane grande protagonista del derby calcistico torinese, si presenta al primo minuto. Rapido scambio con Colombo, pronta corsa per smarcarsi e ricevere il passaggio: ecco il pallone che arriva. Il diciottenne sostituto di Charles tira fortissimo. A lato di poco. Dietro la torre di Maratona saettano ogni tanto, nel cielo azzurro e luminoso, le scie dei fuochi d'artificio, fatti partire da un moderno tiro a segno accampato in piazza d'armi. Sembrano quasi il simbolo della gara vivace, scoppiettante, imprevedibile nell'andamento. Difatti poco dopo la prodezza iniziale di Nicolé, Arce calcia di precisione nell'angolo alto della porta di Mattrel. Il difensore bianconero blocca. Botta e risposta tra due avversari che si studiano. Al 6' la Juventus piazza l'affondo. Muccinelli, lanciato da Fuin, dimentica il raffreddore che lo intorpidisce, parte in volata lungo la linea laterale e centra. Ganzer riesce appena a sfiorare la palla, Sivori, di testa, la colpisce con un movimento preciso e buffo nello stesso tempo, Sivori è un asso ed è anche divertente, Vieri, uscito male è preso in contropiede. La Juventus ha già firmato con un goal la sua superiorità. Virgili tenta di reagire con una puntata improvvisa, ma Mattrel non è ancora entrato nell'atmosfera del derby (vi entrerà più tardi e risulterà eccezionalmente emozionato). Questa volta para con disinvoltura. Al 20' uno spiovente perfetto di Sivori sta per battere il portiere Vieri, ma Tarabbia, retrocesso sulla linea bianca, devia di testa. La. Juventus controlla l'incontro. E’ il suo momento. Nicolé ha due occasioni da goal: le intuisce con intelligenza, precipitandosi nel corridoio apertosi tra i difensori avversari, ma poi calcia alto. Virgili risponde impegnando Mattrel. Nicolé-Virgili. Prende risalto il confronto tra due centravanti, uno giovanissimo che si affaccia di prepotenza alla ribalta del torneo; l'altro appena ventitreenne, eppure già volto all'indietro a ricordare, forse con nostalgia, il periodo d'oro in cui i tifosi dicevano: Virgili sarà forse il Nordahl italiano. I bianconeri, per ora, non pensano a paragonare il loro Nicolé a Charles. Si accontentano di sottolinearne i progressi o di osservare come il ragazzo abbia imparato dall'attaccante gallese a muoversi, a scartare l'avversarlo, a colpire di testa in un determinato modo. E' ancora Nicolé, con Boniperti e Sivori ad intessere la trama del secondo goal, ma è Stacchini a segnarlo. L'ala sinistra, servita con precisione, evita Tarabbia, e scaglia il pallone in rete. Due a zero. Ma l'incontro è tutt'altro che deciso. I granata sembrano un ciclista impegnato in un duro inseguimento. La Juventus a tratti fa venire in mente un Rivière che dopo aver raggiunto un buon vantaggio in pista sosti ai prendere un caffè... Mentre sta per scoccare il tempo, Ferrarlo sfiora il pallone con la mano. Arce tira la punizione. Mattrel non blocca. Sulla sfera si avventa Virgili: goal. La squadra bianconera deve ripartire quasi da capo, perché una rete di vantaggio è poco, dato l'andamento del gioco. Nicolé, al 2', riporta le distanze ad un margine più favorevole ai campioni. Su centro di Stacchini, il giovane attaccante si districa tra due avversari, poi calcia dal limite dell'area. Vieri non può opporsi e la Juventus va sul 3-1. La corsa ad inseguimento non per questo è finita. Corradi, per eccesso di sicurezza, vuole scartare con eleganza Virgili. Finisce Invece per lasciarsi anticipare. Il centravanti granata, fulmineo, spara verso il bersaglio. Poiché certe azioni hanno il destino segnato, la palla schizza sul montante, rimbalza sulle gambe dell'accorrente Boldi e fila oltre la linea bianca, alle spalle di Mattrel. Così al terzino sinistro bianconero viene assegnato un autogoal che, se mal, dovrebbe venire addebitato a Corradi (ma soprattutto alla prontezza di Virgili nello sfruttare l’occasione). Per ritornare a due lunghezze di vantaggio i campioni impiegano sei minuti. Al 17' Stacchini traversa da sinistra a destra in direzione di Nicolé smarcato. Il centravanti tira sul montante e Sivori riprende e mette a segno. Le squadre appaiono ora un po' stanche ma il Torino lotta con stupendo slancio agonistico. Mazzero, arretrato, lavora molto, Piaceri e Virgili sono minacciosi. Armano corre in difesa e all'attacco. Arce infine si accorge che Mattrel soffre il sole negli occhi e cerca il goal da distante. Un suo tiro finisce a lato, un altro viene fermato in due tempi. Si fa avanti allora, Mazzero, finito occasionalmente all'ala destra. Dall'angolo estremo dell'area egli fa partire un pallone colpito di striscio (con lo zombo dicono i ragazzini che giocano al calcio suì prati della periferia). La palla ruota velocemente, passa lontano dalle mani di Mattrel poi piega a destra e si adagia in rete. La serie dei goal questa volta è davvero finita. La difesa della Juventus, con maggior o minor sicurezza, si salva in un paio di occasioni, e Stacchini porta in area granata l'ultimo attacco di alleggerimento. Il derby termina sul 4-3. Un punteggio insolito. Un punteggio, in definitiva, prezioso per la Juventus che può rimanere alle calcagna della Fiorentina, pur essendo scesa in campo senza Garzena, Emoli, Montico e Charles, Un punteggio che, nello stesso tempo, riesce incoraggiante per il Torino. I granata, con sei giovani in squadra, temevano il crollo. Invece contro i campioni non hanno sfigurato Paolo Bertoldi

La più bella partita del giovane Nicolè

Favorita da una stupenda giornata di sole, gran folla si è recata allo stadio. C'era lo sciopero dei tram, ma l'afflusso degli sportivi al campo di calcio è stato egualmente notevole. Circa 50 mila persone hanno preso posto nelle tribune e sulle gradinate. Di tanto in tanto, sul fitto brusio della massa in attesa, si levava un suono acuto di clacson. Due note sole, chiarissime, rimbombavano sull'anfiteatro e facevano azzittire tutti quanti, Era l'ultima trovata di un gruppo di appassionati. Una batterla d'automobile collegata con due trombe per autovettura. Il tutto racchiuso In elegante cofanetto di legno. L'apparecchio ha funzionato (a tratti, naturalmente) per sottolineare le azioni di attacco del Talmone-Torino. Ha fatto squillare la sua voce, altissima, tre volte: una per ogni rete granata. Poi, a gara ultimata, ha salutato l'uscita dal campo dei giocatori delle due compagini rivali. Visita agli spogliatoi. In quello granata c'è un'atmosfera tranquilla, quasi serena. I ragazzi di Allasio sanno di aver compiuto il loro dovere. Hanno tenuto testa alla squadra Campione d'Italia; senza ricorrere a mezzi poco ortodossi hanno mantenuto in equilibrio Instabile le sorti della contesa fino allo scadere dei 90' Bearzot non vuole accettare i complimenti che gli vengono rivolti per la sua tenacissima partita. «Dovevo tenere Sivori, dice il mediano granata, ed in coscienza mi pare di aver assolto il mio lavoro. Tuttavia Omar è riuscito a segnare due volte. Credo però sia più merito suo che demerito mio, Ganzer commenta con poche parole. «Avrebbero potuto imporsi i bianconeri con uno scarto maggiore ma, a nostra volta, avremmo anche potuto raggiungere il pareggio. Penso che il pubblico non si sia annoiato, stavolta. E nessuno ci accuserà di non esserci prodigati. «Il suo parere su Nicolé?». «L'ho già espresso alla vigilia dell'incontro. Il ragazzo ha confermato le mie parole con i fatti. Ha condotto una gara autoritaria, disinvolta. Si è mostrato sicuro, possente, calmissimo. E ripeto, è un grande giocatore. Virgili ha messo a segno la sua seconda rete in maglia granata. E' soddisfatto della sua partita. Quando si accinge ad uscire dallo spogliatoio è preso d'assalto da un centinaio di sostenitori. Qualcuno vuole portarlo in trionfo. L'ex fiorentino si schermisce e mormora a bassa voce: «Strano mondo quello del calcio: domenica scorsa mi fischiavano, oggi esagerano addirittura negli applausi». Armano non si smentisce. E' il filosofo della compagnia. Si, forse abbiamo disputato un bell'incontro. Ma, francamente, avrei preferito un pareggio ed un gioco peggiore. La gente dimentica quello che ha visto sul campo poco tempo prima e tiene d'occhio solo la classifica. Il bel gioco passa e va, i punti restano». Il presidente della Juventus Umberto Agnelli, giunto all'ultimo momento a Torino, è abbastanza contento dell'esito della partita. «Abbiamo vinto ancora un altro derby e questo conta». Tutti si congratulano con Nicolé. Sono felice, riesce a dire il giovane padovano, è stata forse la mia partita più bella. Sono davvero tanto, tanto felice. Al 124° confronto Juventus-Torino ha assistito Biancone, osservatore speciale della F.I.G.C. Ecco le sue impressioni sul match. Una gara come era logico attendersi. Emozionante, incerta, strana. Come tutti i derby che si giocano nel mondo. Ho avuto un'inattesa, piacevolissima sorpresa: quella che mi ha fornito Nicolé. Il centroavanti juventino mi è parso in grandissima forma, completo sotto ogni aspetto. E' stato veramente bravo. Queste stesse cose Biancone le ha probabilmente ripetute a Gipo Viani e a Pino Mocchetti, quando i due tecnici azzurri sono arrivati in serata a Torino. Viani era reduce da Genova, dove aveva assistito a Sampdoria Fiorentina; Mocchetti, arrivava da Milano dopo aver visionato Inter Roma. I tre selezionatori si sono incontrati in un grande albergo nei pressi di Porta Nuova, ed hanno immediatamente avuto un lungo colloquio. Intervistati dopo cena hanno risposto così: «Novità in vista per la gara di Parigi?». « Pobabilmente, è Viani che parla, ma fino a domani non se ne potrà accennare». «Gli atleti osservati a Genova, signor Viani, si sono comportati secondo le sue previsioni?» «Direi che taluni sono andati al di là delle mie speranze». «Dopo quanto le avrà riferito il comm. Biancone, ritiene possibile l'inclusione di Nicolé nella formazione per Parigi? » «E' ancora presto per affermarlo. «Lo smentisce, allora?» «No». g. bar.


JUVENTUS: Mattrel; Corradi, Boldi; Fuin, Ferrario, Colombo; Muccinelli, Boniperti, Nicolé, Sivori, Stacchini.
TAL.MONE TORINO: Vieri; Tarabbia, Cancian; Bearzot, Ganzer, Bonifaci; Piaceri, Armano, Virgili, Arce. Mazzero.
Arbitro: Orlandini di Roma. Spettatori 60 mila.
Reti: Sivori (J.) al 6'. Stacchini (J.) 39', Virgili (T.) 45' del primo tempo; Nicole (J.) 2", Boldi (J.) autogoal 11', Sivori (J.) 17’, Mazzero (T.) 27'.

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