venerdì 30 dicembre 2011

La vaccinazione antivaiolosa ai tempi di Voltaire

Nell'undicesima delle sue Lettere filosofiche, Voltaire prende posizione a favore della vaccinazione antivaiolosa allora, nella sua pratica sporadica, chiamata  inoculazione. La notizia che in Inghilterra Lady Wortley-Montagu aveva praticato l'inoculo del vaiolo ai figli al ritorno da un soggiorno a Costantinopoli dove suo marito era ambasciatore, aveva creato in Francia grande scalpore. La regina Anna a sua volta, dopo una prudente prova su quattro condannati al patibolo, aveva seguito l'esempio dando inizio alla prevenzione della malattia almeno nell'alta aristocrazia del paese. Voltaire dunque si chiede: se un tale provvedimento fosse stato attuato in Francia non si sarebbero  risparmiate tante illustri vite? E cita il Duca di Villequier, morto nel fiore degli anni, il principe di Soubise morto a 25 anni, il nonno di Luigi XV assieme ad altre ventimila persone decedute a Parigi nell'epidemia del 1723. "Come! -esclama- I francesi non amano la vita? Le loro donne non si preoccupano della loro bellezza (il vaiolo lascia in chi sopravvive, segni indelebili sulla pelle soprattutto sul viso...)?" All'inizio della lettera Voltaire ricorda le origini di questa pratica inoculativa. Le madri circasse- scrive - hanno in gran conto  la salute delle loro figlie per due motivi principali: l'amore in sè e l'interesse. Quest'ultimo deriva dal fatto che essendo il popolo circasso abitualmente molto povero, trova un valido motivo di sussitenza nell'allevare al meglio la prole femminile. Le giovani fanciulle infatti, educate con sapienza negli anni alle arti della lascivia, costituiscono una preziosa fonte di guadagno allorchè vengono vendute agli harem persiani e turchi. E' immaginabile la rovina che deriva dalla morte o dal deturpamento estetico, spesso per malattie come il vaiolo, di un bene così prezioso. La tradizione circassa ha da tempo immemorabile introdotto l'inoculazione del vaiolo negli infanti anche molto piccoli, addirittura di 6 mesi (sottolinea Voltaire) per prevenire la terribile malattia. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti: nessuna fanciulla così trattata sviluppa la malattia. Molto cinicamente il nostro filosofo conclude che un popolo da sempre dedito al commercio (i Circassi) ben salvaguarda il proprio interesse e nulla risparmia per ottenere ciò che abbisogna al commercio stesso. Negli anni, questo primo rudimento della vaccinazione che solo a fine 700 troverà regole precise, fu adottata dai Turchi, popolo "sensato". Alla fine della lettera Voltaire cita ancora i Cinesi da cent'anni anche loro dediti alla vaccinazione pur in modo differente. In Cina non si pratica l'inoculo ma si fa inspirare attraverso il naso la polvere essicata ottenuta da pustole infette.
Dunque la lungimiranza di Voltaire aveva visto giusto al di là delle rivalità e delle inutili polemiche tra nazioni. Trionfo dell'intelligenza e dell'età dei Lumi.... 

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